Il Fatto di domani. Santanchè, La Russa, Delmastro e gli altri: è il governo delle gaffe e degli imbarazzi. Svezia e Ucraina, la Nato cerca di allargarsi senza strappi

Di FQ Extra
10 Luglio 2023

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SANTANCHÈ, LA NOSTRA PETIZIONE PER LE DIMISSIONI VERSO 20 MILA FIRME. Ufficialmente si mostrano tetragoni alle polemiche e sul piede di guerra contro la magistratura che farebbe politica (il solito refrain berlusconiano rispolverato dalla classe dirigente quando è in difficoltà). Ma i recenti casi di Santanchè e La Russa, nonché l’imputazione coatta di Delmastro imbarazzano il governo, e un indizio si trova nel programma della festa di partito di Fratelli d’Italia a Roma, da oggi a venerdì. Si apre con Donzelli e si finisce con Meloni e tra gli ospiti c’è mezzo governo. Curiosamente, nella lista mancano tre nomi, pure di rilievo: quello della ministra del turismo Santanchè, del presidente del Senato La Russa e del sottosegretario Delmastro, come ha scritto Giacomo Salvini. Intanto la nostra petizione che chiede le dimissioni di Santanchè indagata per la gestione delle società Visibilia e Ki Group si avvicina a 20 mila firme raccolte. Sul Fatto di domani leggerete un altro capitolo della nostra inchiesta.


ABODI, SANGIULIANO, ROCCELLA &C. IL GOVERNO DELLE GAFFE. Si aggiunge pure il ministro dello sport Andrea Abodi. Le sue dichiarazioni sono solo le ultime di un elenco variopinto, con sfumature dal grottesco-tragico al comico, che inizia a farsi consistente. Intervistato su Radio 24, al ministro è stato chiesto un commento sul coming out del centrocampista Jakub Jankto, di ritorno in serie A al Cagliari. Il calciatore lo scorso febbraio aveva deciso di rendere pubblico il suo orientamento sessuale, infrangendo un tabù atavico nel mondo del pallone. Abodi ha commentato così: “Non amo le ostentazioni, ma le scelte individuali vanno rispettate per come vengono prese e per quelle che sono. Io mi fermo qui.” Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. “Da quando dichiarare il proprio orientamento sessuale significa ostentare qualcosa?”, si chiedono dall’opposizione. Prima di Abodi, a farsi notare per inadeguatezza del discorso era stato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che nella serata di assegnazione del Premio Strega aveva detto che avrebbe “provato a leggere” i libri finalisti che aveva già votato. E quando la conduttrice Geppi Cucciari ha provato a stanarlo con un “Ah, non li ha letti?”, ha risposto, significativamente: “Sì, li ho letti perché ho votato, ma voglio, come dire, approfondire”. Arricchiscono il mosaico le dichiarazioni con cui Ignazio La Russa, commentando la denuncia per violenza sessuale contro suo figlio Leonardo Apache, ha messo in dubbio l’attendibilità della denunciante perché avrebbe assunto droga. Non richiesta e altrettanto contestata la reazione della ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, che ha elogiato l’attenzione di La Russa padre per il tema della violenza sulle donne senza neanche menzionare la ragazza 22enne coinvolta. Per non parlare dei vespai scatenati dai ministri Francesco Lollobrigida e Giuseppe Valditara. Sul Fatto di domani leggerete una lunga rassegna di uscite di esponenti del governo di centrodestra per nulla all’altezza degli eventi.


SALARIO MINIMO, GLI ITALIANI LO VOGLIONO (ANCHE A DESTRA) MA IL GOVERNO EVITA I POVERI. IL NOSTRO FACT-CHECKING. C’è invece una cosa su cui la premier e il resto del governo preferiscono parlare il meno possibile. La precarietà del lavoro e il rischio povertà che grava su milioni di italiani (dai 3 ai 5 secondo le stime). Secondo un sondaggio di Sky Tg24, il 75% degli elettori sono favorevoli all’introduzione di un salario minimo legale. I sì prevalgono anche tra gli elettori di Fratelli d’Italia: 71%. Eppure, Meloni non dice nulla, e in Parlamento la proposta di legge unificata delle opposizioni ha ben poche chances di vedere la luce. Mentre i prezzi e i mutui salgono alle stelle, le vacanze estive si stanno convertendo in una cosa da ricchi, il Paese è maglia nera in Europa per la crescita dei salari e piomba dritto verso la decrescita. Sul Fatto di domani ci concentreremo non sui silenzi, ma sulle parole dette dalla destra e dagli industriali contrari al salario minimo, le volte in cui parlano dell’argomento. Con un nostro fact-checking smentiremo una serie di affermazioni che giustificano l’inazione su questo tema, dai rischi per il turismo alla questione dei contratti collettivi nazionali.


