Il Fatto di domani. Tutti contro tutti: così l’Ucraina si sta trasformando in un conflitto mondiale. Zelensky a Sanremo, la nota stonata (e la diffida) sul tavolo del Cda Rai

Di Il Fatto Quotidiano
30 Gennaio 2023

LA CINA CONTRO GLI USA, JOHNSON CONTRO LA RUSSIA, L’IRAN CONTRO L’UCRAINA: IL CONFLITTO ALIMENTATO DALLA FOLLIA. Lo abbiamo scritto oggi: una guerra tira l’altra. E così, dopo il memo in cui il generale Usa Minihan avvertiva che Cina e Stati Uniti potrebbero entrare in guerra tra due anni, Pechino ha attaccato la Nato, rea di continuare “a sfondare aree e campi di difesa tradizionali” e gli Stati Uniti, “quelli che hanno innescato la crisi ucraina ” continuando a vendere armi a Kiev. La Cina, che si definisce “un partner cooperativo che non minaccia gli interessi di alcun Paese”, annuncia però che “non starà seduta a guardare gli Usa danneggiare i diritti e gli interessi legittimi delle società cinesi”. Il tutto mentre Mosca condanna l’attacco con droni in Iran: di “azione provocatoria potenzialmente in grado di generare un’escalation incontrollata in una regione già lontana dalla calma”, ha parlato il ministro degli Esteri russo, Lavrov. La Repubblica Islamica ha convocato l’incaricato d’affari ucraino nel Paese a seguito dei commenti fatti da Kiev sull’attacco dell’altra notte. In particolare, era stato il consigliere del presidente, Podolyak, a collegare ciò che è accaduto a Isfahan con il coinvolgimento di Teheran nella guerra. E a gamba tesa nel conflitto diplomatico entra un altro ex protagonista della scena europea, Boris Johnson, secondo il quale Putin lo avrebbe minacciato personalmente con un attacco missilistico durante una telefonata prima del 24 febbraio scorso. Affermazione tacciata come “bugia” dal portavoce del Cremlino, Peskov. La Polonia, che porterà al 4% del Pil il budget per la propria difesa, si è anche detta pronta all’invio di caccia F-16 in Ucraina con l’avvallo della Nato. Putin ha sentito oggi il principe saudita bin Salman. Insomma, se per qualche ora le bombe sul campo non sono cadute, tutto fa pensare che la strada verso un conflitto molto più ampio si stia lastricando velocemente. Sul Fatto di domani capiremo quali sono i rischi reali di un’escalation mondiale della guerra. Leggerete anche un reportage da Bakhmut, dove la popolazione vive negli scantinati.


ZELENSKY A SANREMO: LA PATATA BOLLENTE FINISCE IN CDA. Il mondo guerreggia e non poteva mancare il nostro ministro degli Esteri, Tajani: “Il Parlamento ha votato qualche giorno fa la possibilità di inviare nuove armi all’Ucraina, ed è probabile che verranno inviati sistemi di difesa aerea”. Che la maggioranza degli italiani sia contraria, non sembra importare a nessuno. Tanto meno alla Rai, che ha opzionato l’intervento del presidente ucraino a Sanremo senza chiedere e neanche informare il Consiglio d’amministrazione, dove il caso è piovuto solo stamattina su richiesta del consigliere Laganà. L’intervento avverrà con un videomessaggio registrato, la risposta dell’ad Fuortes, e pertanto si avrà tempo di visionarlo da parte dei dirigenti coinvolti (in primis, il direttore dell’Intrattenimento di Prime Time, Coletta). Se emergeranno criticità, avrebbe spiegato ancora Fuortes, il messaggio verrà visionato anche da lui stesso. Però di certo la partita non si chiude qui: l’associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi ha diffidato i vertici Rai, la commissione di Vigilanza e la commissione Stabile per il Codice Etico Rai ad avviare “un procedimento urgente finalizzato a valutare la correttezza delle scelte espletate dalla direzione artistica di Sanremo con rifermento alla scelta degli ospiti. Il rischio di spettacolarizzazione della guerra – si legge nel documento – è contrario a Sanremo e al codice etico, in quanto non è Sanremo il luogo in cui far incontrare (e per il contraddittorio sarebbe doveroso se si vuole fare informazione) due presidenti di due Stati in guerra. Altrettanto evidente è il rischio di incentivare l’odio razziale”. Sul giornale di domani vedremo chi e cosa si sta muovendo in Rai.


