Il Fatto di domani. Il tentativo disperato dell’Onu per la pace in Ucraina affossato dagli alleati Nato. Altre armi a Kiev anche dall’Italia

Di Il Fatto Quotidiano
26 Aprile 2022

LA MISSIONE IMPOSSIBILE DI GUTERRES A MOSCA. Oggi è stato il giorno tanto atteso della visita del segretario generale dell’Onu al Cremlino. Purtroppo, però, come era facile aspettarsi, le posizioni sono rimaste distanti e Guterres è tornato a casa con parole di guerra. Partito con l’obiettivo del cessate il fuoco, ha incontrato stamattina il ministro degli Esteri russo Lavrov al quale ha chiesto una “tregua il prima possibile”. Ma in conferenza stampa ha poi spiegato di essere preoccupato per le “violazioni ripetute dei diritti umani e di crimini di guerra in Ucraina” e di aver proposto un gruppo di contatto umanitario con Mosca e Kiev per creare dei corridoi umanitari efficaci e rispettati. Richiesta rispedita al mittente da Lavrov, secondo il quale non solo “è Kiev a non volere una pace negoziata”, ma “se l’Occidente continuerà a consegnare armi difficilmente i negoziati avranno buoni esiti”. Sul punto, tanto per soffiare sul fuoco, è intervenuto anche il governo britannico, che considera “interamente legittimo” l’uso da parte ucraina di armi fornite da Londra per prendere di mira obiettivi all’interno del territorio della Russia. Frase che allontana ancor più il già difficile dialogo. Sul Fatto di domani capiremo quanto, al di là delle parole di facciata, la visita di Guterres possa servire almeno alla ripresa dei negoziati.

IN “DIFESA DELL’UCRAINA”: VERSO LA TERZA GUERRA MONDIALE. Mentre a Mosca Guterres cercava di aprire spiragli, nella base aerea di Ramstein (in Germania) si faceva di tutto per soffiare sul fuoco, il Regno Unito in particolare. L’incontro organizzato dal segretario alla Difesa Usa Austin (al quale ha partecipato anche il nostro ministro Guerini) ha messo subito le carte in tavola. I tedeschi hanno ammesso di star lavorando con gli americani nell’addestramento di truppe ucraine ai sistemi di artiglieria su suolo tedesco e di essere disponibili a consegnare i panzer Gepard: in questo modo Berlino cede alle pressioni statunitense e, soprattutto, interne. Gli inglesi hanno autorizzato l’offensiva di Kiev sul suolo russo con proprie armi. E la risposta di Mosca non si è fatta attendere: se il governo britannico considera legittimo l’uso da parte di Kiev di armi ricevute dall’Occidente, la Russia potrebbe ritenere altrettanto legittimo prendere di mira “quei Paesi che trasferiscono armi all’Ucraina”. Austin ha poi annunciato che il vertice con gli alleati diventerà “un gruppo di contatto mensile” per discutere la strategia da tenere per aiutare l’Ucraina contro l’aggressione russa. Tradotto: nel vertice di oggi, e poi in quelli a venire, si è fatta la lista della spesa, ovvero di tutte le armi che ogni Paese invia e invierà a Zelenzky. Comprese quelle italiane, che saranno messe nero su bianco da un decreto (e chissà se il Parlamento potrà metterci bocca). Sul giornale di domani, anche con l’aiuto del generale Fabio Mini, vedremo che il vero obiettivo dei Paesi Nato – Stati Uniti in testa – è foraggiare ulteriormente l’industria bellica, svuotando i magazzini e mandando quante più armi (vecchie) possibile a Kiev.

GAS E PETROLIO RUSSI, FINE DIPENDENZA MAI. Le indiscrezioni circolavano già a marzo scorso. Ma la conferma ufficiale arriva dal Commissario Ue per l’economia Paolo Gentiloni, che in un’intervista al quotidiano Il Messaggero ha affermato che il piano europeo per fare a meno del gas russo prevede una riduzione di due terzi entro la fine di quest’anno, per portarla a zero entro il 2027. Peccato che l’emancipazione sarebbe solo a metà perché continueremo a dipendere da Putin per importare il petrolio. Non solo l’impercorribile ipotesi di un embargo totale è archiviata, ma anche se Bruxelles decidesse per il phasing out o il tetto ai prezzi, uno dei grandi fornitori italiani resterebbe il Kazakistan, dove Eni e le americane Exxon e Chevron hanno grandi interessi: per arrivare qui, il petrolio kazako deve passare per forza dalla Russia attraverso l’oleodotto Ctc e, poiché il Cremlino ne detiene la quota di maggioranza, i soldi dell’Italia e di tutto l’Occidente per importare greggio andranno comunque a finire nelle tasche di Mosca. Quest’ultima oggi ha annunciato di aver sospeso le forniture di gas alla Polonia e questo ne ha fatto schizzare i prezzi sul mercato europeo. Sul Fatto di domani capiremo i dettagli della “dipendenza infinita” dell’approvvigionamento energetico occidentale dalla Russia.

TRANSNISTRIA E NUCLEARE, LA GIORNATA SUL CAMPO. Questa mattina si sarebbero registrate nuove esplosioni in Transnistria, l’enclave russa al confine con la Moldavia. “Le forze interne favorevoli alla guerra vogliono destabilizzare la situazione”, il commento della premier moldava Sandu. Le autorità di Kharkiv, invece, sostengono che i russi avrebbero creato un “campo di concentramento” nella città di Vovchansk. E sarebbero almeno nove i civili uccisi nei bombardamenti russi che hanno colpito diverse zone dell’Ucraina orientale e meridionale, secondo i rapporti delle autorità locali. Ma le notizie più preoccupanti arrivano dal fronte “nucleare”: due missili da crociera lanciati dall’esercito russo hanno volato a bassa quota sopra la centrale di Zaporizhzhia. Nel suo colloquio telefonico con il presidente turco Erdogan, Putin ha detto che Mariupol “è stata liberata”. E che Kiev dovrebbe ordinare ai “battaglioni nazionalisti asserragliati nell’acciaieria‚ di arrendersi e consegnare le armi”. Sul giornale di domani il nostro aggiornamento dal campo.


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“Lotti mi disse di essere gentile con Verdini”. L’ex ad Luigi Marroni è stato sentito in aula a Roma nel processo per gli appalti Consip. Ce ne parlerà Marco Lillo.

Coniugi Renzi, partito il processo d’appello per false fatturazioni. Si è rischiato lo stop questa mattina a Firenze, in apertura di udienza: la Corte aveva fatto sapere che il fascicolo del dibattimento non era stato trovato in cancelleria. In realtà poi si è proceduto ugualmente.

La scomparsa di Donna Assunta Almirante. Dal suo salotto sono passati tutti: ce lo “racconterà” un portfolio fotografico del nostro Umberto Pizzi.

Elon Musk, cosa c’è dietro l’acquisto di Twitter. Il miliardario naturalizzato americano ha sborsato 44 miliardi di dollari per comprare i cinguettii. Dove ha preso i soldi? E cosa vuole fare del social network?


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