La trattativa

I due capi non si fidano. Ma giurano: “Si chiude”

Nuovo vertice Salvini-Di Maio. L’ipotesi dell’incontro con il candidato premier

16 Maggio 2018

I due capi che non si fidano l’uno dell’altro trattano, aggiungono e tolgono. E si sono visti anche ieri sera, per discutere di nomi. A partire da quello del premier, perché il no calato lunedì dalla Lega ha impallinato in via definitiva l’avvocato e docente universitario Giuseppe Conte, il nome dei Cinque Stelle per Palazzo Chigi. E secondo voci che rimbalzavano dal Parlamento, ieri sera i leader del Carroccio e del Movimento potrebbero aver incontrato la possibile alternativa.

Però tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini c’è un fossato cosparso di sospetti e non detti. Con i 5Stelle che per tutta la giornata di ieri si chiedevano a che gioco stia giocando Salvini. Fino al punto di dirlo: “L’impressione è che Matteo sia in perenne campagna elettorale, e che ingigantisca i problemi per darsi un’alibi in caso di rottura”. Un incubo, quello della frattura, che ieri mattina aleggiava ai piani alti del M5S. Dove hanno preso malissimo le notizie su un incontro lunedì mattina tra Salvini e Berlusconi ad Arcore (poi smentito, i due si erano sentiti al telefono). In serata ad allontanare lo spettro del fine corsa è arrivato un video su Facebook del segretario della Lega. Conciliante, al punto da assicurare: “Siamo al tratto finale, se riusciremo a trovare un punto di equilibrio tra Lega e centrodestra e M5S si parte”. Ma c’è anche l’avvertenza: “Se non c’è accordo, l’unica parola può tornare ai cittadini italiani: e ci sono pro e contro in entrambe le soluzioni”. Insomma, i cattivi pensieri restano. Come la difficoltà a trovare la quadra. “Noi almeno un premier decente l’avevamo proposto, e sembrava tutto fatto, poi però non gli è andato più bene” dicono dal Movimento. Così bisogna trovarne un altro, assieme a un punto di caduta sui ministri. E i due leader ci riprovano in serata. Ma prima è la milionesima giornata da altalena emotiva. Con la Lega che urla e protesta contro i commissari europei che parlano di conti italiani a rischio e auspicano che il futuro governo non cambi linea sui flussi migratori. E poi c’è anche il Financial Times, che monita sui barbari grillini e leghisti alle porte. Così il Carroccio va di contraerea, innanzitutto con Matteo Salvini: “Dall’Europa arriva l’ennesima inaccettabile interferenza di non eletti. Noi abbiamo accolto e mantenuto anche troppo, ora è il momento della legalità, della sicurezza e dei respingimenti”. Gli altri graduati leghisti vanno a ruota. Mentre dal M5S non arriva neanche un sussurro, ed è un silenzio che la Lega nota. “È chiaro che a Salvini farebbe piacere sentire qualcuno del Movimento che risponde all’Europa…” spiegano dal Carroccio. Ed è evidente il sospetto che il Di Maio europeista voglia lasciare solo Salvini. Nel frattempo, alla Camera è in corso l’ennesima seduta del tavolo sul contratto di governo tra gli sherpa di Lega e M5S.

E in una pausa, il leghista Claudio Borghi snocciola difficoltà: “Dobbiamo essere sicuri che l’abbattimento di certi vincoli europei sia nel contratto, ma la sensibilità dei 5Stelle su questo è un po’ diversa. Noi però rappresentiamo chi ci vota, e se l’Europa ci dice no che facciamo, ci rassegniamo?”. E non solo: “La Tav loro vorrebbero fermarla, ma noi della Lega non abbiamo mai detto che non la volessimo”. Quindi? “Al tavolo ci troviamo bene,ma se il divario restasse su certi punti, li manderemo a Salvini e Di Maio, e dovranno risolvere tutto loro”.

Nel frattempo il contratto lievita a 39 pagine. Mentre i leader di Lega e Carroccio sono fuori dei radar. Almeno fino alle 18 e qualcosa, quando Di Maio parla con un video su Facebook, dove accontenta la Lega rispondendo ai critici: “Abbiamo attacchi continui, anche oggi da qualche eurocrate non eletto da nessuno. Ma più ci attaccano più ci rinforzano”. Ma c’è anche l’impegno: “I vincoli europei vanno rivisti, dialogando con gli altri Paesi”. Però la trattativa con il Carroccio cammina su una lastra di ghiaccio. E allora Di Maio ricorda: “Abbiamo proposto un contratto e non un’alleanza, perché delle altre forze politiche non ci siamo mai fidati”. Guarnendola con l’annuncio di una prova di forza: “Nel fine settimana ci vedremo nelle piazze con i gazebo e illustreremo il contratto”. Proprio come la Lega, che sabato e domenica terrà un mini-referendum sul testo. Mentre il M5S farà votare gli iscritti sulla piattaforma web Rousseau. Per il sarcasmo serale di Salvini, che su Facebook dice: “A me non piacciono le piattaforme web e queste robe, preferisco che siano i cittadini a esprimersi in mille piazze italiane”. Ed è un altro indizio dell’aria che tira. Però a contare di più è l’incontro di circa un’ora tra Di Maio e Salvini, accompagnati dai luogotenente Vincenzo Spadafora e Giancarlo Giorgetti. Si vedono fuori della Camera, e discutono a lungo di premier e ministri.

Gira voce che incontrino anche un nuovo nome. “No comment” replicano dal M5S. Ma in tarda serata, dopo aver riunito il Direttivo, Di Maio si sbilancia: “Domani (oggi, ndr) forse chiudiamo il contratto di governo. E sul testo indicheremo il nome del premier”. Un segnale positivo. Oppure un altro annuncio a vuoto. Nella partita dei bluff.

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