Il Fatto di domani. Guerra, Superbonus e inceneritore, la rabbia di Conte: “Ci vogliono fuori dal governo”. Antimafia, il Csm boccia Gratteri: “Pessimo segnale”

Di Il Fatto Quotidiano
5 Maggio 2022

LA RABBIA DI CONTE: CI VOGLIONO FUORI. L’attacco a freddo al Superbonus, il mancato coinvolgimento del Parlamento sull’invio delle armi all’Ucraina e sulla linea dell’Italia nel conflitto, poi la questione dell’inceneritore di Roma, infilato in un decreto che conteneva molte misure volute dai 5 Stelle e da cui il Movimento ha dovuto prendere le distanze. Tre indizi fanno una prova, diceva Agatha Christie, ed è per questo che oggi Giuseppe Conte è sbottato: “Inizio ad avere dubbi che ci sia qualcuno che voglia spingere il Movimento fuori dal governo”. Anche perché, avverte, “sulla norma sull’inceneritore spero non si pensi neppure lontanamente di calare la fiducia. La fiducia semmai la chiediamo noi”. Un Conte all’attacco anche sul fronte Kiev: “Dopo due mesi un premier deve andare in Parlamento a spiegare ai cittadini quali sono le posizioni che sta portando sui tavoli internazionali: quando andrà a Washington, Draghi cercherà di ascoltare Biden o anche di persuaderlo sulle sue posizioni?”. Sul Fatto di domani vi racconteremo i malumori dei 5 Stelle e anche la giornata di oggi che è uno slalom tra gli scogli, visto che sono in programma la fiducia al decreto Covid; questioni da risolvere sul ddl Concorrenza; un emendamento dei 5S sui soldi sequestrati ai Riva e che il governo vuole sottrarre alla bonifica dell’ex Ilva; in ultimo, la risoluzione Boldrini sul disarmo nucleare. Spine che mettono in allerta il Movimento, ma anche il governo Draghi, di nuovo sotto il fuoco incrociato dei partiti che lo sostengono. Una situazione che non può non riguardare anche l’alleanza giallorosa con il Pd.

STOCCATA A BIDEN: MANDA TROPPE ARMI, SGUARNISCE GLI USA. Vladimir Putin il 9 maggio non dichiarerà guerra all’Ucraina né annuncerà una mobilitazione nazionale. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmytry Peskov, in vista delle celebrazioni a Mosca della “Giornata della Vittoria” sul nazismo, bollando la questione con un “non ha senso”. Celebrazioni che potrebbero coinvolgere anche Mariupol, con una parata anche nella città martire, ancora sotto assedio. Per questo l’offensiva si sta intensificando: le truppe di Mosca sarebbero entrate nell’acciaieria dove sono rintanati i militari del battaglione Azov, mentre secondo il sindaco di Mariupol i contatti con i soldati ucraini nell’acciaieria sarebbero stati persi. Ma i russi intensificano anche i bombardamenti sugli scali ferroviari dell’Ucraina centrale e occidentale, utili per far arrivare armi all’esercito di Kiev. Tanto che Mosca avverte: se in Ucraina entrano veicoli Nato per consegnare armi saranno considerati “bersagli militari legittimi”. E sempre sul fronte guerra non è secondaria la notizia dell’elicottero russo che avrebbe violato lo spazio aereo della Finlandia. Ma sul Fatto di domani ci occuperemo anche del fronte Usa: secondo l’agenzia Ap l’invio massiccio di armi all’Ucraina sta creando preoccupazione per le scorte che potrebbero diminuire, mettendo a rischio l’impegno in altri eventuali conflitti in Corea del Nord, Iran o altre zone calde. Tanto che gli Stati Uniti hanno rinviato la consegna di una grossa commessa militare a un Paese ritenuto vicino. Sul giornale di domani leggerete anche un’ampia analisi dell’ex generale Fabio Mini.

SANZIONI SUI FOSSILI, MA CON CALMA. NELLA LISTA ANCHE IL PATRIARCA MILIARDARIO KIRILL. Nel sesto pacchetto di misure contro la Russia sono previste sanzioni anche per il Patriarca di Mosca Kirill. Un fedelissimo di Putin, il Patriarca della Chiesa Ortodossa famoso per lo scatto con l’orologio al polso da 30 mila euro e il patrimonio stimato in 4 miliardi di dollari. Ma il pacchetto di misure che doveva essere approvato oggi è slittato a domani, segno che le divisioni in seno all’Unione europea sono ancora sul tavolo: stop al petrolio in 6 mesi e a tutti i prodotti petroliferi entro fine anno. Una scadenza che fa storcere il naso a più di uno Stato, Germania in testa, ma anche all’Ungheria (vicina a Putin) che ha detto no. Mentre per altre Nazioni è stata ipotizzata una proroga. Sul giornale di domani un resoconto che ci riguarda molto da vicino.

ANTIMAFIA, IL CSM BOCCIA GRATTERI: “SEGNALE DEVASTANTE”. Il Consiglio Superiore della Magistratura si è spaccato sulla nomina del Procuratore nazionale Antimafia: Giovanni Melillo, 61 anni, di Foggia, capo di gabinetto di Andrea Orlando quando era ministro della Giustizia e oggi capo della procura di Napoli, sarà il nuovo Procuratore Antimafia. Il plenum lo ha nominato a maggioranza, con 13 voti. Ne esce sconfitto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, che era il suo diretto concorrente. Per il consigliere del Csm Sebastiano Ardita la bocciatura di Gratteri è “un segnale devastante a tutto l’apparato istituzionale e al movimento culturale antimafia”. Duro anche Nino Di Matteo. Sul Fatto di domani tutti i retroscena.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Decreto Aiuti spiegato agli italiani. A chi vanno i soldi stanziati nel decreto del governo? Sul giornale una spiegazione delle norme contenute nella misura e chi riguarderanno.

L’ex cancelliere alla corte dello Zar. Il nostro Pino Corrias fa un ritratto dell’ex cancelliere tedesco, oggi lobbista per Putin, Gerhard Schröder.

Covid. I nuovi contagi di oggi.

Il lutto. Un ritratto di Lino Capolicchio – scomparso ieri – e della generazione degli “avatiani”.


Scopri le nostre newsletter. Clicca qui
Scrivici a: newsletter@ilfattoquotidiano.it

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.