Il Fatto di domani. Il governo Meloni alla prova Manovra: tagliare sui poveri, accentrare il potere. In piazza per la pace: da Bindi a Ficarra e Picone, ecco chi aderisce

Di FQ EXTRA
5 Novembre 2022

CARO-BOLLETTE, IL TESORETTO DI MELONI PER AZZOPPARE REDDITO E SUPERBONUS. Sul tavolo di Giorgia Meloni arriva il dossier energia con il caro-bollette. Il Consiglio dei ministri (ancora in corso) sta valutando il “quadro programmatico” della Nota di aggiornamento del documento di Economia e Finanza. Non saranno approvate misure per sostenere i portafogli di famiglie e imprese, aggredite dai rialzi di gas e corrente elettrica. I provvedimenti concreti arriveranno con il decreto Aiuti-quater la prossima settimana. Prima bisogna capire quanti soldi ci sono a bilancio: questo è il compito della Nadef. Di sicuro, ci sono alcune note positive: il rialzo del Pil nel terzo trimestre 2022 (+0,5%) e le maggiori entrate Iva. Così, Giorgia Meloni avrà un margine di circa 15 miliardi. Anche l’andamento del deficit aiuta i conti del governo, aprendo uno spazio da quasi 22 miliardi per la prossima legge di Bilancio. Sul Fatto di domani vi racconteremo l’esito del Consiglio dei ministri con la conferenza stampa del governo, e faremo il punto su come l’esecutivo intenderà spendere i soldi. Bollette a parte, Meloni e il centrodestra hanno messo nel mirino la riforma del Reddito di cittadinanza e quella del Superbonus edilizio al 110%. Da una parte, fare cassa sulla pelle dei poveri. Dall’altra, azzoppare la misura che più ha contribuito alla crescita del Pil.


DELEGHE DI GOVERNO, GIORGIA PRENDE TUTTO. Oltre all’economia, il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare un decreto legge sulle deleghe. Cioè l’attribuzione delle competenze tra gli uffici ministeriali. La linea di Meloni appare chiara: accentrare soldi e potere tra i suoi fedelissimi. Raffaele Fitto (neo ministro Fdi agli Affari Europei) sarà l’uomo forte con la supervisione sull’intero Pnrr. Un modo per mettere sotto tutela Giorgetti e Salvini. A proposito del Capitano, nelle acque tra Malta e Italia “galleggiano” i quasi mille migranti salvati dalle navi Ocean Viking, Geo Barents e Humanity 1: il governo non ha ancora dato l’ok allo sbarco. Mentre la Francia si è detta disponibile ad accogliere una parte delle persone a bordo, la Norvegia chiude a qualsiasi possibile collaborazione. Sul giornale di domani vi daremo conto della battaglia sugli sbarchi. Tornando alle deleghe, Spazio e made in Italy dovrebbero finire ad Adolfo Urso (Sviluppo Economico). Il cognato di Meloni Francesco Lollobrigida – ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare – punta a incassare quella sulla Pesca. Non ne sarà lieto l’altro Fratello d’Italia Nello Musumeci, al dicastero del Sud e del Mare, già spogliato della Coesione territoriale affidata a Fitto. Il risarcimento per l’ex governatore siciliano potrebbe essere la Protezione civile. L’altra grana è sugli stabilimenti balneari: organizzare le gare per le concessioni (previste dal Ddl concorrenza) spetterebbe a Daniela Santanchè. Ma sulla Ministra del Turismo – proprietaria con Flavio Briatore del beach bar Twiga a Forte dei Marmi – pesa il conflitto d’interessi. Meloni pensa a un comitato interministeriale per la delega ai Balneari, ma Santanchè potrebbe farne parte (o nominare un suo uomo). Per la ministra, buone notizie dalla procura di Milano: non è indagata per il fallimento della società Visibilia. Sul Fatto di domani vi racconteremo nel dettaglio la spartizione del potere governativo.


GLI ITALIANI IN PIAZZA PER LA PACE, IL GOVERNO RIFINANZIA LA GUERRA. “Mentre la popolazione mondiale è afflitta da gravi crisi alimentari, ecologiche e pandemiche”, loro giocano “con il fuoco, con missili e bombe, con armi che provocano pianto e morte”. Da una parte gli Stati, dall’altra le popolazioni. In mezzo, Papa Francesco che continua a chiedere l’avvio di negoziati per la pace. Domani a Roma la grande manifestazione, cui aderiscono oltre 500 sigle: sono attese migliaia di persone. Sul Fatto di domani sentiremo le motivazioni che spingono politici, intellettuali, docenti ad andare in piazza: riporteremo i pareri, tra gli altri, di Graziano Delrio, Paolo Flores d’Arcais, padre Alex Zanotelli, Ficarra e Picone, Noemi, Rosy Bindi. E vi daremo conto del dialogo di oggi pomeriggio su pace e politica in cui sono intervenuti la giornalista Barbara Spinelli, l’economista Jeffrey Sachs e il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, iniziativa della scuola politica voluta da Giuseppe Conte con il M5S. Domani, però, ci sarà anche un’altra piazza, una sorta di anti-Roma. A Milano sfilerà a sostegno dell’Ucraina l’autoproclamato terzo polo: in prima fila Carlo Calenda, Matteo Renzi (di ritorno dal democraticissimo bin Salman), Pierferdinando Casini e la nuova arrivata Letizia Moratti, capace come abbiamo visto di un rapidissimo cambio di campo. Del resto, la linea del governo per ora non cambia: il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha ribadito in un’intervista che “la pace non è mai gratis”. Si attende a breve un nuovo decreto interministeriale sugli aiuti da mandare all’Ucraina. Tradotto: nuove armi. Così come fatto dagli Usa, che invieranno altri 400 milioni di dollari a Zelensky. Sul campo, la battaglia ruota ancora attorno a Kherson: Putin ha chiesto alla popolazione di lasciare la città. A Kiev 450mila case sono senza elettricità. Sul giornale di domani, a proposito del rischio nucleare, Stefania Maurizi intervisterà l’esperto americano Stephen Schwartz.


