Il Fatto di domani. Meloni taglia ai poveri (con Mia e sfacelo Sanità) e regala ai ricchi (disonesti) col condono fiscale che torna

Di FQ EXTRA
7 Marzo 2023

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TORNA IL CONDONO PER GLI EVASORI: ECCO DOVE VANNO I SOLDI TOLTI AI POVERI. Mentre con una mano annunciava la revisione del reddito di cittadinanza (trasformato in Mia con un taglio del 30% della platea dei percettori e dell’importo dell’assegno), con l’altra il governo infilava un altro condono nelle maglie di un disegno di legge. Parliamo della legge delega di riforma del Fisco: ieri il vice ministro dell’Economia Maurizio Leo ha confermato che approderà in consiglio dei ministri entro metà marzo. La parte che è stata messa più in evidenza dalla comunicazione dell’esecutivo è la riduzione degli scaglioni Irpef da quattro a tre, accorpando le due aliquote centrali tra 15 e 50 mila euro sotto un’aliquota unica del 27% (attualmente si paga il 25% fino a 28 mila euro e il 35% fino a 50 mila). Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha parlato di “avvio di una graduale riduzione del carico fiscale”. Ma meno scaglioni significa meno progressività, quindi favorire chi è più ricco. Come per il Mia, anche in questo caso le cifre che circolano sono ancora allo stadio di ipotesi, ma la logica di fondo è chiara. C’è pure un altro elemento a confermare la sensazione: il ritorno del condono fiscale per omesso versamento e dichiarazione infedele, garantito per altro a chi ha evaso oltre i 150 mila euro. Il provvedimento era già stato previsto nella legge di Bilancio di fine anno, poi rimosso all’ultimo dopo le polemiche che aveva suscitato. Ora dovrebbe tornare sul tavolo, come vedremo sul Fatto di domani. Del resto, da qualche parte i soldi ricavati dal taglio del reddito di cittadinanza andranno spesi.


LA SANITÀ È IN COMA, MANCANO 85 MILA MEDICI E INFERMIERI. Non solo i sussidi per i poveri, anche sulla salute si è abbattuta la scure del governo. La finanziaria di Giorgia Meloni ha tagliato la spesa e il servizio nazionale langue (certo non da oggi): all’appello mancano 20 mila medici e 65 mila infermieri. Molti fuggono per lavorare all’estero, dove si guadagna di più: in media un infermiere italiano incassa 1400 euro al mese, la paga più bassa d’Europa. In Germania, Regno Unito o Svezia, lo stipendio si aggira intorno ai 2500 euro. Tra il 2010 e il 2020, in Italia sono stati chiusi 111 ospedali, 113 Pronto soccorso, e tagliati 37 mila posti letto. Dopo la pandemia, i tempi delle liste di attesa si sono allungati a dismisura. Secondo Agenas, nel 2021 gli screening (o diagnosi precoci) sono diminuite del 40% e oltre l’11% della popolazione ha rinunciato alle cure per problemi economici. A fronte di tutto questo, i privati: la presidente dell’Associazione italiana ospedalità privata ha dichiarato ancora ieri che la soluzione alle liste d’attesa sono le cliniche. Sul Fatto di domani leggerete un’intervista all’economista Clara Mattei su come la logica dell’austerità ha imperversato nella politica economica degli ultimi decenni. Già una settimana fa l’Ocse aveva raccomandato un aumento della spesa per fronteggiare le emergenze future, come la resistenza agli antibiotici. Secondo l’organismo internazionale, ciascun Paese dovrebbe incrementare il budget dell’1,4% del Pil rispetto al 2019: per l’Italia, significa 25 miliardi in più all’anno. In media, la spesa per la salute dovrebbe attestarsi al 10,1% del Pil, per l’Ocse. Nel 2021, l’Italia ha destinato il 7,6%.


NAUFRAGIO DI CUTRO, PIANTEDOSI: “NESSUN ALLARME, FALSO DARE LA COLPA AL GOVERNO. L’OPPOSIZIONE: “NON SPIEGA IL BUCO DI 7 ORE”. Il ministro dell’Interno tiene la barra dritta sulla rotta dello scaricabarile: nessuna richiesta di salvataggio da parte di Frontex, persino offensivo imputare al governo i mancati soccorsi. L’informativa di Matteo Piantedosi sul naufragio di Cutro scuote le opposizioni. Sul Fatto di domani poseremo la lente del fact checking sul discorso del ministro. Il titolare del Viminale ha ribadito la correttezza della macchina dei soccorsi e il ritardo nella richiesta di aiuto. Solo alle 4 del mattino sarebbe arrivato l’allarme, mezz’ora dopo il naufragio, quando il dramma era compiuto. “Solo ed esclusivamente se c’è la segnalazione di un’emergenza si attiva il dispositivo Sar (search and rescue, ricerca e salvataggio)”, ha dichiarato Piantedosi in Aula. “Sostenere che i soccorsi sarebbero stati condizionati o impediti dal governo è una grave falsità”, ha rincarato il ministro. La notte del 25 febbraio, la Guardia di Finanza rinunciò ai soccorsi per via del mare mosso. Per domare la mareggiata, servivano le imbarcazioni della Guardia costiera, che è intervenuta solo alle 4. Eppure Piantedosi ha difeso il ricorso alle autorità di sicurezza – come la Polizia e la Gdf – nella gestione degli sbarchi. L’epilogo è scontato: tutta colpa dei trafficanti. Il ministro si è detto “dispiaciuto” per le sue parole a caldo: “La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”, aveva dichiarato il 26 febbraio. L’opposizione ha risposto duramente, con Giuseppe Provenzano (Pd) e Vittoria Baldino (M5s), puntando il dito contro il governo e i silenzi di Giorgia Meloni. Elly Schlein ha invitato il governo a ritirare il decreto contro le Ong e chiamato in causa Matteo Salvini: “Sarebbe utile capire anche da lui cosa pensa di questa vicenda. La Guardia costiera fa capo al suo ministero”.


