Zelensky usa il conflitto per piegare i lavoratori

A quattro mesi dall'inizio dell’invasione russa, Kiev si trova a fare i conti con mancanza di posti e povertà. Così il governo si auto-legittima a mettere in atto una serie di norme che distruggono le leggi per l’impiego

“Molti sindacalisti sono al fronte. Ma iniziano a capire che un altro pericolo li minaccia e che viene dall’interno – dice Vitaliy Dudin, responsabile di Sotsyalnyi Rukh (Movimento Sociale), un’organizzazione democratica ucraina che fornisce assistenza legale ai lavoratori –. Siamo in guerra e capiamo perfettamente che devono essere prese misure di emergenza per mantenere a […]

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“Molti sindacalisti sono al fronte. Ma iniziano a capire che un altro pericolo li minaccia e che viene dall’interno – dice Vitaliy Dudin, responsabile di Sotsyalnyi Rukh (Movimento Sociale), un’organizzazione democratica ucraina che fornisce assistenza legale ai lavoratori –. Siamo in guerra e capiamo perfettamente che devono essere prese misure di emergenza per mantenere a galla l’economia. Ma l’esecutivo sta distruggendo il Codice del lavoro. Approfitta della situazione per far passare dei testi in Parlamento senza dibattito né consultazione”. Incontriamo Dudin in un caffè di Kiev. I sindacati denunciano in particolare due testi: la legge sulla “regolamentazione dei rapporti di lavoro durante la legge marziale”, votata il 15 marzo scorso, e il progetto di legge 5371 finalizzato a “semplificare la normativa sui rapporti di lavoro nelle piccole e medie imprese e a ridurre gli oneri amministrativi”, adottato in prima lettura il 12 maggio.

Dall’inizio dell’offensiva russa, i lavoratori ucraini sono sottoposti a enormi pressioni. L’economia del Paese è a terra, dopo l’annessione di circa il 20% del territorio nazionale, la distruzione parziale o totale di grandi centri industriali come Kharkiv e Mariupol, e il blocco delle merci, in particolare cereali, che transitavano nei porti del mar Nero. All’inizio di aprile, la Banca mondiale aveva stimato che il Pil dell’Ucraina sarebbe crollato del 45% nel 2022, ma le previsioni si fanno sempre più pessimiste. Secondo l’Organizzazione internazionale del Lavoro, all’inizio di maggio erano già stati persi cinque milioni di posti di lavoro, sul totale di 17,5 milioni a fine 2021. Da febbraio, inoltre, 6,5 milioni di persone hanno lasciato il territorio nazionale e più di 7 milioni si sono spostate all’interno del Paese. L’8 giugno, la Kyiv School of Economics stimava che “i danni diretti causati all’economia ucraina dalla guerra ammontano a 103,9 miliardi di dollari”. La legge votata a marzo autorizza i datori di lavoro a aumentare l’orario di lavoro da 40 a 60 ore settimanali durante il conflitto.

Le aziende costrette a interrompere l’attività possono licenziare i dipendenti con un preavviso di soli dieci giorni. Tutte le aziende ucraine hanno inoltre la possibilità di sospendere temporaneamente i contratti di lavoro: i dipendenti restano cioè formalmente assunti, ma non percepiscono lo stipendio, ed è previsto che gli arretrati saranno versati, alla fine della guerra, da ipotetici compensi pagati dallo “Stato all’origine dell’aggressione militare”, cioè la Russia. Una misura le cui conseguenze sociali potrebbero essere catastrofiche. Il programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) ricorda che la guerra, se dovesse prolungarsi, può far precipitare “più di nove ucraini su dieci nella povertà o quasi”. “Abbiamo accettato le disposizioni di questa legge d’emergenza, perché mantenere il posto di lavoro in tempo di guerra è già una buona cosa”, spiega Vasyl Andreyev, presidente del Sindacato ucraino dei lavoratori delle costruzioni e dei materiali da costruzione (Profbud). La legge è stata adottata dal Parlamento ucraino senza essere discussa, ma può “risultare utile alle aziende che sono state bombardate o che si trovano sulla linea del fronte, come la fabbrica Azovstal di Mariupol”, riconosce George Sandul, avvocato della Ong Iniziativa sindacale, nata dopo la rivoluzione del 2014, che organizza formazioni giuridiche per i lavoratori. “Più drammatico è il progetto di legge 5371, poiché il testo, se adottato, è destinato a restare in vigore dopo la guerra. Si sta approfittando della legge marziale in vigore in questo periodo, che vieta di fare sciopero e di manifestare, per finire di distruggere il Codice del lavoro ucraino. Inoltre la legge non è conforme alle norme europee che l’Ucraina dovrà rispettare se vuole aderire all’Ue”. Il testo riguarda le aziende di meno di 250 dipendenti, che impiegano almeno il 70% dei lavoratori ucraini. Esso permette a datori di lavoro e dipendenti di negoziare direttamente i contratti – modalità di assunzione e licenziamento, stipendio, indennità, orario di lavoro – senza dover rispettare il Codice del lavoro. “Nei contratti ci si potrà scrivere qualsiasi cosa, anche i più stravaganti motivi di licenziamento o la settimana di cento ore. Ma come farà un dipendente a negoziare con oligarchi miliardari come Rinat Akhmetov o Ihor Kolomoisky, che danno lavoro a centinaia di migliaia di persone? – continua George Sandul –. L’Ucraina è uno dei Paesi più corrotti d’Europa.

