L’intervista

“Un numero alto di seggi fa male alla qualità dei parlamentari”

Nicola Lupo. Costituzionalista

Di gia.sal.
4 Settembre 2020

“Da studioso invito tutti a giudicare la riforma solo limitandoci al quesito…”.

Bene, professor Lupo, lei come voterà?

Io voterò sì perché avverto da sempre la necessità di ridurre il numero dei parlamentari e, se attuata bene, la riforma servirà a migliorare la funzionalità del Parlamento.

Nicola Lupo, 52 anni, è ordinario di Diritto costituzionale e direttore del Centro studi sul Parlamento (Cesp) alla Luiss di Roma e da anni spiega le riforme costituzionali italiane ai suoi studenti. Oggi, motivando il suo voto favorevole, pensa che il taglio dei parlamentari possa restituire “autorevolezza e prestigio” al potere legislativo.

Professore, nel complesso come valuta la riforma?

Questa è una riforma dichiaratamente limitata e puntuale tanto che sono stati addirittura considerati inammissibili gli emendamenti che volevano equiparare l’elettorato attivo e passivo di Camera e Senato. Negli ultimi anni – 2006 e 2016 – ci sono state altre ipotesi di riforma ma sono state respinte e comprensibilmente il legislatore ha deciso di muoversi a piccoli passi. Dopo questa dovrà arrivare un’altra riforma fondamentale…

Ovvero?

Il mio auspicio è che si faccia al più presto una riforma che equipari l’elettorato attivo e passivo. In questo modo andremmo sempre di più verso un sistema bicamerale pienamente simmetrico e arriveremmo a una sorta di monocameralismo di fatto. Se ci fate caso questa è stata la tendenza dal 1948 a oggi: tutte le differenziazioni tra le due Camere sono andate attenuandosi.

Questa riforma migliorerà l’efficienza del Parlamento?

Sì, penso di sì, ma a una condizione: che vengano cambiati i regolamenti di Camera e Senato. In estrema sintesi si dovrebbe agire sulle soglie per la composizione dei gruppi e sulla riorganizzazione delle commissioni. Pensi che l’attuale assetto organizzativo di gruppi e commissioni di Camera e Senato risale a un secolo fa, al 1920: è arrivato il momento di modificarlo per rendere il Parlamento più efficiente.

Alcuni costituzionalisti dicono che il taglio porta a un difetto di rappresentanza. È vero?

Su questo punto bisogna fare un po’ di chiarezza: non possiamo dire a priori se ci sarà o meno un vulnus della rappresentanza, ma dipende dalla legge elettorale. Il referendum però, attenzione, non c’entra nulla. La rappresentanza si migliora attraverso una buona legge elettorale – magari senza che sia cambiata una volta l’anno – e con una migliore selezione della classe dirigente. A questo proposito, molti studi politologici ci dicono che ormai la classe politica cambia molto rapidamente: quindi avere un numero troppo alto di parlamentari incide negativamente sulla qualità degli eletti.

Serve una legge elettorale proporzionale?

Io personalmente sono sempre stato favorevole a un doppio turno con i collegi ma ad ogni modo questa riforma costituzionale è compatibile con ogni sistema elettorale, maggioritario e proporzionale.

Questo referendum sta spaccando la platea dei costituzionalisti. Perché?

Tutti i referendum costituzionali hanno questo effetto ma io, da studioso, ritengo utile valutare la questione in base al quesito. Ad ogni modo è abbastanza paradossale che si voti al referendum nonostante la riforma sia stata approvata a larga maggioranza dal Parlamento.

Sta dicendo che molti oggi sono contrari solo perché il Sì lo vuole il M5S?

Sì, trovo paradossale che costituzionalisti e politici che nel 2016 si erano espressi perché in disaccordo nel metodo (“è una riforma troppo ampia” dicevano) anche se d’accordo sul merito, oggi si dicano favorevoli nel merito ma pensano che sia una riforma troppo limitata. È una posizione molto contraddittoria.

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