Il Fatto di domani. Il giro di valzer tra partiti e Colle riavvicina Draghi a Palazzo Chigi. Firme, appelli e preghiere: l’Italia del potere vuole SuperMario

Di FQ Extra
19 Luglio 2022

Ascolta il podcast del Fatto di domani

DRAGHI VEDE MATTARELLA E LETTA: DOMANI IL GIORNO DEL GIUDIZIO GIÀ SCRITTO. Il calendario è definito. Mario Draghi sarà al Senato alle 9.30 domani per le sue comunicazioni. Seguirà il dibattito e il voto di fiducia di Palazzo Madama è atteso intorno alle 19.30. Alla Camera invece il premier sarà giovedì alle 9. Il finale di queste cinque giornate di crisi di governo si scriverà solo domani, ma la politica prova ad anticiparlo con vertici su tutti i fronti e trattative. Anche Draghi ha dato i suoi segnali: stamattina è stato mezz’ora al Quirinale dal presidente Mattarella e non ha presentato di nuovo le dimissioni (come avrebbe potuto fare). Prima aveva visto Enrico Letta a Palazzo Chigi. Il segretario Pd è l’unico leader di maggioranza che il premier ha incontrato: la cosa non è piaciuta al centrodestra. Berlusconi e Salvini, riuniti nella residenza romana del Caimano, hanno comunicato “sconcerto”: “Perché lui e gli altri no?”. Lega e Forza Italia sono orientate a continuare con il governo, purché sia senza il M5s. Il partito di Conte è l’osservato speciale. Il Movimento non aveva riunioni oggi. L’uscita degli ultimi governisti, il capogruppo alla Camera Davide Crippa e il ministro D’Incà, non si è verificata. Crippa ha dichiarato però che se nel discorso di domani il premier dovesse aprire ai 9 punti presentati da Conte sarebbe “ingiustificabile” non votare la fiducia. Corto circuito, Di Maio ha detto ai giornali di essere certo che alla Camera il direttivo 5S vorrebbe votare la fiducia a Draghi. È stato smentito. Sulla singolare situazione politica sul Fatto di domani leggerete l’analisi del costituzionalista Andrea Pertici.

APPELLI, FIRME, ALLARMI: LA CLASSE DIRIGENTE SPINGE PER SUPERMARIO. Mentre la politica cerca un nuovo equilibrio l’establishment italiano e i suoi alfieri continuano a premere perché Draghi resti a Palazzo Chigi, e lo faccia escludendo i 5 Stelle di Conte. Così, oltre alle goffe “manifestazioni spontanee” convocate ieri da simpatizzanti di Azione a Milano, Roma e Torino (che nonostante il sostegno della galassia centrista tra cui Italia Viva hanno portato in piazza non più di qualche centinaio di persone), si moltiplicano appelli e raccolte firme. La più rilevante è quella dei “2000 sindaci per Draghi” (in realtà sono circa 1300), che ha fatto infuriare Fratelli d’Italia. “I sindaci italiani sono più di ottomila, io sto con gli altri 6 mila”, dice il meloniano Marco Marsilio, presidente dell’Abruzzo. Il Sole 24 ore, quotidiano di Confindustria, ha pubblicato un appello firmato da 250 amministratori delegati e rettori universitari. Dichiarati liberali come Calenda e Renzi suggeriscono a Draghi di andare in Parlamento e “dettare le sue condizioni”, di dire “o così o niente”. Sul Fatto di domani metteremo a fuoco chi sono esattamente i supporter del Draghi bis, anzi del Draghi forever, e ripercorreremo i precedenti di questa mobilitazione di classe dirigente con lo storico Angelo D’Orsi.

GAS, L’EUROPA PREPARA I RAZIONAMENTI. L’Ue scivola verso l’austerity energetica in autunno. Il piano d’emergenza preparato dalla Commissione sarà presentato domani, ma la bozza circolata tra i giornalisti prevede l’obbligo per i 27 membri di tagliare i consumi in caso di stop alle forniture russe. In altre parole: razionare. Secondo un’esclusiva di Reuters, Gazprom dovrebbe riativare il flusso del Nord Stream 1 giovedì 21 come previsto, ma con una portata ridotta. È impossibile però predire come si comporterà in autunno il colosso russo. I future sul gas sul listino di Amsterdam sono scesi leggermente (a 154 euro al megawattora, ma in Italia il prezzo unico dell’elettricità ha raggiunto 500 euro al megawattora, rispetto ai 423 della scorsa settimana. Sul Fatto di domani vedremo nel dettaglio stime e previsioni europee.

PUTIN A TEHERAN “GUADAGNA” GIACIMENTI E ARMI. Di gas e petrolio hanno parlato anche Vladimir Putin e il presidente dell’Iran Ebrahim Raisi, che si sono visti a Teheran oggi pomeriggio. Prima dell’incontro è stato annunciato un mega accordo tra Gazprom e la compagnia petrolifera nazionale iraniana che prevede investimenti russi per 40 miliardi di dollari, con lo scopo di aumentare lo sfruttamento di diversi giacimenti di idrocarburi. In cambio, annuncia il comandante dell’esercito iraniano, l’Iran è pronto a esportare armi ed equipaggiamento militare a Paesi amici, tra cui la Russia. Nella capitale iraniana oggi c’era anche il presidente turco Erdogan. La trilaterale doveva parlare di pace in Siria, ma è impossibile non parlare di Ucraina, di crisi del grano e di energia nucleare. Con la guerra e l’isolamento occidentale, la Russia espande la sua influenza in Iran e Medio Oriente: sul Fatto di domani vedremo i risultati geopolitici del colloquio. Andremo poi in Germania, per continuare a seguire il dibattito sul bellicismo nella coalizione di governo e il ruolo dei socialdemocratici.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Piacenza, la procura accusa sindacalisti di base di estorsione. Otto membri del Si.Cobas e dell’Usb sono stati oggetto di misure cautelari perché ritenuti responsabili di associazione a delinquere per reati come violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, sabotaggio, interruzione di pubblico servizio. La risposta: “è repressione contro la lotta sindacale”. Convocato un presidio domani, l’Usb ha indetto uno sciopero della logistica di 24 ore a partire da stanotte.

Covid in frenata. Oggi sono 120.683 nuovi casi, 176 morti. Contagi in calo rispetto a una settimana fa.

Morte di David Rossi, la perizia del Ris: “si lasciò cadere”. Tra le varie ipotesi di caduta, la più compatibile è quella secondo cui David Rossi, cosciente, si tiene aggrappato con le mani alla barra di protezione e poi si lascia cadere nel vuoto. L’ipotesi che sia stato gettato di sotto è poco compatibile con la dinamica, invece. Queste le conclusioni delle analisi del Ris dei carabinieri illustrate oggi dal comandante Sergio Schiavone alla Commissione parlamentare sulla morte dell’ex capo della comunicazione di Mps.

Corruzione, arrestata la sindaca di Terracina. Roberta Tintari, di Fratelli d’Italia è stata messa ai domiciliari dopo un blitz anti-corruzione. Cinque in tutto gli arrestati, tra cui due assessori e il presidente del Consiglio comunale. L’indagine, partita nel 2019, riguarda presunte irregolarità nella gestione degli appalti balneari e del demanio marittimo comunale.


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