Il Fatto di domani. Al G7 tutti contro Netanyahu, ma lui prosegue con la strage. Anche l’Fmi stronca la manovra. Extraprofitti, l’ultima beffa: nemmeno Mps (controllata dallo Stato) paga la tassa

Di FQ Extra
8 Novembre 2023

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MEDIO ORIENTE, QATAR ED EGITTO TRATTANO IL RILASCIO DI 12 OSTAGGI IN CAMBIO DI UNA TREGUA, HAMAS: “STATO DI GUERRA PERMANENTE”. CISGIORDANIA, BIBI CONVOCA I COLONI. Il Qatar, forte del ruolo di principale finanziatore di Hamas, dopo il raid del 7 ottobre da parte dei fondamentalisti che ha causato 1.400 morti e la cattura di 240 ostaggi, si è posto come mediatore. Oggi arriva la conferma da France Presse: Doha sta negoziando con Israele e il movimento islamico, in coordinamento con gli Stati Uniti, il rilascio di 10-15 ostaggi in cambio di una tregua di uno o due giorni. Anche l’Egitto è vicino al raggiungimento di un accordo per una pausa umanitaria a Gaza e il rilascio di ostaggi, secondo media del Cairo. Hamas conferma: 12 ostaggi per tre giorni di pausa dai combattimenti. Una soluzione che, almeno fino ad ora, è stata rifiutata dal primo ministro israeliano Netanyahu che ha ribadito: prima si liberino gli ostaggi, poi si parlerà di tregua. Taher El-Nounou, consigliere per i media di Hamas, al New York Times ha rivendicato la linea del movimento: “Siamo riusciti a rimettere sul tavolo la questione palestinese, e ora nessuno nella regione è più tranquillo: vogliamo uno stato di guerra permanente con Israele su tutti i confini”. A pagare sono i civili: in Israele la polizia ha identificato i corpi di 843 vittime uccise da Hamas nell’attacco del 7 ottobre, mentre il ministero della Sanità palestinese fa sapere che sono almeno 10.569 le persone morte nella Striscia. A Gaza City la battaglia continua, la città è circondata dall’esercito dello Stato ebraico: sono stati distrutti 130 tunnel utilizzati dagli estremisti islamici ed è stato aperto un corridoio umanitario per 5 ore in modo da permettere ai civili di dirigersi a sud. Ma anche lì lì sono i bombardamenti; uno di questi ha distrutto la mosche di Khan Younis, uno dei simboli della città. Resta alta la tensione con il Libano, dove si registrano continui scambi di colpi alla frontiera e in Cisgiordania, dove Netanyahu ha convocato oggi un incontro urgente con i dirigenti degli insediamenti ebraici “per la grave escalation in atto”. Sul giornale di domani ci saranno altre notizie sull’andamento della guerra e un articolo sulle contestazioni in Israele alla leadership del premier Netanyahu, considerato il principale responsabile di questa crisi.


BLINKEN (USA) AL G7: “ISRAELE NON DEVE RIOCCUPARE GAZA”. IL VATICANO: “SERVE UN CESSATE IL FUOCO”. Sulla crisi in Medio Oriente, dalla riunione dei ministri degli esteri del G7 a Tokio, esce una posizione unitaria: “Chiediamo il rilascio immediato di tutti gli ostaggi senza precondizioni”. Gli Stati Uniti con il segretario di Stato, Blinken, insistono: “Israele non deve rioccupare Gaza” al termine del conflitto, anche se, lo stesso Blinken ammette, ci sarà una fase intermedia con la presenza delle truppe di Tel Aviv. Nel documento finale si evidenzia il lavoro del G7 per stabilire “sanzioni o altre misure, per negare ad Hamas la capacità di raccogliere e utilizzare fondi per compiere atrocità”. Inoltre, si condannano “inequivocabilmente gli attacchi terroristici di Hamas e di altri in tutto Israele iniziati il 7 ottobre 2023”, si ribadisce “il diritto di Israele a difendere se stesso e il suo popolo in conformità con il diritto internazionale nel tentativo di prevenire che ciò si ripeta”. Sul piano diplomatico, si muove anche il Vaticano. Il cardinale Matteo Zuppi ha ricevuto l’ambasciatore di Palestina presso la Santa Sede, Issa Kassissieh che, parlando della guerra a Gaza, ha evidenziato “la gravità della situazione attuale segnata da un’escalation di violenza che ha provocato migliaia di feriti e oltre 10mila morti”. Zuppi ha ribadito: “È necessario giungere quanto prima ad un cessate-il-fuoco, alla liberazione degli ostaggi e all’apertura di canali umanitari”. L’Italia, come annunciato dal ministro Crosetto, ha dato il via alla missione della nave militare Vulcano che porterà un ospedale da campo a Gaza. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari sull’incontro del G7 e sulle iniziative del Vaticano per porre fine al conflitto.


