Par condicio ai giornalisti, Boschi isolata

Zero seguiti alla proposta della renziana: perfino Gasparri la boccia

“M’hanno rimasta sola, ’sti quattro cornuti”. Ci vorrebbe Vittorio Gassman de I soliti ignoti per raccontare la solitudine di Maria Elena Boschi, che ieri non ha trovato alcuna sponda, nemmeno da parte di Agcom, alla proposta di applicare la par condicio ai giornalisti. Dopo aver presentato alcuni emendamenti sul tema, come ha rivelato il Fatto, […]

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“M’hanno rimasta sola, ’sti quattro cornuti”. Ci vorrebbe Vittorio Gassman de I soliti ignoti per raccontare la solitudine di Maria Elena Boschi, che ieri non ha trovato alcuna sponda, nemmeno da parte di Agcom, alla proposta di applicare la par condicio ai giornalisti. Dopo aver presentato alcuni emendamenti sul tema, come ha rivelato il Fatto, ieri l’ex ministra ha illustrato la sua proposta in Vigilanza davanti al presidente dell’autorità, Giacomo Lasorella. “Un opinionista o un giornalista che partecipa a un dibattito rischia di avere un effetto analogo a quello di un esponente politico. Spesso sostengono le stesse idee e possono influenzare l’opinione pubblica anche più dei partiti”, ha sottolineato Boschi durante l’audizione, per poi attaccare espressamente Marco Travaglio con un post sui social. Lasorella, però, spedisce la palla in tribuna. “La valutazione in tal senso non potrà che essere caso per caso. Non tutto si può irreggimentare in un quadro di norme”, la risposta del presidente di Agcom.

Ma sul tema interviene anche la presidente della Vigilanza. “Applicare la par condicio anche ai giornalisti è fortemente problematico. C’è una difficoltà oggettiva, cui si aggiunge il diritto alla libertà di stampa, oltre al rischio di privare i cittadini della funzione informativa tipica del giornalismo”, sostiene Barbata Floridia.

Ma nessuno va dietro a Boschi, dal Pd al centrodestra e tanto meno i 5 Stelle. Il risultato è aver compattato tutto l’arco parlamentare contro di lei. “La par condicio deve regolare lo spazio in tv delle forze politiche, non vedo cosa c’entrino i giornalisti…”, osserva Maurizio Lupi. “Far rispettare la par condicio è già complesso, non andrei a complicare ulteriormente. E poi in base a cosa un giornalista si equipara a una forza politica? Perché Tizio sì e Caio no?…”, si chiede Maurizio Gasparri, che durante, l’audizione ha bacchettato la Rai per la sua assenza. “Boschi ha voluto piantare questa bandierina, ben sapendo lei stessa che non sarebbe andata da nessuna parte…”, confida una fonte della maggioranza. Con l’aggiunta che tutti ne sarebbero stati danneggiati, perché destra e sinistra hanno una folta schiera di cronisti d’area che stabilmente stazionano negli studi televisivi.

Lasorella ha poi spiegato i criteri della nuova par condicio, che partirà come sempre 45 giorni dal voto, con 4 fasce orarie, col tempo di parola dei partiti moltiplicato per il coefficiente di ascolto secondo l’audience media. Un minuto al Tg1 o in prima serata non potrà essere equiparato allo stesso tempo del pomeriggio o della notte. Ci saranno misurazioni e valutazioni con report ogni 15 giorni e poi settimanali, con relativi “ordini di ripristino”, con multe salate per chi non li rispetterà. I partiti avranno tempo fino a domani pomeriggio per presentare emendamenti, poi martedì la Vigilanza voterà il testo definitivo.

Ieri, infine, i 5 Stelle hanno presentato un’interrogazione sul possibile taglio delle repliche estive di Report, come rivelato domenica scorsa dal Fatto. “Un ennesimo attacco che puzza di bavaglio con l’aggravante, visti gli ascolti delle repliche, di danneggiare la Rai”, attaccano i pentastellati.

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