LA NATO DIVISA SULL’ADESIONE DI SVEZIA E UCRAINA. PUTIN E WAGNER, PACE FATTA? La Nato parlerà anche di se stessa, all’atteso vertice che si svolgerà da domani a mercoledì a Vilnius, in Lituania. Al centro del dialogo ci sarà la composizione dell’Alleanza, con due protagonisti e diversi fronti: l’Ucraina e la Svezia. Nel primo caso, il presidente Usa Joe Biden, che oggi ha fatto tappa a Londra prima di arrivare in Lettonia, ha chiarito che l’ingresso di Kiev nell’Alleanza si potrà discutere dopo la fine della guerra, perché altrimenti si andrebbe verso un conflitto mondiale. Oggi però il segretario generale Jens Stoltenberg, riconfermato straordinariamente per un altro anno, ha parlato di semplificare il processo di adesione e ridurlo a una sola fase per l’Ucraina, auspicando anche che gli Alleati mandino “un chiaro messaggio” sull’adesione di Kiev. Non tutti sono d’accordo: spicca la contrarietà della Germania. Zelensky parteciperà alla riunione inaugurale del Consiglio Nato-Ucraina il 12 luglio a margine del summit di Vilnius. Parallelamente si discute anche di Svezia. Il presidente turco Erdogan ha messo il veto sull’adesione per la questione curda. Oggi il sultano di Ankara ha provato ad alzare la posta, chiedendo di barattare l’ok all’ingresso di Stoccolma nell’Alleanza con la ripresa del processo di adesione della Turchia all’Unione europea. Processi da tenere debitamente separati, secondo Bruxelles. Ma sul piatto c’è anche una partita di F-16 dagli Usa. Sul Fatto di domani esamineremo le diverse posizioni su questi due grandi fronti di discussione. Tutto ciò mentre sul fronte di guerra l’Ucraina ha rivendicato di aver ripreso il controllo di Bakhmut. Parleremo anche di un’altra riunione rilevante, stavolta a Mosca. Il Cremlino ha confermato oggi che il 29 giugno Vladimir Putin ha incontrato il capo della Wagner Yevgeny Prigozhin, solo cinque giorni dopo l’ammutinamento del 24 giugno. I due non erano soli: all’incontro durato quasi tre ore avrebbero partecipato 35 persone, compresi i comandanti di vari reparti della Wagner e i generali russi. Putin avrebbe ascoltato le ragioni dei mercenari e avrebbe “offerto loro ulteriori opzioni di lavoro e di impiego nei combattimenti”. Da parte loro i Wagner avrebbero “ribadito il loro sostegno al presidente” e la disponibilità a “continuare a combattere per la patria”. È ricomparso anche il comandante delle operazioni militari in Ucraina Valery Gerasimov.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Mark Rutte lascia la politica. Dopo aver sciolto il governo e convocato elezioni anticipate in autunno, il premier dei Paesi Bassi Mark Rutte ha annunciato che dopo le consultazoni lascerà la politica e non sarà più disponibile come leader del suo partito. Alle speculazioni sulle ragioni del passo indietro l’interessato ha risposto che l’unico motivo è il dissidio interno alla coalizione sulle politiche di asilo.

Caso camici, Fontana assolto in appello. “Il fatto non sussiste”. La Corte d’Appello di Milano ha confermato il proscioglimento del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana accusato di frode in pubbliche forniture assieme ad altre quattro persone per il cosiddetto caso camici.

Rogo nella Rsa milanese, primo avviso di garanzia. Nell’indagine della Procura di Milano sul rogo nella Rsa Casa dei Coniugi, dove sono morte sei persone nella notte tra giovedì e venerdì, è stato iscritto nel registro degli indagati Claudia Zerletti, direttrice della struttura. Le iscrizioni sono necessarie per procedere all’autopsia. Le accuse sono omicidio, lesioni colpose plurime e incendio.

Ondata di calore. Arrivano i primi bollini rossi dell’estate 2023. Roma tra le città più colpite di oggi, domani si aggiungono Bolzano, Firenze, Frosinone, Latina, Perugia e Torino. Mercoledì anche Bologna.


OGGI LA NEWSLETTER IL FATTO ECONOMICO

FT: le rivolte francesi spiegate con i dati sulla disuguaglianza

di John Burn-Murdoch

Due Paesi allo specchio. Il primo è orgogliosamente cristiano, ha permesso la segregazione razziale nella memoria collettiva e i suoi media parlano di razzismo più spesso che in qualsiasi altra parte del mondo sviluppato. Il secondo è rigorosamente laico e vieta per legge la raccolta di dati sulla razza dei cittadini perché i suoi leader politici si sono impegnati per evitare di usare l’etnia per differenziare o dividere. Quale dei due modelli offre migliori prospettive a chi proviene da contesti razziali e religiosi minoritari? La statistica dà una risposta sorprendete a questa domanda. Negli Stati Uniti nel 2021 la disoccupazione era del 5,5% per i nati negli Usa e del 5,6% per i nati all’estero. I tassi di occupazione dei bianchi e dei neri sono alla pari. In Francia, il tasso di disoccupazione è del 7% per i nati nel Paese e del 12% per gli immigrati, e sale al 17% per chi è arrivato negli ultimi dieci anni. Altrettanto negativo il confronto con la Gran Bretagna, che ha dati demografici e una storia coloniale più in linea con quella francese.

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