Guerra, dal Washington Post domande vere a Zelensky. Lui: “State con la Russia?”

I giornalisti lo incalzano e c’è la reazione. Lo scontro tra il presidente ucraino e l’influente giornale americano dimostra la difficoltà e l’importanza di raccontare in modo indipendente un conflitto

Washington. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky perde la pazienza con il Washington Post. Da leader di un Paese in guerra ed ex uomo di spettacolo, Zelensky ha fatto uso sapiente dei media per assicurarsi il sostegno vitale dei Paesi occidentali contro la brutale invasione russa. Lo scontro tra Zelensky e l’influente giornale americano dimostra la […]

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Washington. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky perde la pazienza con il Washington Post. Da leader di un Paese in guerra ed ex uomo di spettacolo, Zelensky ha fatto uso sapiente dei media per assicurarsi il sostegno vitale dei Paesi occidentali contro la brutale invasione russa. Lo scontro tra Zelensky e l’influente giornale americano dimostra la difficoltà e l’importanza di raccontare in modo indipendente dai governi un conflitto che è anche una guerra di (dis)informazione. La trascrizione del lungo incontro svoltosi l’1 maggio nel palazzo presidenziale di Kiev tra i giornalisti del Post e Zelensky è asciutta, senza commenti a margine. Il casus belli tra il Post e Zelensky ruota intorno alle rivelazioni contenute nei documenti top secret sulle strategie militari diffusi in una chat dal giovane militare americano Jack Teixeira. Incalzato dal Post che gli chiede di commentare le ultime notizie top secret, Zelensky risponde accusando il giornale di fare il gioco di Mosca, chiedendo a più riprese quali siano le loro fonti ucraine.

“Con quali ucraini state parlando? Perché se dicono qualcosa sulla nostra intelligence, è tradimento”, dice Zelensky. “I documenti dicono…”, incalzano i giornalisti. Zelensky sbotta: “Con quali fonti in Ucraina siete in contatto? Chi sta parlando delle attività della nostra intelligence? Perché questo è il reato più grave nel nostro Paese”. I giornalisti rispondono che non hanno parlato con funzionari e che i documenti non provengono dall’Ucraina. Zelensky non è soddisfatto. “State rilasciando delle informazioni che non aiutano il nostro Paese ad attaccare e non ci aiutano a difendere il nostro Paese. Quindi, non capisco di cosa state parlando. Non capisco il vostro obiettivo. Il vostro obiettivo è aiutare la Russia? Voglio dire, significa che abbiamo obiettivi diversi”. “Il nostro obiettivo non è aiutare la Russia”, è la risposta secca dei giornalisti. “Be’, non sembra così”, risponde Zelensky. L’intervista prosegue. La verità è che la più grande fuga di notizie classificate dai tempi di Wikileaks ha irritato ogni potenza coinvolta nella guerra. Ha causato imbarazzo all’Amministrazione Biden per le falle nella sicurezza della sua intelligence; ha portato alla conoscenza del nemico strategie che Kiev e Mosca avevano fino ad allora tenuto segrete. Ha causato critiche anche al Washington Post, perché la questione divide l’opinione pubblica, con i Repubblicani di Trump contrari all’appoggio militare offerto da Biden. Basta leggere alcuni commenti all’intervista. “Cavolo, mi sono appena abbonato al Post e pubblicano questo pezzo che aiuta solo la Russia. Che vantaggio c’è a fare a Zelensky queste domande sulle notizie di intelligence?”, si domanda Cterry100. Un altro lettore critica la decisione di pubblicare notizie diffuse da un “traditore”. L’intervista del Washington Post al leader di Kiev è stata pubblicata sabato scorso, nello stesso giorno della visita di Zelensky a Roma seguita dallo speciale di Porta a Porta su Rai1 condotto da Bruno Vespa con ospiti alcuni direttori di telegiornali e quotidiani. Le domande sono numerose. Zelensky risponde, ma senza contraddittorio. Vespa chiude ricordando l’offerta di scegliere come set la terrazza del Vittoriano con vista sui Fori imperiali e il Colosseo quale segno di “quanto bene vogliamo a lei e all’Ucraina, tutti gli italiani”.