Il Fatto di domani. La graticola del Quirinale continua a bruciare candidati, Cassese e Belloni passeranno la notte?

Di FQ EXTRA
27 Gennaio 2022

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QUIRINALE, ANCORA FUMATA NERA. SALVINI GIURA: “DOMANI UN NOME”, MA RINVIA IL VERTICE. Con il quarto scrutinio, stamattina alle 11, si è abbassato il quorum necessario per eleggere il Capo dello Stato: bastano i 505 voti della maggioranza assoluta dei grandi elettori. Ma anche oggi la seduta è andata a vuoto. Dopo una nottata di trattative senza esito, dove sono decadute le opzioni contrapposte di Elisabetta Casellati e Pierferdinando Casini, il centrodestra ha dato indicazione di astensione, Pd e 5 Stelle hanno confermato la scheda bianca, lasciando però nel caso del Movimento libertà di coscienza. Alla fine gli astenuti sono stati 441, le schede bianche 261 ed è cresciuto il nome di Sergio Mattarella, che ha ottenuto 166 preferenze. Non sono solo voti di stima: la figura del presidente uscente, che pure ha espresso molte volte la sua contrarietà al bis, per alcuni resta un’opzione percorribile. L’altro dato riguarda i voti del centrodestra: l’astensione, scelta intestata a Matteo Salvini, non è piaciuta a Fratelli d’Italia (che ieri ha votato Crosetto), ma soprattutto ha mostrato che, al momento della conta, Lega, Forza Italia e meloniani non hanno i numeri per eleggere da soli un candidato. Matteo Salvini, comunque, ha provato a fare un passo avanti e ha annunciato che domani vuole scrivere un nome sulla scheda. Spera sia quello del prossimo presidente della Repubblica. Il centrodestra ha riunito i vertici alle 19, poi l’incontro è stato spostato a dopo le 21, segno che c’è gran confusione: vedremo cosa ne uscirà sul giornale di domani. Anche oggi abbiamo analizzato il voto e le prospettive nel nostro talk di approfondimento Quirinal Tango, con Antonio Padellaro, Gad Lerner, Salvatore Cannavò e Fabrizio d’Esposito. La trasmissione è in streaming tutti i giorni alle 17 sul fattoquotidiano.it.

UN CANDIDATO BRUCIATO AL GIORNO: LA PARABOLA DI BELLONI, TORNA L’IDEA DRAGHI. Per tutta la giornata due nomi sono rimbalzati nelle dichiarazioni e nelle chat dei politici e nel Transatlantico. Quello del giurista Sabino Cassese, che ieri ha smentito di aver incontrato Salvini su questo tema ma poi si è offerto volentieri ai media per dare la sua disponibilità (“le cariche pubbliche non si sollecitano e non si rifiutano”, qui il nostro ritratto del professore candidato dell’élite). Cassese piace a Fratelli d’Italia e a una parte del Pd, ma non al M5S e poi ha 86 anni (troppi, secondo molti). L’altro nome circolato è quello della diplomatica, ex segretaria generale del ministero degli Esteri e attuale capo dell’intelligence Elisabetta Belloni, che era nella rosa di Giuseppe Conte, è apprezzata dal Pd e su cui anche il centrodestra si è mostrato disponibile a trattare. Fuori dal coro Matteo Renzi, che ha detto no a entrambi. Com’è accaduto anche ieri, però, un po’ come nell’enigma della Sfinge i candidati che la mattina camminano su due gambe di sera hanno bisogno di appoggiarsi al bastone. Nel pomeriggio i partiti hanno smesso di fare nomi e i leader hanno scelto il silenzio. Dal Pd, Andrea Orlando ha detto che è Salvini ad avere l’onere di sbloccare la situazione: “Deve fare un nome, stiamo aspettando”. Molto potrebbe muoversi dopo il vertice del centrodestra. E se i nomi di Belloni e Cassese sbiadiscono, la girandola politica rischia di tornare al punto di partenza. Riprende anche vivacità l’idea, mai davvero tramontata, di far traslocare al Colle Mario Draghi. Sul Fatto di domani vedremo cos’è accaduto in questa quarta giornata di negoziati e pubblicheremo un profilo di Elisabetta Belloni.

COVID, IL GREEN PASS (FORSE) NON È PER SEMPRE. L’epidemia comincia a rallentare nel nostro Paese, anche se di poco. Oggi i nuovi casi sono 155.700 e i morti 389. Il report della fondazione Gimbe dice che rispetto alla settimana scorsa i casi sono diminuiti del 3,7% e le terapie intensive dell’1%. Ma i decessi sono cresciuti dell’11% e il dato più rilevante è il crollo delle prime dosi, che sono più di un quarto in meno rispetto alla settimana scorsa. È una prova ulteriore del fatto che l’obbligo vaccinale per gli over 50 non ha sortito l’effetto sperato dal governo, anche perché mancano 3 giorni alla deadline per vaccinarsi e avere il green pass in tempo per il 15 febbraio. Gimbe critica anche le proposte delle Regioni, che spingono per superare il sistema delle fasce di rischio colorato. Sul Fatto di domani analizzeremo questi dati con il presidente della fondazione, Nino Cartabellotta. Il governo sembra invece sempre più convinto della necessità di rendere indefinita la durata del green pass per i vaccinati con tripla dose. Su questo il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri oggi ha fatto un ulteriore passo avanti, affermando che si può cominciare a pensare a “un progressivo ritorno alla completa normalità”, intesa come la fine di tutte le restrizioni. Nel frattempo, l’Agenzia europea del farmaco ha dato via libera alla commercializzazione della pillola anti-covid di Pfizer, chiamata Paxlovid. La casa farmaceutica promette di fornire 120 milioni di trattamenti entro fine anno.

PLASTICHE MONOUSO, SBERLA DELL’EUROPA AL GOVERNO. Giorni fa la Commissione europea ha mandato un richiamo a Roma a proposito della normativa sull’uso della plastica. L’Europa ha infatti introdotto il divieto totale delle plastiche monouso, come piatti e posate usa e getta, che si estende a tutti i tipi di plastica, anche quelle biodegradabili. Rispetto alle quali però l’Italia il 14 gennaio scorso ha introdotto una deroga per salvare le aziende produttrici italiane che hanno investito da anni in questa tecnologia. Tuttavia, il Commissario Thierry Breton ha specificato che se l’Italia non eliminerà l’eccezione rischia di incorrere in una procedura di infrazione. Sul Fatto di domani vedremo quali opzioni abbiamo davanti. Torneremo anche a parlare del dibattito sulla tassonomia europea. La Commissione ha confermato che il 2 febbraio verrà adottato il piano con l’inclusione del gas e del nucleare, nonostante le proteste di scienziati, ambientalisti e alcuni stati membri. Sul giornale di domani vedremo qual è la posizione dell’Italia.


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