Usa, 2 mila miliardi per le infrastrutture green. Proposto il servizio civile ambientale: la stampa internazionale

6 Aprile 2021

Notizie e denunce

La fioritura precoce dei ciliegi legata al cambiamento climatico

La fioritura precoce dei ciliegi in Giappone è effetto del cambiamento climatico, come ha spiegato Yasuyuki Aono, professore di scienze ambientali presso la prefettura di Osaka, che ha compilato un database di registrazioni delle fioriture complete nel corso dei secoli. I registri dell’Università di Osaka includono documenti del tribunale della Kyoto imperiale, l’antica capitale del Giappone, nonché diari medievali. Gli scienziati hanno spesso indicato i primi tempi di fioritura di specie come i fiori di ciliegio come indicatori del riscaldamento globale.

Fonte:Reuters

Biden, 2 mila miliardi di dollari per rendere gli Usa l’economia più resiliente del mondo

Il presidente Biden ha varato un piano da duemila miliardi di dollari per rivedere e aggiornare le infrastrutture della nazione, definendolo uno sforzo di trasformazione che potrebbe creare “l’economia più resiliente e innovativa del mondo”. Rispetto al cambiamento climatico l’attenzione di Biden è incentrata sulla modernizzazione e la trasformazione delle due maggiori fonti di inquinamento da gas serra degli Stati Uniti: le automobili e le centrali a carbone. Il piano propone di spendere 174 miliardi di dollari per incoraggiare la produzione e l’acquisto di veicoli elettrici, 100 miliardi di dollari per aggiornare e modernizzare la rete elettrica per renderla più affidabile e meno suscettibile ai blackout, come quelli che hanno recentemente devastato il Texas, introduce infine la creazione di un “Clean Electricity Standard”, un mandato federale che richiede che una certa percentuale di elettricità negli Stati Uniti sia generata da fonti di energia a zero emissioni di carbonio.

Fonte: New York Times

Mare Vivo contro il rifiuto di una Cabina di Regia per il Mare

“Apprendiamo con grande disappunto e rammarico che la nostra richiesta di inserire una Cabina di Regia per il mare all’interno del Comitato Interministeriale alla presidenza del Consiglio per la Transizione Ecologica (CITE), che richiediamo da anni, è stata ritirata per parere contrario del governo”, così l’associazione Mare Vivo sulla decisione del governo di rifiutare la proposta. “Dalla dismissione del dicastero della Marina Mercantile i temi legati al mare (es. pesca, trasporti, difesa, turismo, conservazione del patrimonio naturale) sono stati divisi tra sette ministeri e non esiste più una politica forte ed integrata”, ha continuato l’associazione, che denuncia che nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza il mare è assente. “Siamo ancora un paese che non ama il mare, che lo vede solo come un fornitore di risorse o di ricavo economico a scopo turistico”, ha concluso Mare Vivo.

Fonte: Mare Vivo

Stop pesticidi: lettera aperta della coalizione Salviamo api e agricoltori ai politici italiani

Si è appena chiusa la “Settimana europea per le alternative ai pesticidi” e il coordinamento nazionale dell’Ice (Iniziativa dei Cittadini Europei) “Salviamo api e agricoltori” invia ai decisori politici italiani una lettera aperta per ricordare gli impegni del nostro Paese per la riduzione dell’uso dei pesticidi. Oltre 30 Associazioni e comitati di cittadini, coordinate in Italia dal Wwf, si sono rivolte con la loro lettera aperta ai tre ministri (Patuanelli, Cingolani e Speranza), ai presidenti delle commissioni parlamentari Agricoltura, Ambiente e Salute, e al presidente della Conferenza delle regioni, tutti competenti in materia di regolamentazione dell’uso dei pesticidi, per chiedere di assumere in Europa posizioni e iniziative coraggiose e lungimiranti per rafforzare gli obiettivi delle due Strategie Ue “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030” e adottare a livello nazionale piani e programmi coerenti. Gli impatti nocivi dei pesticidi sull’ambiente e sulla salute umana avrebbero già dovuto essere ridotti con l’applicazione della Direttiva Ue (2009/128/EC) sull’uso sostenibile dei pesticidi adottata nel 2009 e la dipendenza dell’agricoltura dalla chimica di sintesi significativamente ridotta da tempo. Una verifica della Corte dei Conti europea ha evidenziato come l’attuazione di questa Direttiva è inadeguata in molti Stati membri, tra cui l’Italia.

