Il reportage

Eucap in Niger: la “sicurezza” per giustificare gli sperperi

L’Unione e la missione in Sahel - 241 milioni di euro dal 2012. L’attività è parallela al piano francese Barkane: funzionari europei hanno formato 19.000 agenti per la lotta ai clan e all’immigrazione clandestina. Ma alcuni allievi hanno frequentato i corsi sei volte di fila

Di Ramdane Gidigoro
6 Dicembre 2021

Il quartier generale di Eucap Sahel Niger, a Niamey, occupa un edificio imponente vicino al ministero della Giustizia e a una manciata di chilometri dal palazzo presidenziale. Sono passati dieci anni da quando il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), la diplomazia Ue, ha istituito la missione civile per il potenziamento delle capacità delle forze di sicurezza in Niger, composta principalmente da ufficiali di polizia, con un solo e unico obiettivo: operare una riforma fondamentale delle forze interne nigerine.

Un’azione parallela alla strategia militare, sviluppata principalmente dai francesi attraverso le operazioni Serval e Barkhane. “La strategia si basa su tre punti: difesa, diplomazia, sviluppo”, osserva un consulente che lavora nella regione. Dal 2012 Eucap ha speso in Niger 241 milioni di euro. Un budget utilizzato dalle direzioni successive per acquistare attrezzature tecniche, come droni e 4X4, e per la fornitura di benzina, da destinare alle forze nigerine. I soldi sono stati spesi anche per formare le forze dell’ordine locali. Il programma Eucap propone diversi tipi di formazioni, tenute da funzionari della polizia europei: tecniche di intervento, polizia scientifica, analisi criminale, prevenzione della contraffazione di documenti, rispetto dei diritti umani. Circa cento funzionari prestano attualmente servizio nel paese, distribuiti principalmente su due siti: a Niamey, la capitale, e a Agadez, nel nord. Di recente la missione è stata prolungata di altri due anni, fino all’estate del 2022. La tabella di marcia è rimasta invariata: lotta alla criminalità organizzata, ai gruppi terroristici e all’immigrazione irregolare. Sempre di recente, è stata anche inaugurata la seconda forza di protezione delle frontiere del paese, la CMCF (Compagnia Mobile di Controllo delle Frontiere), i cui ufficiali sono stati formati da Eucap. Con sede nel sud-est del Niger, a Birni’N’Konni, la missione della CMCF è di contrastare i transiti dei migranti lungo le rotte migratorie più trafficate del continente africano. La creazione di una terza forza è stata annunciata all’inizio di luglio, per intervenire lungo il confine con il Mali. Malgrado un buon bilancio di facciata della missione, con 19.000 agenti di polizia nigerini formati, diversi osservatori europei denunciano l’opacità di Eucap in Niger, dove l’insicurezza interna continua a crescere. “La commissione è in una logica puramente contabile. È interessata solo a formare il maggior numero di agenti nigerini possibili, ma senza elaborare una strategia”, sottolinea un ex dirigente di Eucap a Niamey. “Alcuni agenti nigerini sono stati formati ben sei volte, su diverse tematiche e senza alcuna logica”, osserva Léonard Colomba-Petteng, ricercatore in Scienze politiche e specialista della regione. La missione a volte si pone degli obiettivi che sembrano non tenere affatto conto della realtà locale: “I poliziotti in Niger o in Mali vengono per esempio formati a azioni di polizia giudiziaria. Molto bene. Ma perché possano mettere in pratica le tecniche che hanno imparato, dovrebbero poter aver accesso a degli strumenti, che non sempre sono disponibili”, sottolinea un alto funzionario di polizia di stanza nel Sahel. “Dovremmo avere un’azione coordinata. A volte invece non sappiamo neanche cosa Eucap stia facendo”, continua un funzionario della delegazione dell’Unione europea in Niger, a Niamey. “Nessuno capisce veramente cosa fa Eucap. Alcune formazioni che propone sono identiche a quelle del Civipol, un organismo collegato al ministero francese degli Interni che interviene anche in Niger. Hanno anche gli stessi manuali”, aggiunge un ricercatore che lavora nel Sahel.

