La succursale di Solidarnosc era a Latina

16 Gennaio 2016

Non erano neri ma bianchi. Non venivano dal sud ma dall’est. Sono le impronte digitali della democrazia quelle chiuse sui muri del campo profughi di Latina che per mezzo secolo ha ospitato i migranti che fuggivano dal comunismo, che si opponevano a Tito. I coraggiosi di Praga, gli operai di Danzica, gli intellettuali di Mosca. […]

Per continuare a leggere questo articolo
Abbonati a Il Fatto Quotidiano

Abbonati a 15,99€ / mese

Ti potrebbero interessare

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.