Fonte: Slow Food

La distruzione delle foreste tropicali è aumentata nel 2020

Le foreste tropicali di tutto il mondo sono state distrutte a un ritmo crescente nel 2020 rispetto all’anno precedente, nonostante la recessione economica globale causata dalla pandemia, che ha ridotto la domanda di alcune materie prime che hanno stimolato la deforestazione in passato. In tutto il mondo, la perdita della foresta tropicale primaria di vecchia crescita, che svolge un ruolo fondamentale nel mantenere il carbonio fuori dall’atmosfera e nel preservare la biodiversità, è aumentata del 12% nel 2020 dal 2019, secondo il World Resources Institute, un gruppo di ricerca con sede a Washington che riferisce annualmente sull’argomento. Complessivamente, nel 2020 sono andati persi più di 10 milioni di acri di foresta tropicale primaria, un’area più o meno delle dimensioni della Svizzera. L’analisi dell’istituto afferma che la perdita di tanta foresta ha aggiunto più di due miliardi e mezzo di tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera, o circa il doppio di quanto viene immesso nell’aria dalle automobili negli Stati Uniti ogni anno.

Fonte: New York Times

Report e studi

Pnrr, ecco le dieci opere faro presentate al governo da Legambiente

Concretizzare la transizione ecologica partendo dai territori e da quelle dieci opere faro che possono proiettare l’Italia verso un 2030 più sostenibile e verde: dalla riconversione green del distretto industriale di Taranto e Brindisi, in Puglia, ad una mobilità ad emissioni zero nei capoluoghi di provincia della Pianura Padana e del centro sud; dalla bonifica dei territori e delle falde inquinate a partire dalla Terra dei Fuochi in Campania, la Valle Del Sacco nel Lazio, le aree petrolifere di Basilicata e Sicilia e il caso dei Pfas in Veneto e Piemonte, alla realizzazione di parchi eolici offshore in Sardegna, nel Canale Sicilia e in Adriatico per accelerare la diffusione delle rinnovabili; per poi passare alla delocalizzazione delle strutture dalle aree ad elevato rischio idrogeologico come nelle province di Crotone e Vibo Valentia in Calabria, di Messina in Sicilia e in Campania alla realizzazione di digestori anaerobici per il trattamento della frazione organica differenziata, con produzione di biometano e compost di qualità, per le aree metropolitane del Centro Sud: sono questi per Legambiente i primi passi e gli interventi prioritari che l’Italia dovrà realizzare per non sprecare le risorse del Next Generation Eu e per dar gambe al Piano nazionale ripresa e resilienza che il Governo Draghi dovrà ultimare ed inviare a Bruxelles entro la fine di aprile.

Fonte: Legambiente

Energia: Enea, in Italia oltre 2,3 milioni di famiglie in povertà energetica

In Italia cresce la povertà energetica, anche se si tratta di un aumento “leggero”. Secondo gli ultimi dati resi disponibili da Enea per il Rapporto annuale dell’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (Oipe), fra il 2016 e il 2018, il fenomeno ha colpito circa 40.000 famiglie in più con un incremento dello 0,1% l’anno che, in valori assoluti, equivale all’8,8% a livello nazionale. Più in generale, l’identikit della povertà energetica tracciato utilizzando lo stesso indice del Pniec, il Piano Nazionale Energia e Clima, evidenzia che ad essere colpite sono soprattutto le regioni del Sud, le famiglie con oltre cinque componenti, quelle dove il capofamiglia ha meno di 35 anni e quelle guidate da donne ultracinquantenni.

