La stampa internazionale: come diventare biker e come prevenire prossima pandemia

Di a cura di Elisabetta Ambrosi
23 Giugno 2020

Se sta pensando di diventare un biker, ma non sai come fare

Piccola guida su dove comprare la bici – sì, meglio un piccolo negozio -, quanto spendere – sui 300, una bici è una bici! – dove metterla se si abita in appartamento – mai in casa! – e come muoversi in strada.

New York Times

La desertificazione che mette a rischio la catena alimentare. Ecco cosa fare

Con una popolazione sempre più in crescita e sempre più benestante gli stili di vita devono cambiare, altrimenti – secondo la Convenzione Onu per combatte la desertificazione (Unccd) – entro il 2030 ci vorranno altri 300 milioni di ettari di terra per coltivare e altri 115 milioni di ettari solo per l’industria della moda. Unico modo per evitare questo è: tagliare lo spreco di cibo, comprare dai mercati locali, riutilizzare i vestiti usati, cambiare dieta alimentare.

Unccd

Questione razziale & emergenza climatica, un legame c’è

Le proteste contro l’ingiustizia razziale nel mondo mostrano la necessità di tenere insieme eguaglianza sociale, ambientale, sostenibilità e salute: lo ha detto Lise Kingo, direttore esecutivo del Patto Mondiale delle Nazioni Unite (Un Global Compact). “I diritti umani sono inseparabili dalla crisi climatica e il razzismo ha a che fare con i diritti umani”. La pandemia ha mostrato le fragilità del mondo, ben oltre il tema della salute.

The Guardian

Come prevenire la prossima pandemia: stop agli animali selvatici

Il discorso pubblico si è focalizzato nelle ultime settimane su come proteggersi dal Covi-19, ma c’è una questione altrettanto urgente: come far sì che non accada di nuovo? Il 75% delle nuove infezioni sono di origine animale (nel senso di un passaggio da animale a umano). Ma lo sono anche le passate, come l’Hiv, l’Ebola, Sars, influenza suina. Ecco perché occorre: chiudere urgentemente i mercati asiatici dove si vendono animali selvatici per consumo umano; in secondo luogo, rafforzare le leggi per mettere fine al commercio illegale di animali selvatici, che tra l’altro mettono a rischio specie minacciate; educare la popolazione affinché non consumi più animali selvatici o prodotti derivati, fermare l’espansione in habitat naturali che mettano le persone a contatto con i vettori di malattia.

Politico

Kenya, il paese da cui imparare per l’energia pulita

Il più grande problema da affrontare se si vogliono ridurre le emissioni ed evitare scenari drammatici è il passaggio a fonti di energia pulite. Il mondo, specie Brasile, Cina, India, Russia, non può abbandonare le fonti fossili nel giro di un giorno. Se chiudessero le centrali a carbone domani, le persone morirebbero per mancanza di cibo e medicine, chiuderebbero gli ospedali, la gente perderebbe le case. Tuttavia si moltiplicano le buone pratiche: paesi come Francia e Gran Bretagna hanno incrementato la percentuale di rinnovabili. In Cina il partito comunista ha annunciato che investirà 361 miliardi entro quest’anno per creare 13 milioni di posti di lavoro nel settore verde e nel paese sono stati venduti 1,1 milioni di veicoli elettrici nel 2018. Ma è il Kenya il paese che raggiungerà l’autosufficienza da rinnovabili quest’anno grazie a un mix di geotermico, solare, eolico, idroelettrico. Un modello per i paesi in via di sviluppo.

The American Prospect

Clima, Unilever vuole arrivare a zero emissioni nel 2030

Il colosso anglo-inglese di alimentari e detersivi vuole raggiungere l’obiettivo zero emissioni nette da tutti i prodotti entro il 2039. Inoltre, i brand Unilever investiranno un miliardo di euro nei prossimi dieci anni in un apposito Fondo per il clima e la natura, utilizzato per sequestro di carbonio, recupero paesaggistico, riforestazione, salvaguardia delle risorse idriche. Unilever collaborerà e sosterrà agricoltori e piccoli proprietari terrieri, guidando programmi per la protezione e la rigenerazione di foreste, suolo e biodiversità. Lavorerà inoltre insieme ai governi e alle altre organizzazioni per migliorare l’accesso all’acqua per le comunità che vivono nelle aree soggette a stress idrico.

Bloomberg Green

Eolico in Italia, perché è urgente sostituire i vecchi impianti

Il settore eolico ha coperto il 15% della domanda di energia elettrica l’anno scorso. Ma anche in Italia l’eolico è fondamentale per raggiungere gli obiettivi del PNIEC, il Piano Energia e Clima. Secondo l’Associazione nazionale energia del vento (Anev), Elettricità Futura e Legambiente – che hanno rilanciato la “Carta del rinnovamento eolico sostenibile” – la misura più importante è il rinnovamento degli impianti eolici esistenti, ormai anziani, sostituendoli con aerogeneratori di terza generazione, per avere meno impatto e più energia. Serve però un quadro normativo e regolatorio efficace.

Anev

Perché i boschi vanno curati (e perché giovani devono tornarci)

Boschi abbandonati, utilizzati solo per produrre, curati da squadre minimali che non riescono a ricucirne le tante ferite. Tutta l’attenzione posta sulle aree sciabili, il resto abbandonato. Cura dei boschi significa invece gestire vivai forestali locali, seguire i diradamenti, intervenire con piantumazioni variegate, mantenere libere le strade forestali, seguire giornalmente la rete dei sentieri, bloccare l’avanzata del bostrico, intervenire nei pascoli, investire in personale specializzato e in lavori che stiamo perdendo. Il bosco è una risorsa di paesaggio, ricreazione, produzione, biodiversità. Occorre che i giovani tornino nei boschi.

Mountain Wilderness

Gli italiani e il mare: sappiamo poco dei nostri oceani

Secondo l’indagine nazionale “Gli italiani e la tutela del mare e dell’ambiente” promossa da OGS (Istituto nazionale di Oceanografia e geofisica sperimentale) e realizzata da SWG nel 2020, per l’opinione pubblica italiana tutelare il mare, le acqua e l’ambiente è molto importante. Non solo. Gli italiani hanno una conoscenza diffusa di questi argomenti. Sono consapevoli del grave rischio per la salute del mare (84%) e ritengono che il peggior nemico siano plastiche e microplastiche (81%) e altri inquinanti chimici (78%). Meno considerati gli effetti dei cambiamenti climatici (60%), della presenza di specie aliene o i danni da rumore causato dall’uomo. Il 71% degli italiani è convinto che il compito della protezione del mare al largo dovrebbe essere in capo a un organismo sovranazionale, mentre il 52% è favorevole alla creazione di un Ministero del Mare. Più scarsa invece la conoscenza delle politiche dell’Unione Europea, così come del Green Deal. Interessante il dato relativo al Covid-19: per il 64% la salute degli individui è legata a quella del mare.

Mare Vivo

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