Il Fatto di domani. Meloni, un alieno sul palco della Cgil: “No a salario minimo e Rdc”. Diritti civili, la stretta del governo. Putin condannato dalla corte penale internazionale

Di FQ EXTRA
17 Marzo 2023

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MELONI SFIDA LA CGIL “NO AL SALARIO MINIMO, IL REDDITO DI CITTADINANZA HA FALLITO”. Si è mostrata impavida di fronte alle contestazioni e sicura delle scelte del suo governo. Aperta al confronto, a patto che non significhi cambiare idea. “Mi fischiano da quando avevo 16 anni”, diceva prima di entrare. Davanti alla platea del congresso della Cgil, dove erano 27 anni che un premier non si presentava, la presidente del Consiglio ha affrontato la platea con il suo abituale gusto per il contradditorio. Al suo arrivo un gruppo di minoranza del sindacato è uscito dalla sala cantando “Bella ciao”. A Rimini la premier ha risposto ringraziando “anche chi contesta”, ma ha mostrato di non voler cedere di un millimetro sui cavalli di battaglia del suo governo. No al salario minimo e attacco al reddito di cittadinanza, che secondo Meloni “ha fallito gli obiettivi”. Nessun applauso e nessun fischio durante il discorso. Tranne, timidamente, quando ha condannato l’assalto alla sede del sindacato a Roma ad opera di neofascisti durante una manifestazione no vax. “Ignobile”, lo ha definito. Il suo intervento era iniziato con una difesa della riforma fiscale avviata ieri con l’approvazione della legge delega: “Per far crescere l’occupazione bisogna far ripartire l’economia, liberare le energie migliori dell’Italia”, ha detto. Sul Fatto di domani vedremo perché il progetto di questo governo aumenterà l’iniquità fiscale e sarà un regalo ai ricchi, con un’intervista ad Andrea Roventini.


DIRITTI CIVILI, IL GOVERNO CONTRO LE FAMIGLIE LGBTQ+: L’OPPOSIZIONE PRONTA ALLA PIAZZA. Dopo la battaglia sul salario minimo lanciata ieri dal palco di Rimini, Elly Schlein vira sui diritti civili. Domani sarà in piazza a Milano per difendere le famiglie arcobaleno dalla stretta imposta dal governo. Il sindaco meneghino Beppe Sala ha interrotto le registrazioni dei figli con genitori dello stesso sesso, da mercoledì scorso. L’alt è arrivato dal ministero degli interni di Matteo Piantedosi. La circolare del Viminale – datata 19 gennaio 2023 – richiama i prefetti all’osservanza delle sentenze della Cassazione. In particolare, quella del 30 dicembre 2022, dove la Suprema Corte sostiene che l’adozione – per le coppie omogenitoriali – è l’unica via per garantire la tutela del minore. Dunque, nessuna registrazione dei figli nati grazie a procreazione assistita e maternità surrogata, se i genitori sono dello stesso sesso. Il 10 marzo, il prefetto di Milano ha inviato la circolare al sindaco Sala: così è arrivata la mannaia per le famiglie arcobaleno. I figli di coppie omogenitoriali, in Italia, sono quasi 150 mila (centinaia registrati negli ultimi anni solo a Milano). Ma per le destre non esistono. Il 14 marzo la commissione Politiche europee del Senato – con un emendamento di Fratelli d’Italia – ha bocciato il certificato europeo di filiazione. Il regolamento Ue prevede che ciascuno Stato riconosca i figli registrati nei confini del Vecchio Continente: le destre lo hanno affossato temendo il via libera alla maternità surrogata. Del resto la ministra per le politiche famigliari, Eugenia Roccella, è una fiera antiabortista sostenitrice della famiglia tradizionale. Oggi interverrà all’assemblea Generale del Forum associazioni familiari, a Roma, insieme al presidente della Confederazione episcopale italiana, Matteo Maria Zuppi. Sul Fatto di domani vi racconteremo la battaglia sui diritti civili tra le famiglie arcobaleno e il governo, mentre il Piemonte raddoppia i finanziamenti per i progetti contro il diritto all’aborto. Su FQ Extra è disponibile il podcast “Fluid, libere conversazioni sull’identità di genere”: un viaggio in 8 puntate nel mondo lgbtq+. Nella sezione “Guarda”, la videoinchiesta sulla maternità surrogata.


SPECIALE SATIRA, IL FATTO QUOTIDIANO IN EDICOLA CON I CONTRIBUTI DI VAURO E “IL MALE”. Dopo gli attacchi per via della caricatura di Elly Schlein, sul giornale di domani troverete una copertina diversa: 4 pagine per sorridere e riflettere sugli spazi, sempre più angusti, della libertà di satira. Con Vauro e gli autori della storica rivista Il Male, cercheremo di capire come sono cambiati, negli anni, i limiti alla libertà d’espressione. Oggi, la via della satira politica è sempre più stretta. Lo dimostra il caso montato dopo l’articolo di Pino Corrìas. E’ bastata la caricatura di Elly Schlein con il naso marcato, insieme alla nota biografica del padre ebreo ashkenazita, per scatenare l’inquisizione: propaganda antisemita, secondo alcuni; allusioni al nazismo, hanno tuonato altri. Eppure, i ritratti di Corrias sono sempre accompagnati da una caricatura di Frank Federighi, storica matita dell’Espresso. Mai una contestazione. Tranne che per Schlein. Forse, le accuse al Fatto di antisemitismo, erano un messaggio alla segretaria dem: attenzione a certa stampa.