ANCHE L’FMI STRONCA LA MANOVRA. FLOP EXTRAPROFITTI: NON PAGA NEMMENO MPS, CONTROLLATA DALLO STATO. Dopo la pioggia di critiche e le 5 giornate di sciopero indette dai sindacati (si parte il 17 novembre su base regionale), la stroncatura della manovra arriva anche dal Fondo Monetario Internazionale. Il direttore del Dipartimento europeo dell’organizzazione internazionale, Alfred Kammer, va giù duro: “Abbiamo consigliato al governo italiano di anticipare l’aggiustamento e di essere più ambizioso, nonché di pensare anche a riforme di bilancio strutturali e favorevoli alla crescita, che non sono previste nella bozza di bilancio 2024″. per poi rincarare la dose: “sarà importante avviare un percorso favorevole alla crescita e aumentare la produttività, questa è la questione chiave”. Ma l’Fmi ha anche confermato le stime per il nostro Paese: quest’anno e il prossimo il nostro Pil dovrebbe crescere dello 0,7%. L’inflazione è invece attesa al 6% per il 2023, per poi calare al 2,6% nel 2024. Previsioni fosche e affermazioni che hanno offerto la sponda alle opposizioni. Ma sul Fatto di domani racconteremo anche il paradossale epilogo della vicenda extraprofitti delle banche. Dopo i big del credito, anche Monte dei Paschi di Siena ha deciso di non pagare la tassa allo Stato. Il fatto singolare è che proprio l’Italia, tramite il tesoro, è azionista di maggioranza della banca con il 64%. Ma gli oltre 300 milioni che avrebbe dovuto versare l’istituto, verranno impiegati per consolidare il patrimonio della società.


ALBANIA, L’ACCORDO SUI MIGRANTI (DA 16,5 MILIONI L’ANNO) SPACCA LA MAGGIORANZA. Il testo del protocollo Italia-Albania sulla gestione dei flussi migratori ormai è pubblicato. Sono 14 articoli e due allegati dove si parla, senza mostrarla, di una mappa per l’identificazione delle aree destinate alla realizzazione delle due strutture annunciate per gestire le procedure di ingresso e verifica della protezione internazionale dei migranti, oltre che per il rimpatrio. E soprattutto si quantifica il costo dell’operazione per l’Italia: 16,5 milioni di euro per il primo anno di attuazione del protocollo, che ne durerà 5 rinnovabili fino a 10, e una garanzia da 100 milioni presso una banca albanese. Saranno solo le autorità italiane a raccogliere i migranti in mare e a quel punto trasportarli verso il territorio albanese “in conformità con il diritto internazionale ed europeo”. Resta da capire come si farà a riportarli in Italia dopo i 28 giorni di trattenimento. Il protocollo non passerà neanche per il vaglio del Parlamento, conferma oggi il ministro Luca Ciriani, perché “rientra nel trattato di collaborazione tra Italia e Albania”. E come hanno rivelato i retroscena di oggi non è passato preventivamente al vaglio neanche degli alleati di governo. Oggi però la maggioranza si ricompatta. Mentre da Forza Italia Antonio Tajani, che è ministro degli Esteri, prima dice di essere stato tenuto all’oscuro ma poi conferma che il piano non viola le leggi internazionali, dalla Lega, dove come vedremo sul Fatto di domani il disappunto era più forte, arriva un plauso dalla vicesegretaria del gruppo alla Camera e poi, più rilevante, quello del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che parla di intesa “innovativa”. Ma un big di Forza Italia che vuole restare anonimo definisce alle agenzie come “una porcata” la scelta di non informare Tajani prima dell’annuncio. Da registrare la critica del cardinale Matteo Zuppi, per cui così il governo ammette di non essere in grado di accogliere: “Non si capisce perché non venga sistemata meglio l’accoglienza qui”, sottolinea il presidente della Cei. Non in grado di accogliere è stata giudicata, peraltro, anche Tirana. A dirlo è il documento di valutazione dello stato di avanzamento dell’adesione del Paese all’Ue, pubblicato oggi dalla Commissione. L’Albania, che ha avviato i negoziati di adesione all’Ue nel luglio dello scorso anno, è sostanzialmente allineata alla giurisdizione europea e “mostra determinazione ad attuare le riforme”, secondo l’esecutivo europeo, ma sottolinea che sul piano dei flussi migratori “Non sono stati compiuti progressi nella presa in carico e permangono carenze nell’accesso alle procedure di asilo e nelle procedure di rimpatrio”.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Ruspe sul ghiacciaio del Cervino, indaga la procura. Spaccare e scavare un ghiacciaio, oltre i tremila metri d’altezza, per una pista da sci destinata ad ospitare le gare di coppe del mondo: è il progetto della Federazione internazionale sci (Fis), per ragioni di soldi e di sponsor, stoppata dalla magistratura svizzera e dalle toghe della Val D’Aosta. La parte del cantiere in territorio elvetico è stata chiusa perché mancherebbero le autorizzazioni. La procura d’Aosta, invece, ha aperto un fascicolo d’indagine per fatti che non costituiscono reato. Contro il progetto e a tutela dell’ambiente, si sono schierati atleti e lo scrittore Paolo Cognetti.