Fonte: Enea

Rischi naturali e danni economici in Europa: comprenderli meglio per affrontare le crisi future

È stato pubblicato il nuovo rapporto “Science for Disaster Risk Management 2020: acting today, protecting tomorrow”, incentrato sulle conseguenze dei disastri naturali su popolazione, settori economici, infrastrutture, ecosistemi e patrimonio culturale. Il rapporto, alla sua seconda edizione, nasce dalla collaborazione di oltre 300 esperti nella gestione del rischio di disastri; gli autori, di tanti settori e discipline diverse, forniscono informazioni accurate e aggiornate sulle conseguenze che i disastri hanno su alcune delle risorse chiave delle nostre società (popolazione, settori economici, infrastrutture essenziali, ambiente e patrimonio culturale) e su come tali disastri possano essere gestiti. Il rapporto fornisce infine una serie di raccomandazioni rivolte a 4 gruppi target in grado di lavorare attivamente per ridurre il rischio di disastri: decisori politici, professionisti, scienziati e cittadini.

Fonte: Centro euro-Mediterraneo sul Cambiamento Climatica

Buone pratiche

Il servizio civile ambientale potrebbe entrare nel Recovery Plan

Coniugare la tutela dell’ambiente e del territorio, il protagonismo delle nuove generazioni e una prospettiva concreta di formazione e lavoro. È la proposta che, lanciata da FacciamoEco – Federazione dei Verdi, dovrebbe entrare a far parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Come? Con l’istituzione di un servizio civile ambientale per i giovani fino a 35 anni, retribuito, all’interno del Recovery plan come segnale di attenzione verso la Next Generation Eu, la prossima generazione, i giovani di oggi. “Ho letto e apprezzato la proposta di creare un servizio civile ambientale e l’appello bipartisan che mi è stato rivolto – osserva il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani – è un’ottima idea: credo possa essere una valida occasione formativa e lavorativa per i giovani, un percorso professionalizzante per prepararli alle future sfide della transizione ecologica. È una strada sicuramente da esplorare”.

Fonte: Rinnovabili.it

Come le fattorie verticali aiutano a riconvertire le terre agricole in foreste

Negli ultimi anni sono state messe in funzione le prime fattorie verticali. Una soluzione che, se venisse adottata in maniera estesa, potrebbe aiutare a produrre il cibo di cui abbiamo bisogno con un impatto sull’ambiente inferiore. In pochi metri quadri di suolo si potrebbe coltivare quello che oggi richiede ancora centinaia o migliaia di ettari. E in modo molto più efficiente. Le fattorie verticali possono usare infatti circa l’1 percento dei terreni dell’agricoltura tradizionale e generare la stessa quantità di prodotti. Inoltre, funzionano spesso in maniera automatica, ottimizzando il consumo di energia (per la luce artificiale necessaria ai processi biologici) e acqua.

Fonte: Innaturale.com

L’Onu inserisce il capitale naturale tra i parametri del Pil

La 52° sessione della Commissione statistica delle Nazioni Unite ha approvato un nuovo sistema di contabilità, il Sistema di contabilità economico-ambientale – Contabilità dell’ecosistema-SEEA EA, che segnerà un importante passo avanti verso l’integrazione dello sviluppo sostenibile nella pianificazione economica. Il nuovo quadro va oltre la statistica comunemente utilizzata del prodotto interno lordo (Pil) e garantisce che il capitale naturale – i contributi di foreste, oceani e altri ecosistemi – siano riconosciuti nei rapporti economici. Alla definizione del nuovo indicatore sono stati coinvolti, più di 100 esperti di una vasta gamma di discipline, settori e paesi e oltre 500 esperti hanno esaminato le versioni finali attraverso una consultazione globale.

Fonte: Fondazione Sviluppo Sostenibile

Ecopneus: 600 chilometri di nuove strade green in Italia

Sono ormai circa 600 i chilometri di strada realizzati in Italia con asfalti modificati con gomma riciclata da Pfu (pneumatici fuori uso), il 63% in più rispetto al 2019. Il dato è stato diffuso dalla società che nel 2020 ha raccolto 177 mila tonnellate di pneumatici fuori uso. Gli asfalti modificati con aggiunta di polverino di gomma riciclata rappresentano una soluzione innovativa già diffusa in 42 province. L’uso di asfalti modificati è una soluzione interessante per le pubbliche amministrazioni e gli enti che gestiscono il patrimonio stradale in quanto permette di investire al meglio le risorse economiche per le infrastrutture stradali, riducendo i disagi per gli utenti, l’impatto ambientale dell’attività di costruzione e i costi riferiti alla manutenzione delle strade.

Fonte: Ecopneus

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