In un contesto di crisi come quello attuale, questa legge trasforma i lavoratori in schiavi”. Secondo il governo, la legge 5371 servirà invece a rilanciare l’economia ucraina e a semplificare le normative sul lavoro, ancora disciplinato dal Codice sovietico del 1971, anche se da allora è stato modificato più di duecento volte. Per i suoi promotori, il testo dovrebbe ridurre la burocrazia, favorire la competitività delle aziende e combattere il lavoro nero, che riguarda tre milioni di persone in Ucraina. Il presidente Volodymyr Zelensky, eletto nel 2019, aveva spiegato di voler “modificare il Codice del lavoro per favorire l’economia”. Ma il testo, presentato nell’aprile 2021, è passato al voto in prima lettura dei deputati solo il 12 maggio scorso. “I parlamentari temevano la reazione dei lavoratori ucraini, ma con la guerra si è aperta una finestra e ne stanno approfittando”, osserva George Sandul. Il testo è stato presentato da Halyna Tretyakova, presidente della Commissione parlamentare per le politiche sociali, del partito di Zelensky, Servitore del popolo. È stato elaborato da una Ong ucraina, Office of Simple Solutions & Results, fondata dall’ex presidente georgiano Mikheil Saakashvili, tornato in Ucraina dopo che Zelensky gli ha restituito la nazionalità ucraina, che gli era stata tolta dal precedessore, Petro Poroshenko. “Senza le tutele garantite dal Codice del lavoro, per non parlare della guerra, l’emigrazione accelererà ancora di più. Tutti lasceranno l’Ucraina, mentre già ci mancano i lavoratori qualificati, soprattutto nel settore edile – osserva il sindacalista Vasyl Andreyev –. È anche per via di questo deficit che i salari erano stati aumentati negli ultimi anni, dai 250 euro al mese in media nell’edilizia per sessanta ore di lavoro settimanali nel 2014, a mille euro l’anno scorso”. Secondo la Banca mondiale, l’Ucraina ha ricevuto nel 2021 più di 18 miliardi di dollari inviati da privati dall’estero, in particolare dalla Polonia. L’importo dovrebbe aumentare ancora nel 2022, dati i milioni di rifugiati che hanno lasciato l’Ucraina dall’invasione russa.

“Non tutti torneranno dopo la guerra. Tanto l’industria ucraina è già in gran parte distrutta e gli oligarchi avranno bisogno solo di 15 milioni di persone per l’agricoltura e per far funzionare i servizi”, aggiunge, ironico, Veniamin Tymoshenko, sindacalista nel settore dell’aeronautica. Il 9 giugno, la Commissione per le politiche sociali del parlamento ucraino ha organizzato una tavola rotonda sul tema “l’uso della manodopera straniera in Ucraina”. È stato concluso che, per rendere l’economia ucraina “più competitiva”, il Paese dovrà attrarre manodopera straniera, per esempio abolendo i permessi di lavoro. “La maggior parte dei cittadini ucraini è insoddisfatta del livello salariale nel nostro Paese e cerca una vita migliore nei Paesi occidentali. C’è un esodo della manodopera – aveva spiegato in Mykhailo Tsymbalyuk, vicepresidente della Commissione –. È dunque necessario creare buone condizioni di lavoro per i cittadini di altri Paesi”. Vuol dire che presto in Ucraina sarà possibile assumere legalmente degli stranieri per stipendi da miseria e senza tutele. “La società ucraina è divisa, ma si sta riunendo nelle trincee – spera Leonid Stoikov, della Ong Iniziativa sindacale –. La popolazione sta aiutando a evacuare chi è minacciato dalle bombe, si raccolgono fondi per l’esercito e si organizzano aiuti umanitari. Queste persone chiederanno rispetto quando la guerra sarà finita”.

*Traduzione di Luana De Micco