“Ho pianto per la Caselli sul suicidio del padre”

Festa del Cinema di Roma - Renato De Maria ha presentato il doc sulla cantante e produttrice

Renato De Maria alla Festa del Cinema di Roma, e dal 13 al 15 dicembre in sala con Nexo, porta il documentario Caterina Caselli – Una vita, cento vite: genesi? La musica è sempre stata la mia passione. Avevo già fatto negli anni Novanta un doc sull’emergente scena rap italiana (Lu Papa Ricky, 1992, ndr). […]

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Renato De Maria alla Festa del Cinema di Roma, e dal 13 al 15 dicembre in sala con Nexo, porta il documentario Caterina Caselli – Una vita, cento vite: genesi?

La musica è sempre stata la mia passione. Avevo già fatto negli anni Novanta un doc sull’emergente scena rap italiana (Lu Papa Ricky, 1992, ndr). La Sugar Play mi ha contattato, ho voluto incontrare Caterina, ho trovato in lei una luce, una potenza popolare che mi ha conquistato.

Modelli?

No Direction Home, che Martin Scorsese ha dedicato a Bob Dylan: il menestrello seduto, il suo flusso di coscienza affascinante. Volevo quell’energia, quella verità. E Caterina me l’ha restituita: sincera, spiazzante, calda.

Una donna, un Paese?

Riflettiamo prima in una giovane donna, poi nell’icona pop, quindi una madre, infine una produttrice il cambiamento dell’Italia intera: è un racconto di formazione, anzi, di trasformazione.

Caterina negli anni Sessanta lodava il fermento di una nazione libera, l’indipendenza femminile e la Beat generation arrabbiata. Oggi che ne è di quella rabbia giovane?

Domanda difficile. Credo che la rivolta dei Sessanta e Settanta non sia sfociata nella rivoluzione, ma nella regressione: la viviamo ancora, i giovani per primi.

La Caselli ricorda il suicidio di Luigi Tenco a Sanremo e quello del padre: un picco emotivo, sentiamo tremare la macchina da presa.

Non mi era mai successo qualcosa del genere, mi sono commosso. Non aveva mai parlato del suicidio del padre depresso. La madre, che non voleva se ne discutesse, se n’è andata pochi anni fa, forse il documentario nasce proprio dall’urgenza di Caterina di tirare fuori questa roba, e trovare una catarsi.

Che cosa ha imparato da lei?

A non mollare mai. Era diventata la moglie del capo, Piero Sugar, non c’è stata e s’è reinventata: al pregiudizio altrui ha opposto il proprio orgoglio. Per Mario Luzzatto Fegiz la CGD non era appunto la casa – discografica – madre, ma “marita”: Caterina quella definizione non l’accettò.

Per Paolo Conte era una lavandaia, almeno, cantava come se lo fosse.

Lui e Francesco Guccini sono due amici veri, li ho fatti chiacchierare con lei senza filtri: l’ennesimo flusso di coscienza. Ho il dispiacere di non aver potuto fare lo stesso con altri artisti, ma non c’era spazio.


Paz!, che ha tratto dai fumetti di Andrea Pazienza, sta per compiere vent’anni.

Ed è in splendida forma. Mi sono piegato volentieri: sarò per sempre il regista di Paz!. Ancora oggi trovo giovanissimi che ne conoscono le battute a memoria: è un cult.

Che cos’hanno in comune Pazienza e Caselli?

La ribellione: alle convenzioni, alle aspettative, all’impossibilità. Hanno coltivato il talento della libertà, preservato la propria unicità dai condizionamenti sociali.

Il suo prossimo progetto è Robbing Mussolini – Netflix – interpretato da Matilda De Angelis e Pietro Castellitto.

Siamo in postproduzione. Confido sarà divertente, una mescolanza pazzesca di heist movie, commedia, action e amore. Con due padri: Monicelli e, spero, lo stesso Paz!.

Si parla di fascismo…

Ne racconto la caduta, purtroppo la Storia tende a ripetersi: il fascismo è crollato come regime, ma resiste quale tentazione sociale.