Il Fatto di domani. Militari britannici a Kiev, l’ira di Mosca: “Conseguenze imprevedibili”. Così i grandi del mondo affossano la decarbonizzazione

Di Il Fatto Quotidiano
17 Aprile 2022

I BRITANNICI ADDESTRANO I SOLDATI UCRAINI, MOSCA: “CONSEGUENZE IMPREVEDIBILI”. Nel giorno in cui si contano nuovi attacchi e altri morti, si registra un incidente diplomatico che potrebbe avere pericolose ripercussioni. Con uno scoop del Times, si è saputo che le forze speciali britanniche si trovano a Kiev già da due settimane per addestrare i militari ucraini nell’impiego di alcuni tipi di armi forniti da Londra. Poco prima che il giornale battesse la notizia, quasi ne fosse a conoscenza, Putin aveva bandito dal proprio territorio il premier Boris Johnson, alcuni esponenti del suo governo e l’ex inquilina di Downing Street, Theresa May. E la tv di Stato russa ha persino innalzato il livello della tensione: “È già cominciata la terza guerra mondiale”. Sul Fatto di domani, vedremo quali sono le reali presenze militari in Ucraina. Intanto lo “zar” continua a corteggiare gli alleati: oltre a Cina e India, che sembrano avvallare i suoi propositi, Putin ha sentito il principe saudita Bin Salman, col quale s’è accordato per “un ulteriore sviluppo delle relazioni bilaterali”. Sul fronte italiano, da domani i porti saranno off limits per le navi russe.

LA PARTITA CON GLI USA, TRA ARMI E PETROLIO. In questo war game, dall’altra parte dal mondo il presidente Biden prepara altre armi e affila i coltelli, anzi i gas e gli oleodotti. Il Pentagono teme che le oltre 40mila munizioni inviate a Kiev nel nuovo pacchetto da 800 milioni di aiuti militari possano non bastare a fronteggiare gli intensi combattimenti previsti nei prossimi giorni. Ma non solo: come ha scritto il Financial Times, l’amministrazione americana sta aumentando drasticamente le tariffe per le royalties che le società devono pagare per petrolio e gas naturale estratti dalle terre federali, mentre procede su ordine del tribunale con la vendita di riserve pubbliche di combustibili fossili in nove Stati. Sul giornale di domani, vedremo che le mosse americane, così come quelle europee (Italia compresa), stanno dando un ulteriore colpo ai processi di decarbonizzazione tanto sbandierati dai leader. E che la corsa al riarmo sta danneggiando (forse definitivamente) l’immagine di quasi tutti i nostri politici.

ZELENSKY TORNA A EVOCARE IL NUCLEARE, INTANTO LA GENTE MUORE. Intervistato dalla Cnn, dal canto suo il presidente ucraino ha soffiato sul fuoco: “Siamo preoccupati dal possibile uso di armi nucleari da parte di Mosca, ed è una questione che coinvolge tutto il mondo” ha dichiarato, per poi tornare a chiedere più armi e fornire i numeri delle vittime. La distruzione totale di Mariupol, ha detto poi Zelensky, “metterà fine ai negoziati con la Russia”. La situazione sul campo continua a essere drammatica, come leggerete nel reportage sul giornale di domani: oggi una nuova allerta aerea ha costretto i cittadini di Kiev a chiudersi nei rifugi e a chi ha lasciato la capitale si è chiesto di non farvi ritorno. L’Associated Press ha diffuso un terribile bollettino: 900 civili sarebbero stati giustiziati nella regione limitrofa. Ci sarebbero vittime anche in seguito all’attacco missilistico sull’aeroporto di Oleksandria la scorsa notte. Ascolta l’audiocronaca della giornata.

COVID, IL VIRUS NON ARRETRA. I NUMERI DEI MAI VACCINATI. Con 63.815 nuovi contagi e 133 vittime, la pandemia in Italia continua a galoppare. Il tasso di positività è appena in leggero calo rispetto a ieri: 15% contro il 15,5. Rispetto a sette giorni fa, i morti sono addirittura aumentati. E mentre l’Istituto superiore di Sanità certifica il flop della vaccinazione tra i bambini (solo uno su tre, nella fascia d’età 5-11, ha ricevuto la seconda dose), sul giornale vi daremo conto di tutti quelli che non hanno fatto nemmeno una somministrazione, sia perché davvero esenti sia perché furbetti. Tra i no vax, va registrato il licenziamento per giusta causa, da parte dell’Agenzia per il lavoro portuale di Trieste, di uno dei leader delle proteste, Stefano Puzzer.


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