Processo Ciro Grillo, la presunta vittima di stupro interrogata dalle difese. Come se Silvia fosse salita sul banco degli imputati, al posto dei ragazzi accusati di stupro. E’ l’accusa di Giulia Bongiorno, avvocata della giovane, nel giorno del controesame. Ieri Silvia ha risposto alle domande della pubblica accusa e del suo legale. Oggi ha replicato ai quesiti degli avvocati della difesa. Ad essere accusati di stupro sono Ciro Grillo (il figlio di Beppe) con i tre amici Vittorio Lauria, Edoardo Capitta e Francesco Corsiglia. Secondo i loro legali, il racconto di Silvia in aula mostrerebbe diverse contraddizioni: sia rispetto ai suoi interrogatori già a verbale, sia rispetto alla versione della sua amica Roberta. Per Giulia Bongiorno così la vittima rischia di essere colpevolizzata: “Come spesso capita in questi processi, ci sono una serie di domande su come è vestita, sulle precedenti frequentazioni, sulla scuola cattolica, dirette a tratteggiare una personalità che la mia assistita ha sempre respinto”.

Ucraina, la Commissione Ue: raggiunte 4 priorità su 7 per l’adesione. L’esecutivo europeo ha certificati il raggiungimento, da parte di Kiev, di 4 obiettivi su 7. Resta del lavoro da fare sulle ultime tre aree prioritarie: lotta alla corruzione, norme anti oligarchi e protezione delle minoranze. La Commissione ha raccomandato anche l’apertura di negoziati di adesione con la Moldavia e la Bosnia, ma con la riserva che le rimanenti riforme prioritarie vengano portare a termine.


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L’Europa della ricerca a trazione maschile: solo il 26% dei ruoli apicali è ricoperto da donne

“Un tempo le quote rosa le criticavo. Ora le ritengo il male minore in un sistema che non funziona. Finché non si arriva al cinquanta per cento di donne ai vertici nell’ambito accademico e fuori occorrono misure correttive”. Stefania Boccia è professoressa ordinaria di Igiene e Medicina Preventiva alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica di Roma e vice direttrice scientifica della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli (IRCCS). Insieme alla dottoressa Sara Farina, e alla professoressa Raffaella Iafrate, ordinaria di Psicologia Sociale alla Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano e pro-rettrice delegata alle Pari Opportunità, è autrice di una ricerca – Unveiling the gender gap: exploring gender disparities in European academic landscape –, pubblicata sulla rivista The Lancet Regional Health – Europe, che ha fatto molto discutere. Perché dimostra come le donne siano il 33% della forza lavoro del mondo della ricerca, ma solo il 26% dei professori ordinari, direttori di dipartimento o di centri di ricerca.

(Continua)


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