Il voto su Rousseau: si può dire sì o no, non c’è l’astensione

Il segnale che serviva per la votazione su Rousseau, quella da cui dipende la nascita di un governo, è arrivato, sotto forma di superministero alla Transizione ecologica. Così oggi, dalle 10 alle 18 (quindi non nel consueto arco di 24 ore) gli iscritti dei Cinque Stelle decideranno sulla piattaforma web se appoggiare l’esecutivo dell’ex nemico […]

oppure

Il segnale che serviva per la votazione su Rousseau, quella da cui dipende la nascita di un governo, è arrivato, sotto forma di superministero alla Transizione ecologica. Così oggi, dalle 10 alle 18 (quindi non nel consueto arco di 24 ore) gli iscritti dei Cinque Stelle decideranno sulla piattaforma web se appoggiare l’esecutivo dell’ex nemico Mario Draghi, rispondendo a un singolo quesito: “Sei d’accordo che il M5S sostenga un governo tecnico-politico, che preveda un super ministero della Transizione ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal M5S, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Draghi?”. Niente opzione del no sulla piattaforma, pure prevista nella prima bozza. E soprattutto niente astensione, invocata dai “ribelli” del Senato capeggiati da Barbara Lezzi e sostenuta anche da Alessandro Di Battista. Ieri Davide Casaleggio, il patron della piattaforma, ha provato fino all’ultimo a inserirla nel quesito. Ma il reggente Vito Crimi e Beppe Grillo hanno fatto muro, in un corpo a corpo durato ore. Per questo il voto, già rinviato rispetto alla prima convocazione (le 13 di ieri), è slittato ancora, a questa mattina. “Casaleggio ci ha fatto impazzire, insistendo su problemi burocratici e tecnici” sibilano dal M5S, dove da tempo è considerato un avversario.

Però alla fine eccola, la votazione. Rinviata da Grillo perché prima servivano rassicurazioni pubbliche da Draghi. Arrivate, ma non dal presidente incaricato a cui pure il Garante si era rivolto martedì notte in un video: “Ci dica cosa vuole fare”. L’ex Bce ha capito le esigenze del M5S lacerato, bisognoso di un trofeo per recuperare almeno un po’ di contrari. Però non voleva mostrarsi così sensibile alle richieste dei partiti, almeno non così e non ora. E allora ha fatto in modo che poco prima delle 19 lo dicesse la presidente del Wwf, Donatella Bianchi, appena uscita delle consultazioni a Montecitorio: “Draghi ci ha detto che ci sarà un ministero della Transizione ecologica”. Cioè la principale richiesta del Garante, quella di un superministero che si occupi di Ambiente accorpando le deleghe di tre dicasteri.

Anche se un omonimo Dipartimento già esiste nell’attuale ministero dell’Ambiente, come ha fatto notare ieri sera l’uscente Sergio Costa. Di certo Grillo aveva invocato il nuovo ministero nel video di martedì e lo aveva chiesto al presidente incaricato al tavolo delle consultazioni. Ieri mattina, aveva insistito con un post: “Un superministero così lo hanno Francia, Spagna, Svizzera, Costa Rica e altri Paesi. Mettiamo dei fiori nei nostri bazooka!”. Un appello al banchiere che non si decideva a parlare. Ma in giornata qualcosa si è mosso, grazie alla mediazione di Roberto Fico, il presidente della Camera che la settimana scorsa aveva preparato la telefonata tra Grillo e Draghi, rivelata dal Fatto. È stato lui a fare da pontiere in una mattinata abbastanza agitata, incrociando le rispettive richieste e cercando un punto di caduta (ma secondo l’Adnkronos ci sarebbe stato anche un contatto diretto tra i due). Così i grillini hanno potuto preparare quel voto che Grillo non avrebbe voluto. Ma era inevitabile, “altrimenti non avremmo retto la fronda del no” dicono vari big. Ancora forte, però. Il voto non potrà essere una formalità. Così ieri sera i big si sono esposti a favore di Draghi, a partire da Giuseppe Conte: “Se fossi iscritto a Rousseau voterei sì”. E poi Luigi Di Maio: “Capisco i dubbi, ma mi fido di Grillo”.

Invece Crimi rimarca: “Abbiamo ribadito a Draghi che il M5S non potrà sostenere l’attivazione del Mes, e che la riforma della prescrizione ha come soddisfacente punto d’incontro politico l’accordo raggiunto con il Pd e LeU, oltre il quale non andremo”. Paletti ufficialmente invalicabili. Poi c’è la partita dei ministeri. I 5Stelle ne chiedono tre, ma su questo Draghi non ha dato garanzie, a nessuno. Dal M5S dicono che Di Maio voglia restare alla Farnesina, e che Stefano Patuanelli possa traslocare dal Mise ai Rapporti con il Parlamento. E al superministero? Negli incontri con Draghi, Grillo l’ha detta così: “Per quel ruolo dobbiamo trovare il miglior nome possibile, perché sarà fondamentale per il Recovery Plan. Un tecnico, uno scienziato…”. Un nome da definire, pare.