MESSINA DENARO, IL TESTE E I FESTINI CON POLITICI E FORZE DELL’ORDINE. Oggi i carabinieri del Ros hanno perquisito a Bagheria le abitazioni di Maria Mesi, ex amante del boss, e del fratello della donna. Entrambi sono stati indagati, in passato, per aver favorito la latitanza del capomafia. Ma la notizia di giornata, che sarà ovviamente da verificare, arriva da Le Iene. Un teste ha raccontato a Ismaele La Vardera, ex Iena, oggi vicepresidente della commissione Antimafia della Regione Sicilia, di aver partecipato ad alcuni festini in una villa del palermitano: insieme a lui, ci sarebbe stato proprio Matteo Messina Denaro, un appartenente alle forze dell’ordine, un medico, un noto politico italiano e alcune prostitute. Sull’attendibilità dell’uomo, gli inquirenti stanno facendo accertamenti. Nel racconto, infatti, ci sarebbero alcune incongruenze: il testimone avrebbe detto di non essere stato a conoscenza della vera identità del boss, che gli sarebbe stato presentato con il nome di Andrea. Solo dopo l’arresto avrebbe capito di chi si trattava. Sul Fatto di domani faremo luce su questa testimonianza. E, seguendo il filo che lega Messina Denaro a D’Alì, torneremo a parlare dei vitalizi ai condannati: ora è tutto nelle mani del presidente del Senato La Russa.


COSPITO TRASFERITO NEL CARCERE DI OPERA. LA VICENDA DELL’ANARCHICO SUL TAVOLO DEL GOVERNO. Sarà ricoverato nel padiglione del Servizio assistenza intensificata del penitenziario milanese, pronto per le emergenze, il detenuto al 41bis in sciopero della fame da 103 giorni; il suo avvocato ha comunicato che comunque Alfredo Cospito “non accetterà somministrazioni di cibo”. L’uomo ha perso 45 chili e si rischiano “questioni irrisolvibili per gli organi”, secondo il suo medico personale. A sostegno della sua battaglia, sarebbero riconducibili alcune azioni violente commesse a Milano e a Roma: nella notte tra domenica e lunedì due auto della polizia locale del capoluogo lombardo sono andate a fuoco; poche ore dopo, nella Capitale, cinque vetture aziendali della Telecom sono state incendiate. La vicenda è approdata nel Consiglio dei Ministri cominciato da poco a Palazzo Chigi: la premier Meloni ha reso noto che le azioni anarchiche “non intimidiranno le istituzioni”. Gli ha fatto eco il ministro dell’Interno, Piantedosi: “Cospito ha mostrato discreta pericolosità ed è stato condannato in via definitiva per gravissimi reati”. La Procura di Roma, in merito alle azioni contro il consolato italiano a Barcellona e contro l’auto di un funzionario dell’ambasciata italiana a Berlino, ha ipotizzato i reati di danneggiamento e di incendio aggravati dalle finalità di terrorismo. Domani è attesa una manifestazione degli anarchici anche a Madrid. Sul giornale di domani vedremo chi è, e che ha fatto, l’anarchico che sta mettendo in allarme le polizie europee.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

“Illecito grave e ripetuto”, le motivazioni della penalizzazione della Juventus. “Comportamenti scorretti” nonché “sistematici e ripetuti” che hanno provocato “effetti” sul bilancio attraverso la “ricerca artificiale di plusvalenze come obiettivo e non come effetto delle operazioni” di mercato. Una maniera di agire che ha portato alla “inevitabile alterazione del risultato sportivo”. Sono alcune delle motivazioni che hanno portato la Corte d’Appello federale della Figc a penalizzare di 15 punti la squadra.

Rinnovabili, queste disattese. Gli obiettivi del piano italiano per ridurre le emissioni è di produrre 8 megawatt di rinnovabili l’anno. Peccato che le roboanti dichiarazioni dell’ex ministro Cingolani si siano tradotte in un fallimento.

2023, che cinema fa. Il nostro Federico Pontiggia ci racconta cosa vedremo al cinema quest’anno e quanto i cineasti italiani si aspettano dai festival internazionali.


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