Il Fatto di domani. La “fame” della destra per le poltrone si sazia a colpi di decreto. Tridico (Inps) parla al Fatto

Di FQ Extra
5 Maggio 2023

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L’IDEA DI POTERE DELLA DESTRA: UNA SPARTIZIONE A COLPI DI DECRETO. TRIDICO PARLA AL FATTO. L’egemonia culturale richiede tempo, la lottizzazione invece si può fare a passo di carica, soprattutto quando puoi agire a colpi di decreto. È quello che il governo Meloni ha fatto con il Consiglio dei ministri di ieri, approvando due norme per sostituire i vertici non solo della Rai, come avevamo anticipato, ma anche dei due enti previdenziali Inps e Inail. Come hanno scritto Carlo Di Foggia e Gianluca Roselli sul Fatto di oggi, il decreto partorito ieri ha pochi precedenti e sembra farsi beffe dei richiami del Quirinale, che a febbraio, promulgando il Milleproroghe, aveva chiesto di farla finita con i “decreti omnibus” che snaturano il senso dell’istituto (basato su necessità e urgenza). Il “cavillo” per cacciare Fuortes, l’imposizione del pensionamento obbligatorio oltre i 70 anni per i direttori delle fondazioni, si è parlato così tanto che il testo che lo contiene è stato ribattezzato “decreto Fuortes”. Inattesa invece la cacciata seduta stante di Pasquale Tridico (all’Inps) e Franco Bettoni (Inail), entrambi al loro posto dal 2019. Sul Fatto di domani affronteremo i profili critici di questa scelta, dal punto di vista politico e costituzionale: la sensazione è che il governo si sia fatto prendere la mano per la sete di poltrone. Sentiremo anche il punto di vista di Pasquale Tridico e vedremo che con il trucchetto per rimuovere Fuortes molte fondazioni lirico-sinfoniche rischiano di perdere i loro sovrintendenti (ultrasessantenni) da qui a poche settimane.


RDC, OLTRE AL DANNO LA BEFFA: DUBBI DI COSTITUZIONALITÀ. Dopo aver rimosso il reddito di cittadinanza, Meloni ha messo alla porta il manager di Stato che aveva contribuito a costruirlo, Tridico. Ma nel decreto oltre al danno inflitto ai poveri, c’è la beffa della discriminazione di età, cosa che solleva più di un dubbio sulla costituzionalità della norma che falcidia il Reddito di cittadinanza. Un dubbio che si pone il giornale dei vescovi, Avvenire, da sempre vicino alle tutele della povertà, e ripreso da Beppe Grillo sul suo blog. La questione è chi stabilisce se una persona è occupabile. Prima erano i i servizi sociali e i Centri per l’impiego, ora con la “riforma” Meloni è solo una questione di età: se una persona ha 25 anni e vive con il padre di 60 non è occupabile e prende il sussidio; invece se ha 25 anni e il genitore ne ha 59 anni diventa occupabile e perde l’assegno. Infatti per avere il nuovo assegno di inclusione non basterà più un basso reddito Isee ma bisognerà avere anche carichi familiari o troppo giovani di età (sotto i 18 anni) o troppo vecchi (sopra i 60). Una discriminazione squisitamente anagrafica che solleva più di un dubbio di costituzionalità. Sul tema oggi è intervenuto di nuovo Conte: il governo “ha fatto miseramente cassa sulle spalle di chi è in povertà assoluta”. Sul Fatto di domani ci occuperemo anche di un altro “regalo” fatto ai lavoratori dalla Meloni e contenuto nel decreto approvato il 1° maggio e pubblicato oggi in Gazzetta ufficiale.


IL CANTIERE DELLE RIFORME BIPARTISAN… DA MEZZA GIORNATA. Mentre va avanti con la spartizione dei posti di potere, Meloni si mostra attenta alla cortesia istituzionale. Martedì prossimo ha convocato alla Camera i leader dei partiti di opposizione per discutere di riforme costituzionali. Con lei ci sarà la ministra Maria Elisabetta Alberti Casellati. Un’ora a testa, dalle 12.30 alle 18, quando ultima sarà ricevuta Elly Schlein, nel il primo faccia a faccia con Meloni. L’obiettivo del tavolo è accelerare sul progetto di riforma costituzionale in senso presidenziale, su cui i partiti di maggioranza hanno puntato molto durante la campagna elettorale. La premier punta proprio sui dem per avviare un percorso condiviso sulle riforme, ma mentre Azione e Italia Viva hanno già dato disponibilità a ragionare sull’elezione diretta del premier, il Pd è contrario, come anche all’elezione diretta del Capo dello Stato. E poi il tempo è tiranno e lo spazio del dialogo sarà compartimentato: solo un pomeriggio, subito dopo Meloni partirà infatti per una due giorni a Praga dove incontrerà il presidente ceco Petr Fiala. Sul Fatto di domani vedremo il poco che c’è da aspettarsi da questo giro di tavolo.