IL CLIMA PESANTE DELLA COP 27 (VAN GOGH NE SA QUALCOSA). Domenica si apre a Sharm el-Sheikh l’annuale conferenza Onu sul clima. A un anno dagli ambiziosi impegni assunti a Glasgow, le premesse di questo nuovo summit non fanno ben sperare. Anzi, il vertice rischia di trasformarsi in un flop. I Paesi sottoscrittori dell’accordo del 2021, che erano 197, avrebbero dovuto rivedere i propri impegni di riduzione delle emissioni, per stare in linea con la soglia critica di un grado e mezzo. Invece, dei 197 solo 23 hanno comunicato la revisione dei cosiddetti “NDC”, gli impegni di riduzione delle emissioni e di sostegno finanziario ai Paesi più poveri e vulnerabili. Sul giornale di domani vedremo come si colloca l’Italia in questo scenario (il nuovo governo è partito malissimo) e faremo il punto sull’Egitto, che invece con la Cop 27 tenta di ripulire la propria immagine. A proposito di clima, oggi sono tornati in azione a Roma gli ambientalisti di Ultima generazione, che hanno imbrattato “Il seminatore” di Van Gogh esposto a Palazzo Bonaparte e hanno occupato la tangenziale. Anticipiamo il commento di Elisabetta Ambrosi sulla protesta “artistica” degli attivisti green.

Bastassero i piselli per fermare l’estinzione

di Elisabetta Ambrosi

Non sappiamo se Van Gogh avrebbe apprezzato la zuppa di piselli gettatagli addosso dagli attivisti di Ultima Generazione ieri a Roma, né se Monet avrebbe gradito il purè tiratogli contro, a Potsdam, da attivisti tedeschi giorni fa. Sappiamo invece che queste azioni si stanno moltiplicando, insieme ai blocchi stradali e agli scioperi della fame. E che la maggior parte della popolazione, basta chiedere in giro, non li capisce e non li apprezza. Insomma, un problema esiste, ma non è tanto l’attivismo ambientale in sé, benvenuto in un’epoca di tale stordimento critico che la maggior parte dell’umanità sta accettando passivamente di andare verso l’estinzione. Sbagliano certi giornali che auspicano calci in culo a chi occupa il Gra (vedi Il Messaggero). Sbaglia anche il distinto scienziato raccontato dalla Stampa che li invita ad andare a studiare la mitigazione, quando ormai proprio gli scienziati, stufi di essere inascoltati, hanno deciso di scendere in piazza e sospendere le pubblicazioni. La protesta serve come il pane, ma come il pane serve anche che gli attivisti spieghino il più possibile il senso della protesta: perché Van Gogh, perché i piselli etc. Viceversa, in questo mondo dove la comunicazione è impazzita, si rischia il fraintendimento. D’altronde, vale almeno per i giornalisti, è vero pure che basta chiedere. Quando domandai la ragione dei blocchi sul Gra, mi risposero che così potevano interagire con delle persone, gli automobilisti, e spiegare le loro ragioni. “Una protesta davanti a Montecitorio sarebbe stata inutile”, dissero. C’è molta meno violenza in un lancio di cibo contro un dipinto che in chi, bruciando petrolio e gas, fa aumentare siccità e alluvioni che uccidono la gente. Ma anche questo, appunto, va spiegato. Forse, serve solo un miglior ufficio stampa.


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Curva silenziata, viaggio nella tifoseria interista. Dopo l’uccisione di Vittorio Boiocchi, storico capo ultrà, e lo svuotamento della curva nerazzurra sabato scorso, la Questura ha deciso che il 9 novembre, in occasione di Inter-Bologna, non potranno essere portati striscioni, bandiere, megafoni e tamburi. Sul giornale di domani il nostro reportage tra luci e ombre della tifoseria.

Covid, i dati del primo bollettino settimanale. Come annunciato, col nuovo corso Meloni-Schillaci i numeri relativi alla pandemia vengono diffusi una volta alla settimana. Dal 27 ottobre al 3 novembre, si sono registrati 166.824 contagi e 496 morti.

“I cospiratori” di Frederic Prokosch e gli appuntamenti del fine settimana. Nelle pagine della cultura il romanzo dello scrittore statunitense dalla penna di chi lo ha conosciuto e il nostro inserto Che c’è di Bello, dalla quinta stagione di The Crown alla “Vita davanti a sé” di Silvio Orlando, da Joyce Carol Oates a Sveva Casati Modigliani.


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