Torino, il nuovo ospedale ad “alto rischio alluvione”

Scelta una zona verde vicina al corso del fiume Dora

Torino. Un maxi ospedale da 76.600 metri quadrati di superficie che sorgerà da zero a Torino nei prossimi anni, in sostituzione del “vecchio” Maria Vittoria. Il progetto ha incassato il via libera della Regione Piemonte e sulla carta verrà realizzato con 185 milioni di fondi Inail, una parte dei quali servirà per acquistare l’area dal […]

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Torino. Un maxi ospedale da 76.600 metri quadrati di superficie che sorgerà da zero a Torino nei prossimi anni, in sostituzione del “vecchio” Maria Vittoria. Il progetto ha incassato il via libera della Regione Piemonte e sulla carta verrà realizzato con 185 milioni di fondi Inail, una parte dei quali servirà per acquistare l’area dal Comune. Fino a qui tutto bene, se non fosse che la nuova struttura “poliblocco” sorgerà su uno sterrato ai margini del parco Carrara, per tutti “la Pellerina”, il più grande della città. Non è solo una grande porzione di suolo non edificata, ma anche una delle zone che il Piano di Assetto Idrogeologico indica come “soggette ad allagamento o a inondazione da parte di acque anche ad alta energia e con battente superiore a 0,50 m”. Una caratteristica evidente nelle mappe geologiche ufficiali, che nell’area interessata – molto vicino alla Dora Riparia, che in caso di piene a Torino in genere fa più danni del Po – si tingono di arancione e rosso, a indicare rispettivamente il “medio” e l’“elevato rischio alluvionale”. Non solo: di recente in quella zona è stato interrato un elettrodotto, che dovrà essere riposizionato. Il tutto nonostante gli impegni presi pubblicamente dalla città di Torino, che con il “Piano di Resilienza Climatica” si è impegnata ad abbattere il consumo di suolo e a mitigare il rischio idrogeologico. La posa della prima pietra comunque potrà avvenire solo dopo aver modificato gli strumenti urbanistici. “Quando ci sarà l’Accordo di programma tra Regione, Comune e Asl, il progetto dovrà passare dalla Valutazione ambientale strategica e lì tutti i nodi verranno al pettine”, spiega Emilio Soave, ex presidente del parco del Po e vicepresidente di Pro Natura, una delle associazioni che si battono contro il progetto. Per gli ambientalisti è mancata la ricerca di un’alternativa. Inoltre contestano a Palazzo Civico, incaricato dalla Regione di vagliare le possibili soluzioni, di non aver mai reso pubblico lo studio che ha assegnato il punteggio più alto alla Pellerina.

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Scartato in partenza l’ex stabilimento Thyssenkrupp (quello della strage del 2007), sito abbandonato per lo più di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti che attende una bonifica da anni. Secondo quanto emerge dal carteggio tra Regione, Comune e Asl, proprio il mancato risanamento ha squalificato l’ex acciaieria, così come tutte le aree che avrebbero richiesto “ingenti costi di bonifica”. Così, dalla rosa delle proposte l’Asl ha scelto il parco.

Una preferenza che ha spaccato anche lo schieramento alla guida della Regione, con Fratelli d’Italia che ha disertato il voto in Giunta sul Protocollo d’intesa. Nessun commento dall’assessore alla sanità regionale Luigi Icardi, che ora potrebbe dover dare conto al Governo di quella scelta, dopo che un’interrogazione del deputato M5s Antonino Iaria ha portato il caso in Parlamento.

Per salvare il polmone verde nei mesi scorsi sono nati comitati spontanei e petizioni che hanno raccolto migliaia di adesioni. Il comitato Salviamo la Pellerina pochi giorni fa ha depositato un esposto in cui chiede alla Procura e alla Corte dei Conti di fare luce sul capitolo finanziamenti. Un tema caro anche al gruppo Pd regionale, pure entusiasta del progetto. “Il governatore va a dire in giro che paga l’Inail, ma è un bluff – commenta il consigliere Daniele Valle –. Se così fosse dovrebbe finanziare sei ospedali tutti in Piemonte, mentre finanzia un’opera all’anno in Italia”.