Una questione di soldi

“Rompi il silenzio”, l’indagine spacca la politica romagnola

Il caso del centro antiviolenza di Rimini, finito nella bufera per delle presunte somme percepite dall'ex presidente e una socia. Il pm ha chiesto l'archiviazione a cui si sono opposte le altre lavoratrici del centro. Si attende la decisione del giudice

Di Stefano Baudino
21 Luglio 2022

La politica romagnola si spacca sull’associazione antiviolenza “Rompi il silenzio”. Giovedì scorso il Fatto ha raccontato l’esistenza di un’inchiesta della Procura di Rimini che vede indagate per truffa e concorso in truffa la ex Presidente dell’Ente Paola Gualano e la ex collaboratrice non socia Loretta Filippi, denunciate da sette ex socie con l’accusa di essersi spartite compensi non dovuti. Dopo la richiesta di archiviazione del pm dello scorso marzo e la successiva opposizione delle denuncianti, si attende il pronunciamento del gip. Nel frattempo, a Rimini è in atto un polverone che coinvolge anche le forze politiche.

Ma andiamo con ordine. Secondo l’accusa, Filippi avrebbe percepito mensilmente dal 2018 al 2021 una quota di compenso “in eccesso” per l’attività di reperibilità notturna da lei svolta, che avrebbe di volta in volta consegnato a Gualano. Quest’ultima prestava il medesimo servizio ma, rivestendo il ruolo di socia volontaria, non avrebbe potuto ottenere una retribuzione. “È falso e posso dimostrarlo – ha riferito Gualano al Resto del Carlino il 16 luglio, rispondendo alle accuse –. Sono una delle socie fondatrici di Rompi il Silenzio, e ho sempre assolto con dedizione e spirito di sacrificio alla carica di vice presidente, prima, e di presidente poi”. Eppure, come riportato in un’informativa del 7 marzo 2022, la Guardia di Finanza ha descritto uno scenario ben diverso, accertando che la Gualano, che da statuto “non poteva in alcun modo essere retribuita” per l’attività svolta, “ha percepito da Filippi Loretta la somma di euro 26.650 (euro 650,00 dall’1.1.2018 (…) al 23.5.2021 -data delle dimissioni di Gualano Paola)”.

Gualano ha inoltre dichiarato di aver deciso di dimettersi da Presidente dell’Ente poiché veniva “da un periodo difficile”, avendo lavorato “come infermiera” nei “due anni di emergenza Covid”. Tale ricostruzione sarebbe però smentita dal verbale del direttivo dell’associazione “Rompi il silenzio” del 23 maggio 2021, data delle sue dimissioni. Nel documento si legge infatti che “la consigliera V.M. (…) informa il direttivo di aver ricevuto dalla collaboratrice di Rompi il Silenzio Loretta Filippi (…) la confidenza riguardante un presunto accordo economico, avvenuto con la Presidente Paola Gualano nella gestione dell’attività di reperibilità notturna”. Di conseguenza, “dopo una approfondita valutazione della gravita di quanto riferito e considerata che a prescindere dall’accertamento relativo alla verità o meno dei fatti accaduti, la situazione verificata in seno all’associazione impedisce un clima sereno, la Presidente Paola Gualano decide di rassegnare le proprie dimissioni con effetto immediato dalla carica di Presidente e di sospendersi da socia volontaria”. Ora sarà la Giustizia ad accertare se ci sono colpevoli.

In seguito alla pubblicazione dell’articolo, l’associazione Rompi il Silenzio ha diffuso un comunicato in difesa delle indagate, le quali avrebbero “lavorato per anni e anni senza risparmiarsi e chiedere nulla”. Le scriventi dichiarano infatti di non sentirsi danneggiate da Gualano e Filippi, ma “lese da chi mette pubblicamente alla berlina, citandole per nome e cognome, due donne che hanno dedicato la loro esistenza alle altre e che di questo dovrebbero e potrebbero essere fiere, certo non provare imbarazzo o peggio, vergogna”.

Non sono mancate le reazioni della politica locale. “Sono sicuro – ha scritto su Facebook il sindaco Jamil Sadegholvaad, difendendo le indagate – che la vicenda giudiziaria troverà rapidamente una positiva conclusione per queste due straordinarie persone e volontarie che da sempre mettono enorme passione e impegno in un’attività fondamentale per i diritti delle donne”. Gli ha fatto eco la vicesindaca Chiara Bellini: “Conosco Paola abbastanza bene per dire che è una donna che ha dedicato tutta la sua vita per aiutare altre donne. Ho molta fiducia nella giustizia e stima per chi la esercita e davvero poca per chi ama far del male agli altri”. Anche Emma Petitti, presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna, sostiene l’indagata: “Conosco Paola Gualano e Rompi il silenzio Onlus, esprimo vicinanza e fiducia nella verità e giustizia”.

Di segno contrario, invece, il commento di Beatriz Colombo, coordinatrice Regionale del dipartimento Tutela vittime per Fdi: “L’ennesimo caso di ‘presunta’ mala gestione di un centro Antiviolenza nella provincia di Rimini. Troppi i centri in tutta Italia che hanno goduto dei fondi stanziati dal governo, soprattutto in periodo lockdown, che sono sotto gli occhi della magistratura. Come dipartimento tutela vittime Fdi richiediamo ancora una volta una mappatura dei centri, in modo da poterne verificarne le corrette metodologie”.

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