LA VISITA DI XI DA PUTIN PER “PARLARE DI PACE”. GLI USA: “NO ARMISTIZIO ORA”. LA CPI CONDANNA PUTIN. Il presidente cinese Xi Jinping sarà impegnato in un viaggio in Russia da lunedì 20 a mercoledì 22 marzo. Lo ha annunciato ufficialmente il ministero degli Esteri di Pechino, sottolineando che lo scopo della visita è “la pace”. La prospettiva è generale, visto che si parla di “mantenere la pace nel mondo”, e Pechino sottolinea anche l’amicizia con la Russia. Per il Cremlino, la presenza di Xi sarà finalizzata a discutere “la cooperazione strategica”. Il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov ha rilasciato una dichiarazione sibillina: “Il 21 marzo sarà il giorno dei negoziati”, ha detto senza altri dettagli. Il faccia a faccia tra i due leader avverrà già lunedì. Una fonte europea ha confermato alle agenzie di stampa che nel programma dei colloqui, visionato dai diplomatici Ue, è inserito un punto che menziona la pace in Ucraina. Molto più incerto invece l’altro lato del triangolo diplomatico, quello che dovrebbe vedere un colloquio in video tra Xi e il presidente ucraino Zelensky. L’ipotesi era circolata insieme a quella del viaggio a Mosca. Il consigliere del leader di Kiev Mykhailo Podolyak ha abbassato le aspettative, chiarendo che sul colloquio “sono in corso negoziati”. Poi ha chiarito che dal punto di vista ucraino la Cina è un Paese alleato di Mosca. A chiudere il quadro è arrivata la valutazione degli Stati Uniti, che oltre a preparare un altro pacchetto da 840 milioni di dollari di aiuti militari sostengono che un cessate il fuoco adesso non è consigliabile per Kiev, perché sarebbe una ratifica delle conquiste russe. Nei confronti del presidente russo la Corte penale internazionale oggi ha emesso un mandato di arresto per crimini di guerra. Dopo la Polonia anche la Slovacchia ha annunciato che invierà 13 caccia sovietici Mig-29 all’Ucraina. Sul Fatto di domani aggiorneremo il dossier degli invii di armi a Kiev dai Paesi occidentali.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Francia, una mozione trasversale per rovesciare il governo. Dopo l’attivazione dell’articolo 49.3 per la riforma delle pensioni ieri, diversi parlamentari delle opposizioni, su iniziativa del gruppo Liot che riunisce centristi ed ex macronisti, hanno unito le forze nel tentativo di rovesciare l’esecutivo guidato da Elisabeth Borne e presentato una mozione di censura trasversale all’Assemblea Nazionale di Parigi. Il voto è previsto per lunedì.

Credit Suisse, titolo in picchiata. Non è bastato il salvagente da 50 miliardi di franchi offerto dalla Banca centrale svizzera:la banca elvetica ha perso il 10% del valore in borsa. A Wall Street le azioni di First Republic perdono il 23%, malgrado il sostegno da 30 miliardi di dollari garantito da un consorzio di 11 banche.

Che c’è di Bello. Nel nostro inserto culturale del sabato parleremo del film Volo MH370 su Netflix, della serie Apple+ Extrapolations, dello spettacolo Antenati, the grave party di Marco Paolini, della mostra del Carpaccio a Venezia e dei romanzi di Ottessa Moshfegh e Georges Bernanos.


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Pensioni, Francia a ferro e fuoco dopo la forzatura di Macron

di Luana De Micco

Stamattina Parigi si sveglia ferita. Si raccolgono i detriti rimasti nelle strade dopo una notte di guerriglia urbana, automobili e cassonetti bruciati, vetrine di negozi infrante, arredo urbano danneggiato. È il giorno dopo il 49.3 e niente sarà più come prima: ieri Emmanuel Macron ha deciso di far passare la contestata riforma delle pensioni con la forza, attivando il famigerato articolo della Costituzione che permette di scavalcare il voto del Parlamento. La scelta meno rischiosa per lui, l’unica per poter varare senza intoppi il testo che rischiava di non ottenere la maggioranza assoluta in Assemblea. Ma la più impopolare, la più “ingiusta”, “antidemocratica” e “brutale”, per i sindacati, le opposizioni e i due terzi dei francesi. Macron ha acceso una miccia, quella della crisi sociale, che non si sa bene quanto durerà, politica, con il voto di sfiducia al governo atteso lunedì, e istituzionale.

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