|
USA VERSO IL BLOCCO DELLE ARMI NON SOLTANTO ALL’UCRAINA: COSÌ TRUMP SPINGE NATO E UE AGLI ACQUISTI DAGLI USA. Come abbiamo scritto oggi, gli Usa mettono in pausa gli invii militari annunciando una revisione della spesa: “Questa decisione è stata presa per mettere al primo posto gli interessi americani a seguito di una revisione del supporto militare e dell’assistenza della nostra nazione ad altri paesi in tutto il mondo del Dipartimento della Difesa”, ha detto la portavoce della Casa Bianca, Anna Kelly. Una decisione che, secondo Politico, avrebbe colto di sorpresa alcuni esponenti del Congresso e funzionari del Dipartimento di Stato. Ma pure una scelta che ha avuto conseguenze concrete e immediate in Ucraina: anche le armi statunitensi già arrivate in Polonia e dirette a Kiev sono state bloccate. Lo scrive il Wall Street Journal citando funzionari dell’amministrazione Trump e dello stesso Congresso. Secondo il quotidiano, le forniture bloccate in Polonia comprendono oltre due dozzine di missili PAC-3 Patriot, più di due dozzine di sistemi di difesa aerea Stinger, missili aria-terra Hellfire e oltre 90 missili aria-aria AIM destinati all’uso con i caccia F-16 dell’Ucraina. Il presidente americano starebbe valutando, in realtà, una stretta più ampia, per fare in modo che la Nato e l’Unione europea procedano all’acquisto degli armamenti dagli Usa: come leggerete sul Fatto di domani, il Pentagono sta esaminando quali Paesi ricevono armi dagli Stati Uniti. “Valutiamo sempre i quantitativi di nostre munizioni e dove le stiamo inviando. Non possiamo dare armi a tutti, in tutto il mondo”, ha affermato il portavoce del Pentagono, Sean Parnell. Oggi intanto Trump ha sentito al telefono Vladimir Putin, che gli ha ribadito la volontà di proseguire nel cammino dei negoziati senza però rinunciare ai propri obiettivi. Domani previsto il colloquio del capo della Casa Bianca con Volodymyr Zelensky.

GAZA, NUOVO RAID DI ISRAELE: OLTRE 90 MORTI. IL NUOVO RAPPORTO DI FRANCESCA ALBANESE: “ECCO LE AZIENDE CHE FANNO PROFITTI CONTRIBUENDO AL GENOCIDIO”. Almeno 94 persone sono state uccise da Israele dall’alba di oggi, tra cui 33 in cerca di aiuti presso i centri di assistenza della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf). Lo riferisce al Jazeera, secondo cui sarebbero oltre 300 le vittime palestinesi nelle ultime 48 ore. Stamattina la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, ha presentato al Consiglio Onu il report “From economy of occupation to economy of genocide”: lo studio si occupa di tutte le aziende, israeliane e non, che stanno traendo profitti dalla, appunto, “economia del genocidio”. Centrali, ovviamente sono quelle che producono armi. La statunitense Lockheed Martin fornisce a Israele i jet F-35, F-15, F-16, utilizzati per bersagliare Gaza con 85mila tonnellate di bombe; l’italiana Leonardo è fondamentale nel programma F-35; alcuni progetti per la costruzione di droni sono frutto addirittura di una collaborazione con il Mit di Boston, mentre la giapponese Fanuc fornisce a Israele macchinari e tecnologie per costruire i velivoli. Ma ci sono anche le aziende che servono a testare sul campo sistemi di sorveglianza, come Microsoft. L’“economia del genocidio”, o più in generale l’economia di guerra, sta facendo arricchire molti: come vedremo sul giornale di domani, anche in Italia ci sono piccole e medie imprese che si stanno già riconvertendo.

MIC, LA GUERRA TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA A COLPI DI DIMISSIONI: HA LASCIATO ANCHE IL DIRETTORE GENERALE BORRELLI. Domenica sera era toccato alla presidente di Cinecittà, Chiara Sbarigia, costretta alle dimissioni ufficialmente per “concentrarsi sull’audiovisivo”, ufficiosamente spinta a lasciare dal ministro Giuli, dopo lo scoop del Fatto sul suo sherpa (Fabio Longo, pure lui obbligato al ritiro). Mercoledì sera è toccato a Nicola Borrelli, il direttore generale del ministero della Cultura e gran cerimoniere dell’audiovisivo. Le ragioni non sono note, ma a far traboccare il vaso sarebbe stata la sua difesa nell’affaire Kaufmann, il presunto killer di Villa Pahmpilj che aveva ottenuto 860mila euro dal ministero per un film fantasma. “I documenti erano in regola”, aveva detto Borrelli. Non è bastato. In Procura ci sono 10 fascicoli per 200 milioni di euro finiti a pellicole sospette. Borrelli era approdato al ministero nel 2005 e dal 2009 era alla Direzione Cinema e Audiovisivo, dove è rimasto con tutti i governi fino a oggi. È stato lui, nel pieno della tempesta per il tax credit concesso troppo facilmente, a firmare il decreto direttoriale per tentare di fermare lo scandalo e le erogazioni. Troppo tardi, evidentemente. Sul Fatto di domani ricostruiremo la guerra che si sta consumando all’interno del ministero, che vede da un lato il ministro Giuli, dall’altro la sottosegretaria Lucia Borgonzoni.
LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE
Consulta, la disciplina sui Cpr “non rispetta la libertà personale”. Riconosciuto anche il “vuoto” lasciato dall’abolizione dell’abuso d’ufficio. Il trattenimento nei Centri di permanenza per i rimpatri implica un “assoggettamento fisico all’altrui potere”, incidente sulla libertà personale del migrante. Lo ha stabilito la Consulta in una sentenza in cui, dichiarando inammissibile il ricorso del giudice di pace di Roma, sottolinea che la disciplina vigente sul trattenimento nei Cpr non rispetta la riserva di legge in materia di libertà personale, ma spetta al legislatore integrarla. La Corte è intervenuta anche sull’abolizione del reato di abuso d’ufficio, che ha lasciato “indubbi vuoti di tutela penale”.
Separazione delle carriere, il Senato approva l’articolo 2 della riforma. Questa mattina l’Aula di Palazzo Madama ha dato il via libera all’articolo 2 del ddl che divide i magistrati requirenti da quelli giudicanti, cuore della riforma della magistratura. Tutte respinte le proposte di modifica delle opposizioni.
Il calcio piange Diogo Jota, campione del Liverpool, morto in un incidente stradale. L’attaccante portoghese ha perso la vita la notte scorsa, mentre era a bordo di una Lamborghini su una strada nella provincia spagnola di Zamora. Accanto a lui, il fratello André, deceduto anch’egli. Secondo una prima ipotesi, a causare l’incidente potrebbe essere stato lo scoppio di uno pneumatico durante un sorpasso: l’auto è uscita di strada e ha preso fuoco. Jota si era sposato dieci giorni fa ed era padre di tre bambini.
|