“VIA DA BAKHMUT IL 10 MAGGIO”: WAGNER ALZA LA POSTA NEL CONFLITTO DI POTERE CON MOSCA. DA AOSTA A MESSINA, DOMENICA LA STAFFETTA DELLA PACE. C’è ancora Bakhmut al centro delle notizie dal campo di battaglia ucraino. Il capo della Wagner Evgenij Prigozhin ha minacciato di ritirarsi dal fronte il 10 maggio, ovvero un giorno dopo le celebrazioni a Mosca della vittoria sul nazismo nella Seconda Guerra mondiale. L’ex “chef di Putin”, che si fa riprendere in un video mentre impreca vicino ai cadaveri di mercenari morti. In un secondo video Prigozhin spiega che il motivo è la carenza di munizioni, -70% del richiesto, numero che appare molto difficile da colmare in pochi giorni. Poi accusa lo Stato maggiore russo di essere responsabile di decine di migliaia di morti e mette in discussione l’utilità di continuare a perdere uomini per prendere una città con nessuna valenza strategica. Su questo è d’accordo con gli Stati Uniti, che hanno più volte consigliato gli ucraini di ritirarsi. La risposta di Mosca a Prigozhin non è diretta, ma il ministro della Difesa Shoigu si è fatto vedere mentre ispezionava un carico di armi pronte per essere spedite al fronte. Secondo l’intelligence Usa, citata dal Washington post, la mancanza di armi e manodopera ha costretto Putin a ridimensionare temporaneamente le sue ambizioni e a concentrarsi sul consolidamento dei territori. È notizia di oggi che i russi starebbero evacuando le città controllate vicine al fronte, forse per timore della tanto annunciata controffensiva ucraina. In Europa, l’Italia ha fatto sapere che non intende usare i fondi del Pnrr per produrre armi, come suggerito giorni fa dal commissario Ue Thierry Breton, presentando il piano Ue per le munizioni. Sul Fatto di domani leggerete anche le ultime novità sulla staffetta per l’umanità che attraverserà l’Italia questa domenica 7 maggio. Qui i dettagli.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Covid, l’Oms dichiara finita la pandemia. L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato la fine dello stato di emergenza pandemico per il virus Sars-Cov-2, dopo oltre tre anni. In Italia, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del ministero della Salute che istituisce il nuovo sistema connesso alla fase 3 dell’epidemia da Covid, in cui viene anche abrogato il criterio dei 21 indicatori. Un sistema più snello ma che demanda a una circolare ad hoc.

Migranti, tra morti e proteste a Lampedusa. Un barchino di 7 metri si è ribaltato nelle acque davanti a Lampedusa. in 46, fra cui 12 donne e 5 minori, sono stati salvati dalla motovedetta della Finanza, ma una donna della Guinea è affogata. Sul fatto di domani ci occuperemo anche della situazione drammatica dei lavoratori dell’hotspot di Lampedusa.

Giro d’Italia, con poca Italia… Il nostro Leonardo Coen presenta la gara ciclistica più importante della penisola. Il Giro parte domani con una cronometro in Abruzzo: nessuna squadra italiana è nei top team.

Carlo III, così Londra prepara l’evento. Mentre Mattarella atterra a Londra, la Capitale del Regno si prepara all’evento degli eventi: l’inconorazione di Carlo III. Evento accolto dalla stampa alternativa che ha fatto i conti in tasca a Buckingham Palace e s’interroga sulla tenuta della monarchia. Sul fatto di domani anche la strategia del futuro Re per riavvicinarsi ai giovani, sempre più indifferenti alla Monarchia.


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L’Europa vende ancora armi ai russi. Ma a sua insaputa

di Michela A. G. Iaccarino

Quel mercato è sempre nero, ma sa diventare grigio quando deve. Destinazione segreta e finale di munizioni, microchip e altri strumenti necessari che hanno permesso al sistema militare-industriale di continuare a funzionare: Mosca. Per conto della “Direzione T”, una rete di 007 russi era capace di procurarsi strumenti bellici in Europa, soprattutto in Germania e Finlandia, nonostante le sanzioni. Spie-trafficanti di strumenti tecnologici avanzati: lo ha scoperto il Financial Times. La rete “Serniya” – già accusata dal dipartimento di giustizia Usa nel dicembre 2022 di essere la longa manus dei servizi segreti russi (impegnata in “attività di altamente sensibili e classificate per conto dell’agenzia di spionaggio Fsb, inclusa la sua Direzione per l’intelligence scientifica e tecnologica, comunemente nota come Direzione T”, scrivono gli statunitensi) – ha continuato a importare tecnologia dual-use dall’Unione europea per soddisfare le richieste della struttura difensiva della Federazione. La Serniya risponde anche agli ordini di Svr, servizio di intelligence internazionale, Rostech, azienda statale impegnata nel settore difesa e tecnologia, Rosatom, agenzia atomica statale russa, e il ministero della Difesa di Mosca.

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