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IL CASO ALMASRI DIVENTA UNO SCONTRO TRA GOVERNO E MAGISTRATI. MALAN (FdI): “STOP ALL’OBBLIGATORIETÀ DELL’AZIONE PENALE”. POI CHIARISCE: “MI RIFERIVO AL SOLO ‘ATTO DOVUTO’ DI LO VOI”. La scarcerazione del generale libico Almasri da parte dell’Italia, dopo l’arresto su indicazione della Corte penale internazionale, si è trasformata in uno scontro tra governo e magistratura. Il procuratore capo di Roma, Lo Voi, è divenuto bersaglio del centrodestra per aver firmato un avviso di garanzia anche per la premier Giorgia Meloni. Oggi a SkY Tg24, il capogruppo al Senato di Fratelli d’Italia, Lucio Malan ha affermato che l’obbligatorietà dell’azione penale dovrebbe essere eliminata nell’ambito della riforma della Giustizia, provvedimento già contestato dalle toghe. In serata Malan ha voluto puntualizzare: “Non esiste alcuna volontà da parte di Fratelli d’Italia e del centrodestra di limitare la libertà della magistratura, men che mai di assoggettarla al controllo del governo o più in generale della politica. Sarebbe bastato ascoltare le mie parole durante una trasmissione televisiva di questa mattina: mi sono riferito esclusivamente al presunto ‘atto dovuto’ compiuto dal procuratore Lo Voi, citando la legge Cartabia che ha chiarito ulteriormente che non c’è obbligo di iscrivere nel registro degli indagati chiunque venga accusato in una denuncia”. Il caso Almasri ha portato al massimo il malcontento tra governo e magistrati, tanto che, come pubblicato oggi sul Fatto, al Csm, su input dei laici del centrodestra è stato sollecitata l’apertura di una pratica in Prima commissione (quella che si occupa delle incompatibilità dei magistrati) contro il procuratore Lo Voi “al fine di eventuali profili disciplinari”. Sul Fatto di domani leggerete le ultime novità sul caso Almasri e sulle ricadute rispetto al mondo dell’informazione. Dopo la difesa di Meloni da parte di Bruno Vespa sulla Rai, il giornalista è stato criticato da Movimento 5 Stelle e Usigrai. “Con tutto il rispetto, invece che denunciarmi alla Vigilanza Rai chiedano chiarimenti al Copasir”, ha replicato Vespa.

LAVORO, SCHIAFFO DELL’ISTAT A MELONI: UN DIPENDENTE SU DUE CON IL CONTRATTO COLLETTIVO SCADUTO (E LO STIPENDIO EROSO DALL’INFLAZIONE). MA IL GOVERNO AFFOSSA ANCHE IL SALARIO MINIMO. Ieri lo schiaffo al governo sulla crescita economica: nulla nel quarto trimestre, 0,5% nel 2024 a dispetto dell’1% stimato dall’esecutivo. Oggi è arrivata l’altra sberla dell’Istat: i contratti collettivi già scaduti sono 28 (su 47) e coinvolgono circa 6,6 milioni di dipendenti, il 50,8% dell’intera categoria. Dunque un lavoratore fisso su due aderisce ad un contratto scaduto, con la paga erosa dall’inflazione. Già nel 2020, in Italia, le retribuzioni reali erano più basse rispetto a quelle del 1990. Poi è arrivata la pandemia, la guerra in Ucraina e i rincari energetici con l’esplosione dei prezzi, a far vacillare ancora il potere d’acquisto dei lavoratori. Eppure secondo Giorgia Meloni l’economia va a gonfie vele. Timidi segni di miglioramento si scorgono all’orizzonte: l’anno scorso l’indice delle retribuzioni orarie è cresciuto del 3,1% rispetto all’anno precedente. Aumenti superiori alla media caratterizzano il comparto industriale (+4,6%) e quello dei servizi privati (+3,4%). Gli aumenti più elevati riguardano il settore metalmeccanico (+6,4%), il legno carta e stampa (+5,3%) e gli alimentari (+5,1%); nessun incremento invece per edilizia. Troppo poco per bilanciare l’impennata dei prezzi, specie dei beni alimentari. Certo, l’anno scorso i rincari si sono fermati all’1% (rispetto al +5,7% del 2023). Ma l’inflazione di fondo e quella del “carrello della spesa” (calcolata sui beni di largo consumo delle famiglie) hanno segnato entrambe +2%. Risultato: i consumi delle famiglie sono crollati. Intanto, il governo piccona la proposta del salario minimo lanciata dalle opposizioni, con il pretesto di affidare la dinamica salariale proprio alla contrattazione collettiva. Anche sul fronte dell’occupazione giungono segnali negativi: a dicembre lieve calo di occupati, 4 mila in meno. Sul Fatto di domani vi racconteremo il crollo del potere d’acquisto e l’inerzia del governo.

