Il reportage

“Frankenpipe”, il gasdotto che terrorizza la Pennsylvania

Stati Uniti e inquinamento - Altro che politica green nei dintorni di Philadelphia i cittadini combattono contro i danni causati dal potente colosso del petrolio Sunoco, che sfrutta il loro territorio per estrarre ed esportare gas in Europa e Cina

Di Cédric Vallet
15 Novembre 2021

Due palizzate metalliche alte sei metri tagliano a metà la piccola città di Uwchlan, a una cinquantina di chilometri da Philadelphia, in Pennsylvania, attraversando graziosi giardini, sfiorando le case, impedendo di vedere il paesaggio dalle verande. Nello spazio tra i due muri, degli uomini sono al lavoro: stanno scavando lunghi e stretti tunnel destinati a contenere due nuovi gasdotti, il Mariner East2 e il 2X, costruiti da Sunoco, filiale del colosso delle condutture per gas e petrolio, Energy Transfer. “I muri avrebbero dovuto proteggerci dal rumore. In realtà, non bloccano né i rumori martellanti, né le continue vibrazioni né il fumo”, osserva Paula Brandl, abitante del quartiere, stanca dopo mesi di lavori. E non è la sola ad esserlo nelle contee di Chester e del Delaware, vicine a Philadelphia, densamente popolate. “Altre aziende sono molto meno irresponsabili e rispettano di più le regole – osserva Alex Bomstein, avvocato che lavora con l’ONG Clean Air Council –. Non è così per Sunoco, che sta commettendo molti errori”.

Iniziato nel 2017, il cantiere colossale dei due gasdotti, lunghi 494 chilometri, si sta impantanando malgrado le rassicurazioni dell’azienda. Le due condutture serviranno a collegare i pozzi di gas da argille (detto anche gas di scisto) dall’ovest della Pennsylvania – dalla cui estrazione fuoriesce metano, un gas serra – al porto industriale di Marcus Hook, nei pressi di Philadelphia, per trasportare propano, butano ed etano. L’obiettivo è di esportare parte di questi gas via mare in Europa o in Cina, dove vengono utilizzati come materia prima per la fabbricazione di plastica e altri prodotti. La richiesta europea, in particolare da parte di Ineos, colosso petrolchimico britannico, ha contribuito, sin dal 2011, a dare il via libera alla costruzione dei due condotti. Il loro percorso è parallelo a quello del Mariner East1, un oleodotto costruito nel 1931 per trasportare il petrolio destinato al mercato locale – carburante e riscaldamento – dalla costa orientale verso l’interno della Pennsylvania. Dal 2014, l’uso dell’oleodotto è stato modificato per veicolare del gas etano verso il porto di Marcus Hook. Ma il primo Mariner East permette di trasportare solo 70.000 barili di gas naturale liquido al giorno. Sempre nel 2014, Sunoco ha quindi annunciato l’intenzione di quadruplicare il volume di gas trasportato (etano, propano, butano) grazie alla realizzazione di due nuovi gasdotti, costruiti lungo il percorso del primo. Sette anni dopo, i lavori sono fermi nella regione naturale del Marsh Creek Lake: migliaia di litri di liquido utilizzati per la perforazione hanno inquinato le acque del lago. Malgrado lo stop temporaneo dei lavori, delle sezioni del secondo Mariner East sono state raccordate a un altro gasdotto iche era inutilizzato, per trasportare grandi volumi di etano, propano e butano. Gli abitanti del posto gli hanno dato un soprannome suggestivo: il “Frankenpipe”. Sulla Shoen Road, a tre chilometri da Uwchlan, Ginny Kerslake ricorda il suo primo incontro con i responsabili di Sunoco. “Dicevano che i lavori non sarebbero durati a lungo, che non avremmo sentito né visto nulla. All’epoca eravamo molto impegnati, i nostri figli erano adolescenti, e decidemmo di firmare”. Ginny e il marito concessero a Sunoco il diritto di passaggio sulla loro proprietà in cambio di un risarcimento finanziario. “Nel 2017, hanno cominciato a tagliare gli alberi”, racconta. I lavori durarono 250 giorni, su quattro anni. “Se non avessimo firmato, ci avrebbero portato in tribunale”. Sunoco è molto potente in Pennsylvania. Secondo le autorità locali, l’azienda fornisce “servizi di pubblica utilità”.

