Per visualizzare nel browser clicca qui
il Fatto Quotidiano
5 Giugno 2025
Il fatto di domani
La giornata in cinque minuti

ARMI ITALIANE VENDUTE A ISRAELE: LA BUGIA DEL GOVERNO MELONI. Droni, radar e componenti per uso bellico, non è vero quanto ci ha raccontato finora il governo: abbiamo continuato a vendere armi a Israele anche dopo l’attacco del 7 ottobre e la successiva guerra di Tel Aviv a Gaza. Lo rivela un’analisi delle esportazioni italiane elaborata dall’Istituto Iriad di Archivio Disarmo e costruita incrociando i dati del Sipri, dell’Istat e della Relazione del governo sull’export di armamenti. Lo scorso anno l’Italia ha autorizzato, come testimoniano i dati Coeweb (portale dell’Istat per le statistiche sul commercio estero), esportazioni di “armi, munizioni e loro parti e accessori per circa 5,8 milioni di euro, solo l’11% dei quali classificati. Il resto avviene “senza dettaglio pubblico”. E le vendite sono proseguite anche nei primi mesi del 2025. Sul Fatto di domani vedremo nel dettaglio di quali armi si tratta. Per fortuna c’è chi mantiene la schiena dritta: stamattina i portuali marsigliesi di Fos-sur-Mer si sono rifiutati stamattina di caricare il container di armi francesi, 14 tonnellate di materiale militare, pezzi di ricambio per mitragliatrici, prodotti dalla Eurolinks per la Israel Military Industries, ritenendo che sarebbero utilizzate “per continuare il massacro della popolazione palestinese”. Continueremo anche a seguire il fronte italiano che prepara la manifestazione di sabato contro la mattanza a Gaza. C’è grande preoccupazione, soprattutto tra una parte dei dem, in merito ai partecipanti: si teme la presenza di voci critiche, molto critiche nei confronti di Israele.


UCRAINA, CROSETTO: “ESERCITO RUSSO CRESCE DA 400 MILA A 1 MILIONE 600 MILA SOLDATI”. NATO E GERMANIA SERRANO I RANGHI, MERZ: “DIVENTEREMO L’ESERCITO PIù FORTE D’EUROPA”. La pace in Ucraina ancora non si vede all’orizzonte. Anzi, dall’Europa giungono commenti preoccupati per le scelte della Russia e iniziative volte unicamente al riarmo. Guido Crosetto – a margine della riunione dei ministri della Difesa Nato a Bruxelles – punta il dito sulla crescita dell’esercito di Putin, con i militari che saliranno “da 400mila a un milione e seicentomila”, mentre le riserve “arriveranno a 5 milioni”. Se l’obiettivo fosse la pace con Kiev – si chiede Crosetto – perché tanti soldati? Ma anche la Nato, specularmente, serra i ranghi, si riarma e si prepara alla guerra. Friedrich Merz, in un briefing con la stampa prima del suo incontro alla Casa Bianca con il presidente degli Stati Uniti, è stato chiaro: “Vogliamo diventare l’esercito convenzionale più forte d’Europa”, ha annunciato il cancelliere tedesco. Anche la Gran Bretagna punta sulla Difesa, con Keir Starmer pronto a ricevere lunedì a Londra il segretario generale della Nato Mark Rutte. Sul riarmo, il primo ministro britannico si è impegnato ad aumentare la spesa fino al 3% del Pil tra il 2030 e il 2034. Rutte ha già indicato il 3,5%, Trump punta al 5%. Intanto, secondo Unicef Ucraina, nel Paese oltre 2.700 bambini sono stati uccisi o feriti dal febbraio 2022. Ma i raid non si fermano. Nella serata e nella notte di ieri l’esercito russo ha lanciato un attacco missilistico su Kharkiv, puntando con i droni grattacieli residenziali. Bilancio: 13 feriti. Sul Fatto di domani vi racconteremo a che punto siamo nelle trattative sulla guerra in Ucraina.


