Salvini & Savoini, i viaggi col lobbista legato ai Servizi

Khabbachi l’ex cognato della spia coinvolta nel caso tangenti, a pranzo con Matteo, e pagava il suo braccio destro per avere buona stampa

Il capo degli 007 marocchini che per gli inquirenti belgi corrompeva i politici del centrosinistra nel Parlamento europeo è l’ex cognato dell’uomo che andava a pranzo a Milano con Matteo Salvini e pagava il suo braccio destro, Gianluca Savoini, per avere buona stampa. Non solo: per loro organizzava trasferte a Rabat, dopo le quali il […]

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Il capo degli 007 marocchini che per gli inquirenti belgi corrompeva i politici del centrosinistra nel Parlamento europeo è l’ex cognato dell’uomo che andava a pranzo a Milano con Matteo Salvini e pagava il suo braccio destro, Gianluca Savoini, per avere buona stampa. Non solo: per loro organizzava trasferte a Rabat, dopo le quali il leader leghista si sperticava in lodi sul Marocco. Lo stesso che oggi giubila sulle inchieste altrui: “Da anni infangano la Lega cercando rubli (che non ci sono) con articoli, inchieste e commissioni, ma allo stesso tempo gli passavano sotto il naso milioni di euro in corruzione dai Paesi islamici”.

Tre anni fa, il Fatto rivelò i meccanismi con cui il Regno del Marocco abbordava politici e media europei per orientarli favorevolmente ai propri interessi. E portavano però a casa della Lega. Non si trattava, come detto, di garantirsi atti politici favorevoli, bensì articoli che mettessero in buona luce il regno di Mohammed VI, a volte superando la soglia che la realtà dei fatti avrebbe consentito. A dirigere le operazioni era Mohammed Khabbachi, all’epoca emissario del re per le attività di lobby su scala europea, nonché ex direttore dell’agenzia di stampa Map. Khabbachi è legato a doppio filo all’uomo che oggi la Procura di Bruxelles indica a capo delle “operazioni di influenza” sulle istituzioni comunitarie: Yassine Mansouri, numero uno della Direzione generale degli Studi e documentazione (gli 007 marocchini), ex cognato dello stesso Khabbachi e come lui in passato a capo della Agenzia di stampa marocchina Map. L’inchiesta del Fatto rivelò come nel 2016 Khabbachi si adoperò per avere a pagamento, buona stampa in Italia, attraverso Gianluca Savoini e l’agenzia Agielle, di cui l’allora braccio destro di Salvini era direttore editoriale. Una ricostruzione contestata da Khabbachi con una causa civile ancora in corso, che il nostro giornale si sente di confermare.

Secondo El Mundo, la stessa agenzia Map è vicina ai Servizi segreti marocchini: “Un esercito di spie”, titolava nel 2005, denunciando come tale legame fosse finalizzato a condizionare l’informazione non allineata al regime. Il quotidiano spagnolo fu querelato da alcuni giornalisti dell’agenzia diretta da Khabbachi, ma la Corte suprema spagnola stabilì che i rapporti tra Map e Servizi erano “sufficientemente provati”.

L’attività di lobby di Khabbachi, che per l’Italia aveva come terminale Savoini, era stata preceduta da una missione leghista a Rabat nell’ottobre 2015 a cui, assieme a Savoini, aveva preso parte anche Salvini. La delegazione leghista incontrò, tra gli altri, un magnate della tv e i ministri dell’Immigrazione e dei Lavori pubblici. Gli onori di casa li fece proprio Khabbachi, che poi incontrò di nuovo Savoini e Salvini a pranzo a Milano, al ristorante “Gli orti di Leonardo” garantendosi l’accordo per “buona stampa” tramite Agielle. I frutti degli incontri di Rabat si videro già all’indomani della missione africana. Sulla via del ritorno, il 1º novembre 2015, Salvini twitta che il Marocco “è una terra stupenda” dove – rimarcò al Corriere – “bisogna investire”. Parole ben diverse da quelle che ha fatto girare ieri nella chat degli eletti della Lega, e dalle proteste per l’esclusione dei loro “emendamenti alla risoluzione sul Qatargate” per “accertare le responsabilità politiche” e “una revisione stringente delle norme sulle Ong”: “La sinistra, ovvero quella stessa famiglia politica al centro dello scandalo internazionale – scrive Salvini – si è opposta. Cosa nascondono? Perché questa difesa a oltranza delle Ong e al loro oscuro modus operandi?”.

Ma chi pagò il viaggio di Salvini&C. alla corte di re Mohammed VI? “Pagavano i marocchini, almeno così mi è stata venduta”, rispondeva tre anni fa al Fatto uno dei partecipanti al tour in Marocco, Claudio Giordanengo, dentista di Paesana (Cuneo) che ai tempi si presentava come responsabile esteri della Lega. “Io non ho visto nessun conto, non ho dovuto prendere il biglietto aereo né niente. Sono stato completamente e totalmente spesato”. Proprio come i viaggi gratis a Rabat che gli inquirenti di Bruxelles contestano all’ex eurodeputato del Pd Panzeri.