“Cade”, “cade” il migliore spot a Conte

18 Luglio 2020

Trovata una soluzione (buona, mediocre o pessima, fate voi) alla vicenda Autostrade, e subito piombato a Bruxelles per ricercare un complicato accordo sul Recovery Fund, in un qualunque lettore di giornali (o fruitore della tv o del web) una domanda potrebbe sorgere spontanea sullo strano caso di Giuseppe Conte. Come fa a stare ancora in piedi un tizio del genere omologato dalla informazione mainstream come un re travicello inconsistente, un premier parolaio incapace di risolvere i gravi problemi del Paese, alla guida di un governo abborracciato, sostenuto da una maggioranza litigiosa, perennemente sull’orlo di una catastrofica crisi?

Per non parlare della destra televisiva, dominante negli approfondimenti serali dove il presidente del Consiglio è invariabilmente il ridicolo “Giuseppi”, un furbacchione esperto nel gioco delle tre carte, che approfitta del lockdown per restare attaccato alla poltrona, quando non addirittura un traditore della patria pronto a svendere l’Italia ai poteri forti di Berlino e di Bruxelles? In una intervista al Giornale dedicata a tutt’altro tema, i profondi guasti del politicamente corretto, a un certo punto Enrico Mentana dice che “per fare giornalismo devi trovare degli elementi di discontinuità, stupore, spiazzamento”.

Infatti, se si applicasse questa sacrosanta regola all’ospite, così indesiderato, e indesiderabile, di palazzo Chigi, il giornalismo della discontinuità, dello stupore e dello spiazzamento potrebbe utilmente interrogarsi sui perché di una resistenza così tenace. Se, per esempio gli scontri, sempre “durissimi”, nella maggioranza non siano, come spesso capita, normali effetti collaterali del governare. Ovverosia: a) la ricerca del compromesso tra diversi, che è poi il sale della politica; b) il bisogno incessante di visibilità di questo o quel comprimario, che poi, per costoro, è il sale della vita. Sempre nel nome della discontinuità si potrebbe anche smascherare una buona volta l’alibi del non ci sono alternative.

A parte che in politica le alternative vanno sempre cercate, ma se continuano a farsi allegramente infinocchiare da quello che considerano un improvvisato avvocaticchio di Volturara Appula, i grandi leader dell’opposizione, Matteo Salvini e Giorgia Meloni non dovrebbero andare semplicemente a nascondersi? Più la mandi giù e più si tira su: a furia di sopravvivere ai propri (presunti) insuccessi Giuseppe Conte è diventato lo spot di se stesso.

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