L’altra Cop, 21 paesi mediterranei in Slovenia per salvare il mare nostrum

L'evento del programma dell'Onu per l’Ambiente si è svolto a Portorose, in Slovenia. La Dichiarazione scaturita dal summit conferma inoltre l’importanza delle Aree Marine Protette, che dovranno raggiungere il 30% entro il 2030

Di Marevivo
19 Dicembre 2023

Si è da poco conclusa la ventitreesima riunione delle Parti contraenti della Convenzione di Barcellona Cop23, evento del programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente che si è svolto a Portorose, in Slovenia, al quale hanno partecipato 21 Paesi dell’area mediterranea e l’Unione Europea. Un appuntamento dedicato totalmente al monitoraggio, alla tutela e allo sviluppo sostenibile del Mare Nostrum e delle sue coste, al quale Marevivo non poteva mancare.

L’evento è partito con entusiasmo e fiducia determinati da quella che sembra essere la base solida dell’intera Cop23: il senso di comunità e coesione delle parti, unite da intenti comuni nell’individuazione delle tappe su cui proseguire e intensificare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi prefissati del biennio a venire. Ambiziosi sì, ma non impossibili se affrontati insieme.

Consci delle differenti possibilità di ogni Paese, nessuno verrà lasciato indietro dalla “famiglia del Mediterraneo” che si è scoperta forte, coesa e solidale, perché animata dallo stesso cuore: il Mare Nostrum, il grande mare comune per il quale dobbiamo trovare nuove cure condivise mettendo la Natura al centro dell’attenzione, adottando la Scienza come fondamento di azione e includendo i giovani nel dibattito, come importanti risolutori e alleati nell’unica guerra che dovremmo combattere e da cui usciremmo tutti vincitori, quella per la salvaguardia del Pianeta.

“La transizione verde nel Mediterraneo: dalle decisioni all’azione” è l’eco che riecheggia fra i partecipanti, l’obiettivo che si ripropone questa Cop e che, nel prossimo biennio, dovrà trovare riscontro perché, mai come oggi, l’azione diviene necessità. I traguardi imposti sono volutamente tutt’altro che modesti. Infatti, soltanto promuovendo iniziative finalizzate alla protezione degli ecosistemi possiamo fronteggiare la triplice sfida globale del nostro tempo: crisi climatica, perdita della biodiversità e inquinamento.

Vista la crescente preoccupazione per gli effetti negativi dei cambiamenti climatici sulla salute umana, l’aumento delle temperature, la perdita di biodiversità e, in generale, il degrado che affligge gli equilibri del mondo sommerso e costiero, l’adozione di norme per rafforzare la resilienza agli effetti del cambiamento climatico – e raggiungere una transizione economica verde e sostenibile – è assolutamente inevitabile e richiede che tutti gli attori si mobilitino velocemente per garantire la qualità della vita marina e delle regioni mediterranee.

Partendo dal presupposto che è indispensabile raggiungere il giusto equilibrio tra economia ed ecologia, e che quindi lo sviluppo della Blue Economy non dev’essere portato avanti a discapito della natura, nella Dichiarazione Ministeriale di Portorose, le parti confermano il ruolo cruciale di esperti del clima e scienziati nella lotta alla triplice sfida che affligge l’umanità e si impegnano rafforzare le competenze e le conoscenze scientifiche delle nuove generazioni, partendo dall’istruzione e coinvolgendo i giovani nei processi decisionali.

La Dichiarazione conferma inoltre l’importanza delle Aree Marine Protette, che dovranno raggiungere una superficie del 30% entro il 2030; lo stesso vale per le zone costiere toccate dall’erosione, dove le comunità si trovano già ad affrontare i rischi causati dal cambiamento climatico. Nel contrasto all’inquinamento atmosferico anche il settore nautico dei trasporti dovrà fare la sua parte, accelerando il processo di decarbonizzazione, e subirà controlli delle emissioni di gas a effetto serra per raggiungere lo zero netto entro il 2050. A tal fine, le incentivate piantumazioni di Posidonia oceanica avranno un ruolo importante, così come la riduzione concreta e sicura delle sostanze chimiche e dei rifiuti plastici entro il 2030, valutando il ciclo di vita di questi ultimi, con approcci di economia circolare.

Anche in termini di conservazione delle specie si fanno passi avanti, con l’estensione della protezione ad altre sei specie marine, fra squali e razze; migliorano le cooperazioni per proteggere delfini, balene e specie endemiche contro vari tipi di inquinamento antropico, viene ripristinata la Pinna nobilis, si contrastano le specie aliene presenti nelle acque di zavorra tramite appositi controlli mirati.

A riprova del buon lavoro svolto e delle ottime sinergie createsi, è nato in questa sede specifica il Centro dei Cambiamenti Climatici con sede ad Istanbul, dedito al monitoraggio degli effetti del cambiamento climatico sul bacino del Mediterraneo. Il nostro paese fa la sua parte raggiungendo il primo e il terzo posto con Genova e La Spezia al premio Istanbul Environmentally Friendly City Award, istituito dalla Convenzione di Barcellona per la città più sensibile all’ambiente capace di mettere in atto politiche di sviluppo sostenibile e promuoverle.

Durante la Cop23, Marevivo ha sottoscritto la Dichiarazione MIO-ESCDE, sostenendo la missione volta alla protezione dell’ambiente naturale, del patrimonio culturale e alla promozione dello sviluppo sostenibile per un Mediterraneo di pace, rispettoso dei diritti naturali, umani e dell’inclusione intergenerazionale e di genere, in collaborazione con governi, organizzazioni internazionali e altri partner focalizzati nella creazione di sinergie capaci di rafforzare la partecipazione pubblica degli stati membri.

Marevivo ribadisce a gran voce la volontà di entrare a far parte della Federazione e la piena disponibilità nel prendere parte al processo attuativo e decisionale, mettendo a disposizione tutte le sue risorse, capacità e conoscenze: affinché l’incredibile bellezza del nostro Mare, e dei Paesi che da essi ne traggono vita, non rimanga soltanto un ricordo, è ora che le parole diventino fatti!

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