Un approccio diverso

Energia: non basta risparmiare, bisogna puntare sulle rinnovabili

In un anno, un’azione determinata del governo su fonti alternative ed efficienza avrebbe potuto consentire la sostituzione di 14,7 miliardi di metri cubi delle importazioni russe (senza ricorso a carbone), con un risparmio nella bolletta. Cassa Depositi e Prestiti, Sace e Invitalia devono diventare le Banche del clima

Di ECCO think tank
19 Settembre 2022

Gas, non basta risparmiare. Come si esce da una crisi è altrettanto importante di come la si affronta. I sostegni e le misure devono convergere su un’azione di diversificazione dal gas che renda gli sforzi di questo inverno un risultato strutturale del nostro sistema energetico per evitare nuove crisi. Lo sganciamento del prezzo delle rinnovabili da quello del gas deve essere accompagnato da un disegno di mercato funzionale a uno sviluppo del settore nelle percentuali del 70-80% del consumo al 2030, come da obiettivi nazionali. Servono riforme strutturali del superbonus/ecobonus per portare l’efficienza energetica nelle abitazioni e della strategia per la decarbonizzazione dei trasporti per un’efficacia di impatto.

Scostamento di bilancio, perché non è una soluzione

Il cap è una misura per contenere più che ridurre i prezzi. Non serve a risolvere i problemi di fondo della crisi, causata proprio dalla forte dipendenza dal gas. La politica è dovuta intervenire sulla questione energia, ma fondamentalmente la richiesta dei partiti in piena campagna elettorale è stata lo scostamento di bilancio, che equivale a dire che se il gas costa caro basta usare il debito pubblico per pagarlo. Meno chiaro è se si stia pensando alla sostenibilità della spesa pubblica, a come evitare il ripetersi della crisi attuale e alla coerenza tra la politica energetica e quella climatica, che è quella che fornisce in maniera strutturale la risposta alla crisi e alla dipendenza dalle fonti fossili. Meglio verrà costruita, meno costoso sarà il futuro mercato dell’energia

Da quando, un anno fa, i prezzi hanno cominciato ad aumentare, poco è stato fatto su efficienza, risparmio e rinnovabili. Questi elementi hanno faticato ad affermarsi sia negli scenari per affrontare l’emergenza che nelle priorità a lungo termine della politica

Nel nostro lavoro avevamo stimato come in un arco temporale di 12 mesi un’azione collettiva e determinata del governo su rinnovabili e efficienza avrebbe potuto consentire la sostituzione di 14,7 miliardi di mc delle importazioni russe (senza ricorso a carbone), con un risparmio nella bolletta energetica di circa 15 miliardi di euro ad un prezzo di 100 €/MWh, che sale a 31 miliardi di euro con un prezzo di 200 €/MWh.

Sospendere l’Ets? Sarebbe un errore

Il dibattito politico che ha accompagnato la riforma della fiscalità, necessaria per ottenere i fondi PNRR, ha totalmente omesso il tema della fiscalità energetica e ambientale, non permettendo di arrivare a una proposta su come assorbire nella fiscalità energetica gli oneri di sistema, su come bilanciare la fiscalità e gli oneri ambientali tra la tariffa elettrica e il gas, né su quale sistema di incentivi e disincentivi fondare il supporto alle politiche energetiche del paese.

Per la grande impresa, la cui fiscalità e parafiscalità incide con un peso minore in tariffa, gli spazi di intervento sono limitati e includono necessariamente il credito d’imposta. Anche in questo caso il sostegno va rafforzato con strumenti per favorire l’efficienza e la diversificazione dal gas. Le risorse del Pnrr, capitolo primo, devono primariamente essere indirizzate a obiettivi energetici di sganciamento dal gas attraverso efficienza, rinnovabili e idrogeno verde. Cassa Depositi e Prestiti, Sace e Invitalia devono diventare le Banche del clima e favorire crediti e garanzie per questi investimenti. Va quindi ripotenziato il sistema dei titoli di efficienza energetica per assicurare il proseguire degli investimenti in linea con la direttiva efficienza egli obiettivi REPowerEU, e promuovere l’audit per identificare i potenziali.

Non è invece opportuno sospendere il meccanismo dello scambio delle emissioni (Ets) che assicura, dando i segnali corretti al mercato, il discrimine tra le fonti fossili e tra queste e le rinnovabili in ragione delle emissioni di CO2 il cui impatto ha costi sociali incalcolabili. L’Ets, infatti, assicura un gettito prezioso allo Stato.

Un nuovo mercato elettrico

È importante che si esca dalla crisi con meno fonti fossili a partire dal gas, più efficienza e più rinnovabili e non con più carbone. Sganciare il prezzo delle rinnovabili dal prezzo del gas nel mercato elettrico, di cui si parla sempre più, è una misura emergenziale che deve essere fatta contestualmente a una proposta completa di riforma del mercato elettrico funzionale allo sviluppo delle rinnovabili, che come da obiettivi nazionali è previsto fornire il 70-80% di energia elettrica al 2030, e alla decarbonizzazione del settore elettrico nel 2035 come da impegno G7 e in linea con le raccomandazioni dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA). Questa include passare a contratti di lungo termine per le rinnovabili e stabilire i relativi sistemi di garanzia; la riforma del capacity market e della governance del gestore di rete; la riforma del mercato dei servizi di dispacciamento; incentivare il ruolo degli accumuli e attivare la partecipazione della domanda; impostare lo sviluppo di idrogeno verde. Questo è il cuore della risposta strutturale: un nuovo mercato elettrico.

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