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Autismo, anche plastiche e inquinamento chimico fra le cause che agiscono sul Dna

L’anticipazione - Pfas, ftalati, bisfenoli: uno studio europeo, pubblicato su “Science”, ha dimostrato che i figli delle donne maggiormente esposte al mix di sostanze analizzate possono riportare problemi nel neurosviluppo

11 Marzo 2022

Le cause dell’autismo possono essere tante e si trovano dentro e fuori dal nostro organismo: certamente sono nel Dna, come dimostra la scoperta di più di un centinaio di geni legati alla malattia; ma ci sono anche nel cibo che mangiamo, nell’acqua che beviamo, negli oggetti che tocchiamo e addirittura nell’aria che respiriamo. Geni mutati, quindi, e sostanze chimiche ambientali a cui siamo continuamente esposti, come gli interferenti endocrini. A sollevare il problema, dimostrando inconfutabilmente un legame tra il mix di interferenti endocrini e un aumento del rischio di deficit neurologico nei nascituri è lo studio europeo EDC-MixRisk, guidato per l’Italia da Giuseppe Testa, professore di biologia molecolare all’Università degli Studi di Milano, direttore del Centro di Neurogenomica dello Human Technopole e group leader presso l’Istituto Europeo di Oncologia. Intervistato da FQ Millennium, il mensile diretto da Peter Gomez in edicola da domani, Testa ha descritto i risultati dello studio che ci dicono che possiamo fare molto poco, come singoli individui, per proteggere i nostri figli. È infatti impossibile per ognuno di noi mettersi al riparo da queste miscele pericolose. Sono troppe e sono troppo diffuse.

Ci sono i bisfenoli che possiamo ritrovare nelle bottiglie di succo di frutta, nei contenitori in cui conserviamo gli avanzi, negli scontrini, nelle lattine che contengono la passata di pomodoro o i legumi, nei flaconi di bagnoschiuma. Molto diffusi sono anche gli ftalati, quelle sostanze che rendono la plastica morbida, in particolare il Pvc. Li possiamo trovare nelle pellicole in cui avvolgiamo il cibo, negli imballaggi dei piatti pronti, nelle confezioni blister, nei tappi a corona. Ci sono poi i Pfas, che includono diverse sostanze dette “perfluoro alchiliche” che possiamo trovare in alcuni tessuti, nella moquette, nei mobili, nei detersivi per la pulizia di casa. La lista degli interferenti endocrini è lunghissima.

Lo studio europeo, pubblicato su Science, ha dimostrato che i figli delle donne maggiormente esposte al mix di sostanze chimiche analizzate possono riportare problemi nel neurosviluppo. Come Testa spiega a FQ Millennium, i bambini nati dalle mamme esposte ai livelli di interferenti endocrini più alti è risultato avere una probabilità di ben 3,3 volte più alta di soffrire di un problema dello sviluppo neurologico e del linguaggio, rispetto ai bambini nati da mamme che presentavano i valori più bassi di esposizione. A questo si aggiunge un dato ancora più allarmante e cioè che il 54% dei neonati studiati è entrato in contatto, attraverso la placenta della madre, con concentrazioni pericolose di interferenti endocrini. Questo ci indica per fortuna che l’esposizione in gravidanza a questa miscela di sostanze chimiche non comporta necessariamente la nascita di un bambino con un deficit neurologico, ma mostra chiaramente che molti bambini vengono esposti a livelli pericolosi di interferenti endocrini già prima di nascere.

Successivamente i ricercatori italiani hanno condotto studi sperimentali molto avanzati. “Abbiamo testato il mix di sostanze – spiega Testa – su organoidi cerebrali che riproducono aspetti essenziali del normale sviluppo del cervello. Le sostanze sotto accusa hanno mostrato di interferire con la regolazione da parte di vari ormoni, fra cui quello della tiroide, influendo così sullo sviluppo del cervello dei bambini nell’utero”. Questa quindi potrebbe essere considerata una concausa del ritardo dello sviluppo cognitivo e quindi anche una concausa dell’autismo. “Oggi i disturbi dello spettro autistico presentano una prevalenza alta”, specifica Testa. “A questo aumento ha certamente contribuito una maggiore attenzione verso la diagnosi di questi disturbi – conclude – ma è molto probabile che anche l’aumento dell’esposizione a queste miscele di sostanze chimiche, sempre più usate nei Paesi industrializzati, giochi un ruolo importante”.

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