REFERENDUM, DOMENICA E LUNEDÌ SI APRONO LE URNE: 5 QUESITI SU LAVORO E LICENZIAMENTI, PRECARIETÀ, APPALTI E CITTADINANZA. CON LA VITTORIA DE SÌ, 1,4 MILIONI DI NUOVI ITALIANI. L’8 e il 9 giugno si aprono le urne dei 5 quesiti referendari. Domenica si vota dalle 7 alle 23, lunedì dalle 7 alle 15. Quattro quesiti, promossi dalla Cgil, riguardano la disciplina del lavoro. L’ultimo è sulla cittadinanza, promosso da un Comitato che include centinaia di associazioni, presieduto da Riccardo Magi, Sonny Olumati e Deepika Salhan. Il primo quesito è sul contratto di lavoro a tutele crescenti introdotto dal Jobs act: nelle imprese con più di 15 dipendenti, oggi il lavoratore licenziato illegittimamente non ha diritto al reintegro. Che sarebbe possibile con l’abrogazione di questa disposizione. Il secondo quesito riguarda i licenziamenti nelle piccole imprese: se l’allontanamento dal posto di lavoro è illegittimo, ora il risarcimento non può superare le sei mensilità. L’asticella potrà essere superata con la vittoria dei Sì al referendum. Il terzo quesito tocca i precari: il referendum mira a reintrodurre l’obbligo di causale specifica per i contratti di lavoro inferiore a 12 mesi, dando più tutele ai lavoratori. Il quarto è per la sicurezza sul lavoro lungo la catena dei subappalti. Il quinto quesito, infine, riguarda il diritto diritto di cittadinanza degli stranieri: con la vittoria dei Sì i tempi si dimezzerebbero, da 10 a 5 anni di residenza in Italia. Risultato: 1,4 milioni di nuovi italiani, secondo Svimez. Sul Fatto di domani leggerete un approfondimento sulla tornata referendaria. Ieri vi abbiamo raccontato l’aspettativa della sinistra: l’asticella è fissata al 40% degli elettori, ma per vincere serve il quorum del 50% +1.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Torna libero Giovanni Brusca: azionò il telecomando della strage di Capaci. Sono terminati a fine maggio i 4 anni di libertà vigilata imposti dalla magistratura di sorveglianza al boss di San Giuseppe Jato, che si è macchiato di decine di omicidi e che, dopo l’arresto e dopo un primo falso pentimento, decise di collaborare con la giustizia. In tutto ha scontato 25 anni di carcere. Continuerà a vivere lontano dalla Sicilia sotto falsa identità e resterà sottoposto al programma di protezione.

Corruzione a Lecce, chiesti i domiciliari per l’assessore regionale allo sviluppo economico. Alessandro Delli Noci, pupillo del governatore Emiliano, è accusato di associazione a delinquere e corruzione: al centro dell’inchiesta, pacchetti di voti per le amministrative in cambio di favori nell’indirizzare gli investimenti nel settore turistico-ricettivo di lusso. Undici in tutto le misure cautelari richieste dalla Procura di Lecce.

Donna si lancia dal 5° piano in fiamme, porta di casa chiusa dall’esterno: il compagno convocato in questura. “Urla lancinanti”, la richiesta di aiuto e poi il lancio nel vuoto. Sueli Leal Barbosa, 48 anni, è morta questa notte precipitando dal suo appartamento che andava a fuoco, a Milano. La porta per uscire di casa era chiusa dall’esterno, mentre l’incendio coninvolgeva altri 12 appartementi del condominio. Il compagno della donna è stato portato in questura. I condomini hanno riferito agli inquirenti di frequenti liti nella coppia. “Era molto ossessivo. Quando lei usciva con le amiche, continuava a chiamarla”, ha raccontato un amico della donna.

Scopri l'offerta
Per disiscriverti da questa newsletter clicca qui