Marco Travaglio

Direttore del
Fatto Quotidiano

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Vaccino anti-bava

25 Marzo 2021

Diversamente dal suo governo, Draghi ispira simpatia. Sia per quel che ha fatto per l’euro, sia per la gatta da pelare che s’è preso. L’altro giorno poi, quando ha confessato alla stampa di temere “future delusioni pari all’entusiasmo di oggi”, la simpatia è diventata empatia. Perciò ci permettiamo di suggerirgli un messaggio chiaro e netto alle penne alla bava: “Ragazzi, piantatela di leccarmi i piedi e tutto il resto”. Passare dal servo encomio al codardo oltraggio è un attimo. Ma purtroppo il vaccino anti-saliva è di là da venire. La Stampa titola: “Draghi vuole riaprire le scuole”. E ci mancherebbe. Purtroppo, essendo il capo del governo e non un passante o un Bertolaso, se vuole riaprire le scuole le riapre. O non era lui che “parla solo di fatti e non di annunci”? Sui vaccini, il problema è noto: ne arrivano pochi; e i medici rispondono alle Asl, che dipendono dalle Regioni. Quindi il mantra del “cambio di passo” perché “Draghi accelera”, “accentra”, “striglia le Regioni”, “mobilita i farmacisti”, “schiera l’esercito”, “vaccina nelle aziende” è un pessimo servizio alla verità, ma pure a lui. Accentrare non può, salvo abolire le Regioni con una riforma costituzionale (tempo minimo un anno): può raccomandare ai presidenti di fare i bravi e seguire le linee guida del governo. Accelerare è un bel verbo per titoli di giornale e di tg, ma se Big Pharma ci tiene in pugno grazie agli euroaccordi-capestro e molte Regioni sono un casino, bisogna solo sperare che col tempo le cose migliorino (quando Arcuri lasciò, 210 mila vaccinati al giorno; l’altroieri 218 mila). Mobilitare l’esercito, già peraltro mobilitato dal governo precedente per i compiti logistici, non ha alcun senso: nessuno si farebbe vaccinare da uno solo perché è maresciallo o generale o esibisce qualche mostrina in meno di Figliuolo (di più è impossibile). I farmacisti non sono abilitati a vaccinare senza formazione, serve sempre un medico. Idem per le aziende.

Ricordate le famigerate Primule di Arcuri, pensate per dare a ogni città un grande padiglione-hotspot per concentrare vaccinatori e vaccinati in aggiunta ai 3mila punti indicati dalle Regioni, risparmiando risorse, personale, tempo ed energie? Tutti giù a ridere e a strillare allo spreco, senza sapere quante fossero né quanto costassero (il prezzo l’avremmo scoperto dopo la gara: il bando ne prevedeva da un minimo di 21, una per Regione, a un massimo di 1500). Ora Fabrizio Curcio, capo della Protezione civile dei Migliori, tomo tomo cacchio cacchio si vende al Corriere l’ideona di “un hotspot per i vaccini in ogni città”. Ma tu guarda: è primavera e rispuntano le Primule. Il grande cambio di passo sarà chiamarle Margherite, o Gerani, o Tulipani, o Narcisi Tromboni.

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