Le stesse critiche erano già state formulate dalla Corte dei conti europea in un rapporto presentato nel 2018. Nel documento di quarantuno pagine, i revisori criticano la mancanza di procedure di controllo nella maggior parte delle iniziative prese dalla missione europea. “Per esempio, nessuna delle missioni in Niger e Mali ha raccolto informazioni per verificare se i membri delle forze di sicurezza formati da Eucap continuavano a lavorare nello stesso settore per cui erano stati formati”, scrivono i magistrati. Questi ultimi sono anche preoccupati per come vengono spesi i fondi pubblici. Durante la loro visita ad Agadez, i magistrati hanno trovato i locali di un commissariato quasi vuoti, benché fossero stati attrezzati a spese di Eucap anni prima: “Non c’era neanche una sedia, mancava la metà dei tavoli e non sono stati trovati i computer”. Le raccomandazioni dei magistrati europei sono state riprese anche dalla Corte dei conti francese. In un rapporto del febbraio 2021, il suo presidente, Pierre Moscovici, sottolinea “le falle del monitoraggio dei militari addestrati dalle missioni EUCAP in Mali e in Niger”, mentre le spese per la difesa sono in forte aumento. Tra il 2012 e il 2018 hanno rappresentato il 60% degli 1,35 miliardi di euro investiti dalla Francia nella regione. La presenza della missione Eucap fatica a convincere anche i funzionari nigerini. “Non c’è trasparenza”, osserva un poliziotto nigerino a Agadez. “Che indicatori abbiamo per attestare il buon esito dei progetti europei? Non molti”, si preoccupa Ibrahim Yacouba, ex ministro degli Esteri, leader del Movimento patriottico per il Niger (MPN), partito di opposizione. Ad Agadez le critiche riguardano soprattutto il quartier generale di Eucap, un edificio bunker di 13 mila metri quadrati, inaugurato nel 2017, che da allora ha accolto diversi ministri e capi di Stato europei. La città di Agadez, ex crocevia per i viaggiatori che dall’Africa occidentale si dirigevano verso il Maghreb, è diventata, all’apice della crisi migratoria, l’ossessione dei decisori europei, nel tentativo di ridurre drasticamente l’arrivo dei migranti dalla Libia verso le coste italiane. Costruito a tempo di record, il nuovo quartier generale comprende anche diverse palazzine per ospitare i cinquanta funzionari che prestano servizio nella regione, nonché una piscina e un giardino. Il tutto in una città nel bel mezzo del deserto, dove l’acqua potabile scarseggia. “È come un hotel Ritz, ma circondato dalla miseria”, osserva l’ex sindaco della città, Rhissa Feltou. Protetti dietro alti muri perimetrali i funzionari, secondo Feltou, sembrano voler “proteggersi dai poveri”. Eucap Sahel Niger ha affidato l’allestimento della sua sede a una coppia di imprenditori franco-nigerini, basati nella regione da una decina di anni.

Il terreno, così come le palazzine, sono di loro proprietà. La missione affitta i luoghi a caro prezzo: più di 40.000 euro al mese, secondo le informazioni di Mediapart. Eucap ha anche finanziato i lavori di ristrutturazione. Il caso non è isolato. Tra luglio 2016 e luglio 2017, i costi di funzionamento della missione Eucap, che comprendono la manutenzione degli edifici, sono stati pari a circa 11 milioni di euro, secondo un alto funzionario europeo, ovvero poco meno della metà della dotazione totale accordata. Oltre ai costi per la sicurezza, figurano spese sorprendenti, come la manutenzione delle piscine delle case occupate dagli agenti e il pagamento degli abbonamenti alla piattaforma televisiva Canalsat. A Niamey, Eucap si avvale dei servizi di Rissa Ali Mohamed Rissa, un imprenditore locale, che possiede diverse proprietà in città. La missione affitta tre palazzine all’imprenditore, noto come il “King of the Nigerian Bus”, il tutto per 250.000 euro. Citato nell’inchiesta dei Panama Papers, che rivelò un sistema d’evasione fiscale globale, Rissa Ali Mohamed Rissa sarebbe uno dei principali sostenitori del Partito nigerino per la democrazia e il socialismo (PNDS), al potere dal 2011, la formazione del presidente del Niger Mohammed Bazoum. Per giustificare la situazione, la direzione di Eucap Sahel Niger avanza il “carattere temporaneo della missione”, che viene rinnovata “per un mandato ciclico di due anni dall’Unione europea e dal paese ospitante”. Impossibile in queste condizioni, spiegano, prevedere una sistemazione permanente.

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