UCRAINA, MOSCA E KIEV PREPARATE A UNA GUERRA LUNGA. NYT: “IL NORD STREAM SABOTATO DAGLI UCRAINI”. “Smettiamo di dire che abbiamo preso Bakhmut”. L’autore di questo monito è il capo del gruppo di mercenari russi Wagner Yevgeniy Prigozhin, che continua a fare pressione su Mosca perché invii più munizioni e più supporto ai suoi uomini. Secondo il think tank americano Institute for the Study of War, i russi controllano il 40% della città, dove ci sarebbero ancora 4 mila civili non evacuati. Il governo ucraino ha approvato oggi l’evacuazione obbligatoria dei bambini dalle zone di combattimento: al momento solo Bakhmut rientra nei criteri. Le stime (non ufficiali) delle perdite militari si fanno sempre più pesanti. Lo stato maggiore delle forze armate di Kiev sostiene di aver ucciso più di mille soldati nemici nelle ultime 24 ore. Un ufficiale Nato intervistato sotto anonimato dalla Cnn valuta che il rapporto tra perdite militari nell’offensiva sia di cinque russi morti ogni ucraino, ma sottolinea che le perdite ucraine nella difesa sono comunque significative. Per il ministero della Difesa di Mosca, invece, Kiev avrebbe perso oltre 11 mila uomini a febbraio e 6000 a gennaio. Entrambi i lati del fronte sembrano accomunati dalla convinzione che la guerra sarà ancora lunga. Il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov ha dichiarato che la Russia presta grande attenzione all’iniziativa di pace portata avanti dalla Cina, ma ora non ci sarebbero “le condizioni” per il cessate il fuoco. E il governo di Kiev, più esplicito, ha rivisto al ribasso le stime di crescita del Pil (+1%, contro una stima precedente del +3,2%) perché prevede che le ostilità dureranno ancora per tutto il 2023 almeno. Sul Fatto di domani i nostri aggiornamenti. Prosegue intanto lo scontro a distanza tra Cina e Stati Uniti. C’è una nuova puntata del giallo sabotaggio del Nord Stream: il New York Times scrive che a sabotare il gasdotto lo scorso anno sia stato un gruppo filo-ucraino, ma all’insaputa di Zelensky. Washington frena: ci sono tre inchieste in corso, aspettiamo i risultati, ha detto il portavoce della sicurezza nazionale Usa John Kirby.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Scontro tra aerei a Guidonia, morti i piloti. Due ultraleggeri dell’Aeronautica impegnati in una missione di addestramento sono entrati in collisione al momento dell’atterraggio, oggi nel comune a est di Roma. I due piloti sono morti, la carcassa di uno dei due velivoli è precipitata su una auto parcheggiata a poca distanza da alcune abitazioni e l’altro mezzo è caduto su un campo. Non risultano feriti.

La Francia in piazza. Oltre 250 manifestazioni si sono tenute oggi in tutto il Paese contro la riforma delle pensioni voluta dal presidente Emmanuel Macron che prevede l’aumento a 64 anni dell’età pensionabile. Il testo di legge è in discussione in Parlamento in questi giorni. Nelle scuole ha scioperato circa il 30% degli insegnanti e protestano anche gli studenti. I sindacati parlano di “mobilitazione storica” e affermano che la partecipazione è stata del 20% più alta.

Professione poeta. Come se la passano i poeti di professione nel mondo di oggi, non solo dal punto di vista economico?


OGGI LA NEWSLETTER FATTO FOR FUTURE

L’attivista: “Io, incarcerato in Germania per una protesta pacifica”

di Elisabetta Ambrosi

“Quando mi hanno fermato e incarcerato una settimana in Germania per un’azione al museo della BMW a Monaco è stata dura, soprattutto i primi due giorni, perché eravamo isolati in celle singole senza finestre né orologio, dopo ci hanno trasferiti in un carcere vero, perché in alcuni stati tedeschi usano la detenzione preventiva come metodo per impedirti di manifestare ulteriormente. Ora siamo in attesa di processo”. Lorenzo Masini è un laureato magistrale in Biotecnologie Vegetali, ha svolto studi e tirocini in vari paesi europei. Ma è anche un attivista di Scientist Rebellion, un movimento di scienziati di varie discipline che, stanchi solo di teoria, hanno deciso di unirsi per mobilitare e sensibilizzare l’accademia sui temi della crisi climatica. Anche con azioni di disobbedienza civile nonviolente, ma plateali.

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