Il Fatto di domani. Qatargate: in Europa si arresta, in Italia la destra attacca ma vota per salvare i corrotti. Intervista a Scarpinato

Di FQ Extra
14 Dicembre 2022

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QATARGATE, 1 MLN E MEZZO TRA PANZERI E KAILI, CHE VIENE DESTITUITA DA VICEPRESIDENTE. Oggi il Parlamento europeo ha approvato la destituzione di Eva Kaili dalla carica di vicepresidente dopo l’arresto per l’inchiesta Qatargate. La polizia belga ha reso noto che nel corso delle perquisizioni nella sua abitazione e in quella di Antonio Panzeri si è trovato in totale un milione e mezzo di euro in banconote. L’eurodeputata è stata trasferita nel carcere di Haren, alla periferia di Bruxelles. Dal fronte italiano, il leader del Pd Enrico Letta prova a correre ai ripari dopo il colpo: “Quella non è la nostra Europa – ha dichiarato alla Camera – è la più lontana possibile dai nostri ideali”. E fonti del Nazareno riferiscono all’Ansa che il partito intende costituirsi parte civile in caso di processo. La novità è che sono stati posti sotto sigillo anche gli uffici dell’assistente dell’eurodeputato Pd Pietro Bartolo, che già ieri si era autosospeso dall’incarico di relatore ombra della relazione sui visti del Qatar, bloccata prima del voto perché sospetta. E anche Andrea Cozzolino – il cui assistente era Francesco Giorgi, fermato insieme alla compagna Kaili e ex collaboratore di Panzeri – ha lasciato il suo ruolo nel gruppo socialista: a destare sospetto è la sua astensione per 9 volte il 24 novembre scorso, quando al Parlamento europeo si votavano le varie mozioni alla risoluzione sulla “situazione dei diritti umani nel contesto della Coppa del mondo Fifa in Qatar”. Giorgi, anche lui agli arresti, avrebbe parlato per ore con gli inquirenti. Anche il sindacalista Luca Visentini sta collaborando con la magistratura: secondo la sua versione, la sua colpa sarebbe solo aver collaborato con la ong di Panzeri Fight impunity, senza conoscere i sospetti dei pm. Il quotidiano belga L’Echo rivela che tra i nomi fatti dai primi quattro interrogati dalla polizia c’è anche quello dell’eurodeputato Marc Tarabella, su cui si addensavano sospetti e che oggi è stato sospeso dal Partito socialista belga. L’interessato ha dichiarato di non avere “nulla da nascondere”. Sul Fatto di domani troverete un nuovo capitolo del più grande scandalo mai avvenuto nel Parlamento europeo.


CARCERE OSTATIVO, IL SALVACORROTTI DI MELONI: PARLA SCARPINATO. GIALLOROSA, ACCORDO VICINO IN LOMBARDIA. Mentre lo scandalo delle tangenti si abbatte sull’Europa, in Italia diventa più facile evitare il carcere per corrotti e corruttori. Oggi il Senato ha approvato la conversione in legge del decreto Rave, con la riforma del carcere ostativo. Chi commetterà reati contro la pubblica amministrazione (ad esempio intascando tangenti) tornerà a godere dei benefici penitenziari. Un colpo di spugna sulle legge Spazzacorrotti del 2019, la norma dell’ex ministro Alfonso Bonafede che ha messo i reati (gravi) dei colletti bianchi sullo stesso piano di mafia e terrorismo. Ora si torna al passato, col il Movimento 5 Stelle sulle barricate contro l’impunità. Sul Fatto di domani ospiteremo un’intervista al senatore pentastellato Roberto Scarpinato, ex procuratore antimafia. Intanto, Pd e Cinquestelle restano lontani sull’invio di armi a Kiev, il terreno d’incontro potrebbe essere la Lombardia. Il timbro sull’accordo giallorosa per le elezioni regionali doveva arrivare oggi, invece ci sarà da aspettare. Il candidato dem Pierfrancesco Majorino resta ottimista: “Ho apprezzato l’approccio dei 5 Stelle che ci hanno chiesto di confrontarci sui contenuti e non su altro e questo non è scontato (..) al massimo tra un paio di giorni capiremo se ci sarà l’accordo”. Al centro della discussione restano gli inceneritori obsoleti da dismettere. Ma pesa anche la diffidenza dem verso Giuseppe Conte. Per il M5s il percorso chiederà ancora un altro passaggio: il documento programmatico dovrà essere sottoposto online al voto degli iscritti in Lombardia. Sul Fatto di domani faremo il punto sulla tela giallorosa, tutta da ricucire.


