Firenze

Crisi aziendali, la svolta Gkn: “Nasce la fabbrica pubblica”

In che Stato - Dopo oltre un anno di vertenza e promesse di rilancio disattese, gli operai di Campi Bisenzio si candidano a gestire l’azienda

9 Settembre 2022

“Ci dichiariamo fabbrica pubblica, socialmente integrata, difesa dal territorio, a disposizione del territorio”. È la dichiarazione con cui l’assemblea dei lavoratori Gkn ha deciso di prendere di petto lo stallo in cui versa la riconversione produttiva dello stabilimento di Campi Bisenzio, a Firenze.

Lo scorso 5 settembre si è tenuta l’ultima riunione al ministero dello Sviluppo economico incaricata di vagliare il piano di reindustrializzazione che l’imprenditore Francesco Borgomeo si era impegnato a presentare lo scorso gennaio. Solo che al tavolo tenutosi al Mise, Borgomeo si è presentato, a detta dei lavoratori, solo con alcune slide, ma soprattutto con una ipotesi di lavoro basata quasi tutta su capitale pubblico.

Su circa 54 milioni di investimenti, infatti, circa 40 vengono da fonti pubbliche: 15 milioni da Invitalia; 2 milioni dal fondo perduto per la formazione e 1,5 milioni da fondi per Ricerca e Sviluppo; 8,4 milioni da finanziamenti agevolati e 8,9 milioni da rimborso dell’Iva più 3 milioni previsti per la cassa integrazione. Il finanziamento privato è solo di 10 milioni provenienti da banche o soci e da 5 milioni di anticipi in conto capitale.

Oltre all’accusa dei lavoratori, anche la Regione Toscana aveva storto il naso: “Occorre un maggiore sforzo di chiarezza da parte della proprietà, in particolare sul ruolo delle aziende che al momento partecipano solo al consorzio e in via generale sul piano industriale”. Freddezza anche dalla Fiom-Cgil che definiva il piano “fumoso e privo di dettagli” e con critiche anche da Uilm – “piano abbastanza aleatorio” – e da Fim-Cisl: “Il percorso che l’azienda aveva presentato alla fine del 2021, nelle sue parti più importanti, non è stato realizzato”.

Da qui la mossa dell’assemblea Gkn, che ha presentato ieri un lungo documento per dire innanzitutto che “il piano di Qf non c’è”, trattandosi di “una fabbrichetta contoterzista di 340 dipendenti nel 2026 che equivale a un saldo negativo di 80 unità rispetto ai 420 iniziali”. Ma qualsiasi cosa sia Qf, “essa vive solo con i fondi pubblici. Non possiede volumi produttivi, marchi, brevetti. La fabbrica è sospesa in aria. Il bilancio 2021 non è ancora stato depositato. La controllante di Qf è la Plar. Nata nel settembre del 2021, con 60.000 euro di capitale sociale e 625 euro di utile di esercizio nel 2021, la Plar dichiara che ‘il principale rischio a cui è sottoposta la società attiene al mancato raggiungimento di un accordo per l’ingresso di un partner industriale nella Qf…’”.

“Abbiamo perso otto mesi e siamo tornati al punto di partenza”, dicono gli operai che quindi avanzano la proposta di svolta: “A fondi pubblici deve corrispondere controllo pubblico, pubblica utilità e struttura societaria differente: si devono stabilire le forme attraverso cui l’assemblea permanente, i lavoratori che vivono la fabbrica, siano parte del processo decisionale e a guardia della trasparenza”.

Da qui le proposte che nei prossimi giorni prevedono la realizzazione di un Comitato per la reindustrializzazione (di fatto previsto anche nell’accordo quadro) per valutare le proposte effettive su come rimettere in piedi la fabbrica.

La Gkn aveva avviato già un dibattito avvalendosi degli esperti dell’Università S. Anna di Pisa che oggi sono chiamati di nuovo a supporto. Soprattutto si verificheranno “tutte le possibilità di costituirsi in soggettività giuridica attraverso forme di cooperativismo e azionariato popolare, ai fini di accedere completamente alla struttura societaria”. Se non una classica autogestione, una fabbrica pubblica, di tipo nuovo, nelle forme da definire e forse inventare, ma comunque, assicura il collettivo, “con la centralità della fabbrica e del territorio”.

Da qui l’appello a formare un “comitato tecnico scientifico, di un team contabile, di un team legale” fino alla costruzione “di una società di mutuo soccorso operaio”.

Il 9 ottobre si terrà una assemblea delle aziende recuperate e poi sono confermate le scadenze di piazza: il global strike del 23 settembre, le manifestazioni di Bologna del 22 ottobre e di Napoli del 5 novembre. “C’è stata la fase dell’esplosione: della lotta contro i licenziamenti. Poi è arrivata la fase del logoramento, della resistenza. Ora arriva la fase della costruzione, del salto di qualità, dello spiccare il volo”.

E sembra una novità nel dormiente panorama della sinistra italiana.

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