Lettera da Ankara

L’incontro Erdogan-von der Leyen-Michel, la Ue fa la voce grossa ma cede sui migranti

Il portavoce dell'Unione europea ha detto che la Commissione presenterà una proposta per rinnovare il sostegno finanziario ai migranti in Turchia. La vicenda si intreccia con la questione libica e quella petrolifera.

9 Aprile 2021

Nonostante il cosiddetto scandalo del sofá che ha visto la presidente della Commissione europea, la signora Ursula von der Leyer, umiliata in quanto donna al punto da essere costretta ad assistere seduta su un divano alla discussione faccia a faccia tra il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan tenutasi ad Ankara due giorni fa, il portavoce dell’Unione europea ha detto che la Commissione presenterà una proposta per rinnovare il sostegno finanziario ai migranti in Turchia. Non che qualcuno pensasse che una offesa senza precedenti alla massima carica della Commissione in quanto ricoperta da una donna avrebbe frenato il tentativo dell’Europa di convincere Erdogan a trattenere sul suolo turco i migranti che vorrebbero venire da noi. La collaborazione turca con l’Unione Europea è infatti ritenuta fondamentale non solo nell’ambito delle migrazioni ma anche per il forte interscambio commerciale, specialmente per l’Italia, il paese della Ue che esporta di più in Turchia. Da quando Ankara ha preso il controllo della parte occidentale della Libia, la cui capitale è Tripoli, per l’Italia il rapporto con Erdogan ha dovuto e deve tenere conto delle sue mire in termini di appalti pubblici ed energetici che potrebbero danneggiare lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi e di gas da parte dell’ENI. Inoltre il Sultano detiene le chiavi degli sbarchi dei migranti provenienti da tutta l’Africa che si imbarcano dalle coste libiche per raggiungere le nostre. Sulla base di queste considerazioni che dunque consigliano alla Ue di non irritare troppo il presidente turco – che ormai spadroneggia in tutto il Mediterraneo Orientale – ecco che la Commissione Europea ha messo a punto una proposta al Consiglio (della UE) per la prosecuzione dell’erogazione del finanziamento dei rifugiati siriani in Turchia, come in Giordania e Libano e anche in altre parti della regione. Peccato che non siano stati resi noti i dettagli o, almeno, l’importo esatto del pacchetto finanziario.

Ankara ha ripetutamente espresso dure critiche per il fallimento della UE nel mantenere le sue promesse. L’UE ha concluso i contratti finali nell’ambito del pacchetto di sostegno ai rifugiati da 6 miliardi di euro (7,2 miliardi di dollari) nel dicembre 2020. Ma l’importo effettivamente speso dall’UE per le esigenze dei rifugiati siriani rimane inferiore a 4,5 miliardi di euro erogati lo scorso mese. La Turchia, vale la pena ricordarlo, ospita quasi 4 milioni di migranti.

Continua intanto il giro di vite del Sultano contro qualsiasi forma di decisione autonoma presa legittimamente dal potere legislativo e giudiziario. Il parlamento è stato di fatto ridotto a un’istituzione di pura presa in carico dei desiderata di Erdogan. L’Aula questa settimana ha approvato la prima parte del disegno di legge sulle indagini circa la sicurezza e la ricerca negli archivi della magistratura. La legislazione approvata delinea i principi di base su come i dati relativi alla sicurezza della nazione possono essere utilizzati e archiviati; sul tipo di dati e documenti che possono essere elencati negli archivi; su quali autorità possono svolgere indagini e ricerche, nonché sulle informazioni che potranno essere visionate dal comitato di valutazione. Secondo la nuova legge, sarà anche rivisto l’ambito della ricerca negli archivi della magistratura che includerà la fedina penale del soggetto indagato, se è ancora ricercato dalle forze di sicurezza, se sta subendo minacce o se sono state intraprese decisioni giudiziarie o se sono state aperte nuove indagini contro lo stesso. Va sottolineato che le indagini nell’ambito della sicurezza determineranno le relazioni del soggetto sottoposto a indagine con istituzioni di stati stranieri e organizzazioni terroristiche e saranno condotte dalla National Intelligence Organization (MIT) e dalla polizia.

Erdogan alla fine è riuscito a blindare del tutto i tre poteri indipendenti degli Stati di diritto dai quali la Turchia è ormai lontana vista la deriva dispotica del presidente della Repubblica che durante la settimana ha fatto arrestare 10 ammiragli in pensione. Gli ex alti ufficiali della Marina sono stati giudicati come “sovvertitori dell’ordine costituzionale” per aver scritto una lettera aperta critica, firmata da altri 100 graduati, sul progetto approvato da poco circa la costruzione di un lungo canale artificiale che correrá parallelo allo stretto del Bosforo per collegare ulteriormente il Mar Nero al Mare di Marmara e, attraverso lo stretto dei Dardanelli, al Mar Mediterraneo Orientale. L’Istanbul Kanal però eluderá il trattato di Montreux del 1936 che regola a livello internazionale i diritti di passaggio delle navi civili e militari attraverso gli stretti. Erdogan ha tuonato che “ogni attacco contro la democrazia in Turchia è stato preceduto da dichiarazioni del genere e queste affermazioni sono delle allusioni a un colpo di stato”. Dietro a queste accuse si nasconde, neanche troppo velatamente, la spaccatura definitiva tra le forze di sicurezza kemaliste e laiche e il potere politico islamista inaugurato da Erdogan nel 2003 quando divenne per la prima volta presidente del Consiglio. Una spaccatura divenuta insanabile dopo il fallito golpe del 2015 e le successive purghe in ambito soprattutto militare ordinate dal capo dello stato. Tra due settimane si celebrerá l’ennesimo mega processo contro i presunti golpisti e i loro sostenitori.

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