CROSETTO PREPARA IL SESTO INVIO DI ARMI (SEMPRE SECRETATO). A chi contesta la “presunta postura guerrafondaia del governo”, Guido Crosetto risponde con la proroga al 31 dicembre 2023 degli aiuti militari a Kiev, appoggiato dalla premier Giorgia Meloni, che nelle sue comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo, ha definito “assai limitato” lo spazio di manovra per il cessate il fuoco. Nelle comunicazioni in aula al Senato sulla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore dell’Ucraina, il ministro della Difesa ha chiarito che “finiranno quando ci sarà un tavolo di pace” e che l’esecutivo non sta facendo altro che “ribadire” la linea di quello precedente, anche sul contenuto dei decreti sugli aiuti, che sarà secretato. Parole che fanno intravedere tensioni interne alla maggioranza quando Romeo (Lega) e Gasparri (FI) mettono in guardia dall’inviare armi senza aprire un credibile canale di compromesso e dialogo tra le parti e che riaccendono il duro scontro con Giuseppe Conte: “Questo – dice il leader del M5S, che chiedeva lo stop all’invio di armi – è sovranismo da operetta”. Il sesto decreto per l’invio di armi potrebbe arrivare sul tavolo del governo proprio all’inizio del nuovo anno.


PARIGI, LA CONFERENZA DI PACE PORTA UN MILIARDO A KIEV (MENTRE LA TREGUA SI ALLONTANA). La conferenza “Solidali con l’Ucraina” si è chiusa con la promessa di un miliardo di euro per Kiev, mentre la tregua svanisce all’orizzonte. L’Ucraina incasserà 415 milioni per il settore energetico, 25 milioni per l’acqua, 38 milioni per l’alimentazione, 17 milioni per la salute, 22 per i trasporti. La crisi umanitaria rischia di esplodere con il gelo invernale e i bombardamenti russi mirati. Macron attacca Putin per il terrore seminato tra i civili e sposa il piano in 10 punti di Zelensky. “Un’eccellente base”, ha dichiarato il capo dell’Eliseo, ricordando però che spetta a Kiev “decidere le condizioni di una pace giusta”. Proposta rispedita al mittente dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Anche oggi l’allerta aerea è scattata su tutta l’Ucraina. Lo scopo dei “terroristi di Mosca” sarebbe il black out energetico, accusa Zelensky. Secondo la Cnn, Biden avrebbe deciso di rifornire Kiev con i missili per la difesa aerea Patriot. Intanto, a Parigi, il ministro degli Esteri Antonio Tajani chiama la Cina all’appello: “Ci auguriamo che Xi Jinping spinga Putin a ritirare le sue truppe”. Il ministro annuncia la decisione di stanziare 10 milioni di euro per sostenere Kiev e candida l’Italia per la ricostruzione del Paese. Sul Fatto di domani vi racconteremo i dettagli della conferenza parigina e tutti gli scenari sul campo. Poi gireremo pagina con l’ultimo flop del consiglio Ue sul tetto al prezzo del gas. La proposta della Commissione fissa il tetto tra i 200 e i 220 euro al megawattora. Ben al di sopra della soglia odierna, intorno ai 136 euro. “La risposta Ue ai prezzi energetici è insoddisfacente e inattuabile – ha dichiarato Meloni – Siamo pronti a intervenire a livello nazionale”.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Fusione nucleare, svolta o miraggio? È una scoperta che avrà delle ripercussioni sull’industria dell’energia? E quando? Faremo queste domande a Fabrizio Consoli, esperto dell’Enea.

Ex Ilva, indagini infinite. La procura di Taranto indaga di nuovo sui controlli ambientali l’ex Ilva (reati ipotizzati: tentata concussione, falso e inquinamento ambientale). È stata notificata la proroga delle indagini a Vincenzo Campanaro (Arpa Puglia), a Francesco Astorri (firmò l’ultimo rapporto sui lavori di adeguamento in fabbrica) e a Mario Carmelo Cirillo (ex direttore Valutazione e sostenibilità ambientale Ispra).

Vanoni parla al Fatto. Il nostro Stefano Minnucci ha intervistato la cantante, Ornella Vanoni.


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