Missile sul mercato ucraino, Battistelli (Archivio Disarmo): “Incolparsi a vicenda è propaganda: ci vuole una commissione di esperti”

“L’obiettivo non è accertare la verità. Entrambi i Paesi hanno il monopolio dell’informazione. L’Osce agiva in una zona grigia, ma allo scoppio dello scontro è stata allontanata”

“Quella del missile ucraino sul mercato di Kostiantynivka è più che verosimile. Il New York Times ha raccolto fior di testimonianze. Tuttavia ci vorrebbe una commissione di esperti. Ci vorrebbe sempre una commissione di esperti indipendenti che accerti le responsabilità”. Il professor Fabrizio Battistelli insegna Sociologia all’Università Sapienza ed è cofondatore e presidente dell’Istituto di […]

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“Quella del missile ucraino sul mercato di Kostiantynivka è più che verosimile. Il New York Times ha raccolto fior di testimonianze. Tuttavia ci vorrebbe una commissione di esperti. Ci vorrebbe sempre una commissione di esperti indipendenti che accerti le responsabilità”. Il professor Fabrizio Battistelli insegna Sociologia all’Università Sapienza ed è cofondatore e presidente dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo. Negli anni ha seguito e analizzato vari conflitti, in ultimo quello in Ucraina. “In Donbass durante la guerra a bassa intensità c’era l’Osce a fare questo lavoro e lo ha svolto molto bene – spiega al Fatto –. So di esperti in grado di riconoscere dal cratere la provenienza del missile”.

Professore, Kiev ha incolpato fin da subito Mosca.

È propaganda. La guerra è il trionfo della propaganda. L’obiettivo non è accertare la verità. Entrambi i Paesi hanno il monopolio dell’informazione. L’Osce agiva in una zona grigia, ma allo scoppio dello scontro è stata allontanata.

Tornando al missile, colpire i propri civili è segno di difficoltà?

No, non è il principale indizio di una debolezza tattica. L’Ucraina è valida da questo punto di vista. Sono errori e disfunzioni che avvengono regolarmente in guerra e regolarmente vengono attribuiti al nemico. Ciò che emerge piuttosto è per Kiev un problema di personale militare. L’Ucraina è depauperata dal punto di vista demografico e ha un bacino sempre più ridotto da cui attingere: tra coloro che espatriano e quelli che eludono la leva, rispetto a Mosca ha un rapporto di 1 a 3. La Russia ha 150 milioni di abitanti e una capacità teorica di mobilitazione di 2 milioni di giovani arruolabili all’anno. Fortunatamente c’è un limite sociale e politico che impedisce a Putin la mobilitazione totale: evitare un altro Afghanistan, quando l’Urss dovette ritirarsi per l’“effetto ritorno delle bare”. Ma Mosca può coprire tutti i buchi di organico.

È possibile che Kiev rivoglia i giovani affidati in Italia anche per questo?

Sì, può rientrare in quest’ottica. E mentre è assolutamente indiscutibile il diritto di rivendicare il rimpatrio dei propri cittadini, c’è però un obbligo di tutela dei minori. Anche far rientrare i minori deportati dalle province orientali in Russia è un diritto dell’Ucraina. Non è un caso che i russi siano in imbarazzo sul dossier vaticano, che attraverso questo canale tiene aperto il dialogo.

Nel suo corsivo su Avvenire ha spiegato perché nella primavera del ’22 s’è persa l’occasione per la pace.

Era il momento magico per la possibile apertura di una trattativa che forse avrebbe potuto anche non essere ostacolata dalla Russia in un momento di relativo caos (la presa lampo di Kiev non aveva funzionato, ndr), senza che fosse ancora chiara la sconfitta. E Zelensky in una situazione di emergenza era più disponibile.

Lo impedirono gli Usa?

Gli Usa, Biden con l’intelligence e gli Stati maggiori sono rimasti sorpresi dalla reazione di Zelensky. Fu un evento storico raro: un uomo di governo che in circostanze estreme, sotto la pressione dalle armi di un paese vicino non sale sull’areo e cerca riparo nel Paese alleato. Si tratta però di una risposta che non può durare per sempre. Né l’aiuto esterno può durare per sempre.

E con la controffensiva fallita.

Con la controffensiva che non procede oggi gli americani sono preoccupati. L’arrivo dell’inverno renderà impossibile per gli ucraini raggiungere il mare di Azov. Il tempo è dalla parte dei russi. Qualcuno aspetta l’arma-fine-di-mondo, che non esiste. Ma neanche gli F-16 bastano, ne servirebbero almeno 200. Non c’è la manovra definitiva. Bisogna unire i puntini: la situazione è peggiorata dall’anno scorso. Ci si deve sbrigare a trovare una soluzione politica, nell’interesse di tutti, anche dell’Occidente: bisogna essere pragmatici, si ascoltino gli esperti militari, loro sanno. Per Putin congelare il conflitto a tempo indeterminato come in Medio Oriente sarebbe una vittoria. Nessuno vuole che Putin vinca, nessuno deve e può vincere questa guerra. Deve vincere la pace, e ciò implica che entrambi i contendenti debbono accontentarsi di un compromesso.