GUERRA RUSSIA-UCRAINA, I SOLDATI NORDCOREANI LASCIANO IL FRONTE: SONO STATI DECIMATI. KIEV PRONTA AD ABBASSARE A 18 ANNI L’ETÀ DELL’ARRUOLAMENTO, MOSCA ACCUSA ZELENSKY DI “GENOCIDIO”. La guerra nell’Est, con l’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump, doveva finire subito: questo aveva promesso il tycoon, ma così ancora non è. Le fasi drammatiche si contano su entrambi i fronti. Il New York Times ha rivelato che su 11mila soldati nord coreani, che il dittatore Kim Yong-un aveva spedito all’alleato Putin, meno della metà ritorneranno in patria. Il resto è stato falcidiato in battaglia, perchè Mosca ha usato i nord coreani per lanciarli in prima linea negli scontri più cruenti. Il Cremlino smentisce questa circostanza e rilancia invece accuse a Kiev di “genocidio”. La motivazione è da ricercare nella volontà del presidente Zelensky di abbassare a 18 anni l’età dell’arruolamento, date le difficoltà di avere uomini da schierare nel Donbass, dove i russi continuano ad avanzare. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova ha dichiarato che “gli anglosassoni hanno chiesto al regime di Kiev” di varare la riforma e “l’Ucraina sta assistendo a un genocidio contro la sua stessa popolazione da parte di coloro che sono stati eletti dal popolo ucraino come leader”. Il riferimento, ovviamente, è al presidente Zelensky. Sul giornale di domani leggerete le ultime novità sulla guerra che a febbraio compirà tre anni.
LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE
Gaza, Hamas domani libererà altri tre ostaggi in cambio di 90 detenuti palestinesi. Nell’ambito della tregua concordata tra Hamas e Israele nella guerra scaturita dal massacro del 7 ottobre firmato dai palestinesi, domani sarà la volta di un ennesimo scambio. I miliziani hanno comunicato allo Stato ebraico che libereranno Yarden Bibas, Keith Siegel e Ofer Calderon; in cambio otterranno 90 detenuti palestinesi tra cui nove che stanno scontando l’ergastolo. Yarden Bibas è il capo della famiglia che fu smembrata il giorno del massacro: della moglie e dei due figli Kfir e Ariel di 2 e 5 anni, non si hanno più notizie.
Covid e scandalo mascherine, Domenico Arcuri assolto dal reato di abuso d’ufficio. Il Gup di Roma ha assolto l’ex commissario straordinario per l’emergenza sanitaria esplosa con la pandemia del 2020, perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato. La riforma Nordio, approvata il 10 luglio scorso, ha abrogato l’abuso d’ufficio. L’ex commissario era imputato nel processo sulle mascherine importate dalla Cina, la cui commessa avvenne all’inizio della pandemia nel marzo del 2020, con una fornitura da oltre 800 milioni di mascherine che secondo l’accusa costò alle casse dello Stato più di 1,2 miliardi di euro.
Sara Pedri, assolti dal gup l’ex primario e la sua vice dall’accusa di maltrattamenti. L’accusa aveva chiesto una pena di quattro anni, due mesi e venti giorni, per Saverio Tateo (ex primario del reparto di ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento) e la sua vice Liliana Mereu. I due erano accusati dei maltrattamenti ai danni di 21 tra medici, infermieri e ostetriche (di cui 10 si erano costituiti parte civile). Il procedimento era scaturito dalle indagini seguite alla scomparsa, il 4 marzo 2021, della ginecologa forlivese Sara Pedri.
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