La conseguenza è che, se i proprietari rifiutano il compenso offerto per passare sulla loro proprietà, il terreno può essere espropriato su richiesta di Sunoco, con decisione di un giudice locale. Il potere dell’azienda deriva in parte dal certificato che gli è stato rilasciato nel 1931 per il Mariner East1. Il petrolio che l’oleodotto trasportava garantiva in effetti ampi vantaggi agli abitanti dello Stato. “Ma il nuovo Mariner East è un progetto esclusivamente per l’esportazione. Nessun vantaggio a livello locale”, sottolinea George Alexander, autore del blog Dragonpipe. Da parte sua, l’azienda ribadisce che i tre gasdotti Mariner East contribuiranno ad aumentare le forniture locali di propano agli abitanti della Pennsylvania, essenziale per il loro riscaldamento. Dei tribunali dello Stato della Pennsylvania e la Public Utility Commission (PUC) hanno confermato che il Mariner East2 sarà di “pubblica utilità”. Tuttavia Sunoco non ha precisato quanti barili saranno destinati al consumo locale. L’azienda gode inoltre del sostegno del governatore dello Stato, il democratico Tom Wolf. Dal 2019, la sua amministrazione è al centro di un’indagine dell’FBI sulle condizioni per la concessione dei permessi ambientali a Sunoco. I vicini di Ginny Kerslake sono stati meno fortunati di lei. Nel giugno 2017, Sunoco ha iniziato a perforare sul sito di Shoen Road per installare le condutture. Nel giro di poco tempo, quattordici proprietari della zona hanno avuto problemi con i loro pozzi d’acqua: la pressione o la quantità d’acqua diminuiva e l’acqua diventava torbida e cambiava colore. “Sunoco ha impattato una falda acquifera”, ricorda Ginny Kerslake. Il Dipartimento per la protezione dell’ambiente (DEP) dello Stato della Pennsylvania aveva concluso che “le attività di Sunoco nell’area di perforazione di Shoen Road hanno causato un inquinamento alle acque del Commonwealth”. Alla fine, l’azienda è stata costretta ad allacciare trentatré abitazioni alla rete idrica pubblica. L’elenco dei problemi ambientali creati dal Mariner East2 è lungo: dall’inizio dei lavori, il DEP ha emesso 125 notifiche per violazione delle norme ambientali contro Sunoco, per 16,5 milioni di dollari di sanzioni. “Delle briciole per un operatore come Sunoco”, ha commentato Danielle Friel Otten, eletta per il partito democratico alla Camera dei rappresentanti della Pennsylvania. Danielle Friel Otten ci ha dato appuntamento in Lisa Drive, una stradina del bel quartiere di West Whiteland, nella contea di Chester, a un’ora di auto da Philadelphia. All’inizio del 2018, delle voragini – le doline – si sono aperte nei cortili di alcune case.

Il suolo nella contea di Chester, composto principalmente da carso, può essere instabile. Il DEP ha registrato almeno dodici casi di “cedimenti” di terreno su un segmento vicino alla biblioteca di Exton, a 2,5 chilometri da Lisa Drive, dopo l’installazione del gasdotto. Il DEP si preoccupa anche per il suo “potenziale impatto sul ruscello Valley Creek e sulle zone umide circostanti”. Le doline sono una delle maggiori preoccupazioni per gli oppositori del progetto, che temono che questi cedimenti di terreno danneggino il Mariner East1, già in funzione. Anche una piccola fuga di gas potrebbe potenzialmente provocare un’esplosione. Le preoccupazioni non si limitano al Mariner East1 né a West Whiteland. Un po’ ovunque nelle contee di Chester e del Delaware, gli abitanti temono che il Mariner East2 e il 2X esplodano una volta messi in funzione. Nel tentativo di conoscere meglio i rischi, diverse associazioni opposte al progetto hanno chiesto di farsi comunicare il “blast radius”, ovvero l’area attorno alle condutture che sarebbe colpita in caso di esplosione. Finora senza successo. “Non ci sono abbastanza vigili del fuoco e poliziotti in zona. Al minimo problema, dovremo cavarcela da soli”, commenta Rebecca Britton, vicepresidente del distretto scolastico di Downingtown. Da parta sua, la casa madre Energy Transfer si dice determinata “a portare a termine la costruzione del sistema di gasdotti Mariner East in tutta sicurezza e nel rispetto dei permessi che sono stati rilasciati, con particolare riguardo alla protezione dell’ambiente, dei dipendenti e della popolazione”. Mentre il progetto sta ormai per essere completato, e malgrado le vittorie dei suoi oppositori, benché rare, Danielle Friel Otten non si fa illusioni: “Finché ci sarà domanda di gas dall’estero, non c’è da aspettarsi alcun cambiamento”.

(Traduzione di Luana De Micco)

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