Il commercio: dagli Usa alla Kedrion del dem Marcucci

La Commissione Europea considera il plasma un bene strategico, e in passato nazioni come la Romania si sono trovate a chiedere aiuto alla Nato per supplire alla carenza dei farmaci salvavita prodotti grazie al plasma. Raggiungere l’autosufficienza è un obiettivo importante, ma per alcuni Paesi come l’Italia è ancora un traguardo lontano. La superpotenza del […]

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La Commissione Europea considera il plasma un bene strategico, e in passato nazioni come la Romania si sono trovate a chiedere aiuto alla Nato per supplire alla carenza dei farmaci salvavita prodotti grazie al plasma. Raggiungere l’autosufficienza è un obiettivo importante, ma per alcuni Paesi come l’Italia è ancora un traguardo lontano. La superpotenza del plasma è l’America e la sua posizione dominante è guardata con preoccupazione da nazioni come la nostra, visto il potere contrattuale e di ricatto che la supremazia del plasma garantisce. Che succederebbe se domani un imprevedibile Donald Trump imponesse d’arbitrio prezzi esagerati per un bene che garantisce la produzione di farmaci salvavita?

In Italia la donazione di plasma è completamente gratuita, così come lo è nella maggioranza dei Paesi europei, Germania esclusa. Negli Stati Uniti, invece, è retribuita: un donatore riceve 40-50 dollari a donazione, ripetibile fino a due volte alla settimana. Non è difficile immaginare la massa di persone vulnerabili e a basso reddito che, per procurarsi poche centinaia di dollari al mese, vendono il loro plasma. Alla frontiera con il Messico, la processione è continua e nei centri di donazione all’interno del Paese i poveri sono la regola. Il risultato è una raccolta di plasma monstre, che rende gli Stati Uniti la superpotenza del plasma.

“Nel 2019 – spiega al Fatto Matthew Hotchko, presidente del Marketing Research Bureau, azienda americana che vende dati e previsioni sul mercato del sangue e del plasma – ho calcolato che gli Stati Uniti abbiano raccolto oltre 45 milioni di litri di plasma [sia da donazioni ordinarie di sangue, non retribuite, che da donazioni di solo plasma, pagate 40-50 dollari ciascuna, ndr]. Di questi, circa 300mila litri sono stati esportati direttamente per il frazionamento dalla Kedrion”. La Kedrion è una delle aziende leader del mercato (e di proprietà del senatore Pd Andrea Marcucci). Nei centri di raccolta della Kedrion, si usano le macchine della Haemonetics, diffussissime, come abbiamo raccontato, anche in Toscana.

“Il plasma – continua Matthew Hotchko – è un bene commerciale e anche molto redditizio, che le aziende possono vendere e comprare. Non è un bene gestito dai governi, è un affare di aziende private: vendono e comprano in decine di mercati nel mondo. Viene spedito in Italia congelato, nei container. Ciascuna unità di plasma viene congelata a meno trenta gradi centigradi e oltre e rimane a questa temperatura per tutto il trasporto, per aereo o per nave”.

Al contrario che in Italia, dove i donatori vengono monitorati solo fino a poco dopo la donazione e non all’uscita dall’ospedale, negli Stati Uniti la Food and Drug Administration (FDA) ha un sistema di raccolta dei dati di eventuali morti di donatori fino a due o a tre giorni dalla donazione del plasma. Secondo il nostro partner americano in questa inchiesta, il quotidiano Miami Herald, dal 2010 al 2017, il database della FDA ha registrato solo 5 casi di morte di donatori che si sono sottoposti ad aferesi con la macchina della Haemonetics PCS2. Il sistema della FDA non contiene alcuna informazione sulle cause dei decessi e non c’è alcuna informazione che li colleghi alla tecnologia Haemonetics. Dal 2017 ad oggi, però, risultano ben 35 morti di donatori che avevano donato con PCS2. Cosa può aver causato questa impennata dei casi? Secondo le dichiarazione della multinazione al Miami Herald, Haemonetics avrebbe semplicemente cambiato le sue policy di segnalazione dei decessi alla FDA.