Il giudice di Salvini nel Csm tributario è un evasore fiscale

Ora rischia. Pignorato: ha cartelle esattoriali da 830 mila euro

Avvertite Matteo Salvini e, perché no, pure il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: Giorgio Fiorenza, ossia l’uomo che hanno indicato nell’organo che governa la giustizia tributaria, ha una pendenza con il fisco per oltre 830 mila euro. Non è una barzelletta, ma gli ingredienti della commedia all’italiana ci sono tutti. Fiorenza, che peraltro è pure giudice […]

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Avvertite Matteo Salvini e, perché no, pure il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: Giorgio Fiorenza, ossia l’uomo che hanno indicato nell’organo che governa la giustizia tributaria, ha una pendenza con il fisco per oltre 830 mila euro. Non è una barzelletta, ma gli ingredienti della commedia all’italiana ci sono tutti. Fiorenza, che peraltro è pure giudice tributario da una vita, è stato piazzato dalla Lega come membro laico nel sancta sanctorum della giustizia tributaria, dove si preparava a fare il presidente – udite udite – proprio della commissione contenziosa. Questo poco prima che esplodesse la bomba che si è materializzata una manciata di giorni fa con un avviso di pignoramento presso terzi dell’Agenzia della Riscossione. Dove per “terzi” si deve intendere proprio il consiglio di presidenza del Csm tributario. L’obiettivo degli esattori? Almeno incamerare le somme che il consigliere percepisce per il nuovo incarico istituzionale. Chi ha parlato con Fiorenza lo ha trovato sereno, insomma per niente intenzionato al passo indietro: “Sto risolvendo”, avrebbe risposto a una prima richiesta di chiarimenti. E chissà se basteranno a salvargli la poltrona visto il rischio che venga avviata la procedura per farlo decadere dal plenum che ne discuterà martedì prossimo.

I guai con il fisco di Fiorenza sono comunque una bella gatta da pelare per il consiglio di presidenza della giustizia tributaria al cui vertice siede l’ex leghista Carolina Lussana. Ma intanto è bene partire dalla ciccia, ossia dalla “sfogliatella” partita dall’Agenzia di Riscossione per la Provincia di Firenze che ha scritto a Roma battendo cassa con l’avviso di pignoramento “premesso che Fiorenza Giorgio è debitore per un ammontare di 832.018,44, comprensivo degli interessi di mora e degli oneri di riscossione, nonché degli accessori di legge, così ripartito. Tributi/entrate (dovute e non versate da Fiorenza): 728.537. Interessi : 46.626. Sanzione civile: 3.562. Oneri di riscossione: 50.680”. Più spese esecutive e diritti di notifica e tutto il resto appresso, compresa la postilla che è tutto un programma: “Sono inutilmente trascorsi i termini per il pagamento delle somme indicate negli atti ovvero nelle cartelle di pagamento, ovvero negli avvisi di mora, nonché negli avvisi di intimazione ad adempiere qui di seguito specificati”. E infatti sono allegati all’atto una valanga di cartelle, di avvisi e intimazioni a adempiere. Notificati inutilmente a partire dal 2010: niente male per un giudice del fisco come lui che, a quanto pare ha fatto spallucce, altro che mettere mani al portafoglio.

Ma chi è Giorgio Fiorenza? Geometra con laurea in Statistica, è giudice tributario dal ’92 con ruolo di primo piano nel sindacato di categoria. Ma vanta anche una lunga sequenza di incarichi di prestigio a Firenze (dove è ancora presidente dell’Educandato statale SS Annunziata il cui Cda è nominato dal ministro dell’Istruzione) e in Toscana: nel 2020 era sceso in campo al fianco di Susanna Ceccardi alla conquista della regione, ma senza successo. Poco male: la Lega non si è dimenticata di lui regalandogli uno strapuntino nella war room strategica per la lotta all’evasione fiscale e che, sfortunatamente, adesso si deve occupare dei problemi con il fisco di un suo componente. Che è a rischio decadenza, e per Salvini sarebbe bis: nel 2018 aveva spedito al plenum di via Solferino un altro giudice tributario, ossia Antonio Mauriello che l’anno successivo finì in manette insieme a Casimiro Lieto autore Rai preferito dall’allora fidanzata del Capitano, Elisa Isoardi. Un’inchiesta della Procura di Salerno lo aveva identificato come “coordinatore e ispiratore di episodi di corruzione gravi, asservito a logiche del tutto distoniche con il ruolo di giudice tributario e di membro dell’organo di autogoverno”.