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PERCEZIONE DELLA CORRUZIONE, L’ITALIA SI PIAZZA DIETRO AL RUANDA. BUSIA (ANAC): “BRUSCO SALTO INDIETRO, LE RIFORME RECENTI INDEBOLISCONO IL PAESE”. L’Italia si classifica al 52° posto nella classifica globale dell’indice di percezione della corruzione con 54 punti, due punti in meno rispetto al 2023. I dati sono stati diffusi da Transparency International. Al primo posto in classifica, per il settimo anno consecutivo, c’è la Danimarca, seguono Finlandia con 88 punti e Singapore (84). La Germania si classifica al 15° posto con 75 punti, il Regno Unito al 20° con 71, la Francia si attesta al 25° posto con 67, la Spagna al 46°. Agli ultimi posti in classifica si collocano il Sud Sudan (8), la Somalia (9), il Venezuela (10), la Siria (12), la Libia (13), l’Eritrea (13), lo Yemen (13) e la Guinea Equatoriale (13). Il presidente dell’Associazione nazionale anti corruzione (Anac), Giuseppe Busia, commenta così: “Il passaggio dalla 42esima alla 52esima posizione nella classifica globale dell’indice di Transparency International segna per l’Italia un brusco salto indietro, estremamente preoccupante”. “Purtroppo – prosegue Busia – pesano alcune scelte recenti, quali l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, che ha lasciato aperti diversi vuoti di tutela, o l’innalzamento delle soglie per gli affidamenti diretti di servizi e forniture fino a 140mila euro, che oltre a ridurre la trasparenza, rischia di far lievitare la spesa pubblica”. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari sulla posizione dell’Italia in rapporto anche alle scelte del governo Meloni.

ALMASRI, NORDIO INVOCA DIALOGO E COLLABORAZIONE CON LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE. L’ANM DIFENDE LO VOI: “VITTIMA DI UN’AGGRESSIONE MEDIATICA”. LE OPPOSIZIONI PRESENTANO UNA MOZIONE DI SFIDUCIA. Carlo Nordio offre un ramoscello d’ulivo alla Corte penale internazionale, dopo l’apertura dell’inchiesta sul governo italiano per la scarcerazione del generale libico. Intanto, le opposizioni hanno annunciato una mozione di sfiducia contro il Guardasigilli. Il ministro della Giustizia è accusato dalla Corte dell’Aia di aver violato il Trattato di Roma, insieme a Meloni, Piantedosi e Mantovano. Ma il Guardasigilli prova a mediare, invitando alla riflessione sulle regole per eseguire i mandati d’arresto, con lo scopo di evitare nuovi dissidi e favorire la collaborazione. Secondo la Corte, le forze di polizia possono subito eseguire il mandato. Per Nordio e il governo, invece, il documento dovrebbe prima arrivare al ministro, che lo invia alla procura di Roma e infine giunge alla Corte d’appello. In questo modo, i sospettati avrebbero tutto il tempo di fuggire. Per il caso Almasri è finito nel ciclone il procuratore di Roma Francesco Lo Voi. Le destre lo accusano di aver messo sotto indagine il governo per ragioni pretestuose. In realtà è colpevole di un atto obbligato: aver trasmesso il fascicolo al tribunale dei ministri informando l’esecutivo, dopo la denuncia dell’avvocato ed ex sottosegretario Luigi Li Gotti. L’Anm è intervenuta per difendere la toga, vittima “di un’ingiustificata e gratuita aggressione mediatica”. L’organo di rappresentanza dei magistrati ha criticato anche i laici del Csm in quota centrodestra: dopo l’esposto dei Dis (Dipartimento delle informazione per la sicurezza) contro Lo Voi, i consiglieri hanno chiesto il trasferimento del procuratore per incompatibilità ambientale. Il magistrato romano aveva depositato un report riservato nel fascicolo d’indagine consegnato agli avvocati di due giornalisti del Domani, indagati per rivelazione di segreto. Tutto nasce da un esposto del capo di Gabinetto di palazzo Chigi, Gaetano Caputi. Sul Fatto di domani, nuove rivelazioni sul caso Almasri, in un effetto domino che arriva fino ai servizi segreti.

GAZA, TRUMP MINACCIA HAMAS: “SABATO LIBERI GLI OSTAGGI O SCOPPIERÀ L’INFERNO”. NETANYAHU LO SEGUE: “SARÀ GUERRA”. GLI ISLAMISTI: “GLI ACCORDI SI RSPETTINO DA ENTRAMBE LE PARTI”. UCCISO NELLA STRISCIA IL PIÙ ANZIANO DEI PRIGIONIERI. L’annuncio di Hamas di posticipare la liberazione – prevista sabato prossimo – di alcuni ostaggi israeliani catturati durante il massacro del 7 ottobre, ha spinto il presidente americano Donald Trump ad intervenire: se i palestinesi non si atterranno all’accordo sulla tregua, ed anzi, non libereranno tutti gli ostaggi entro sabato a mezzogiorno “si scatenerà l’inferno”. Il capo della Casa Bianca ha poi aggiunto che si tratta di una dichiarazione a titolo personale, e sarà Israele a decidere cosa fare. Il premier Netanyahu in serata ha fatto una dichiarazione ufficiale: se sabato gli islamisti non libereranno gli ostaggi “sarà guerra”. Hamas dal suo canto ricorda che gli accordi “vanno rispettati da entrambe le parti” e che “il linguaggio delle minacce non ha alcun valore e complica solo le cose”. Gli islamisti sostengono che sono giunti alla decisione di posticipare la liberazione degli ostaggi per rimarcare che Israele ritarda l’ingresso degli sfollati e quello degli aiuti. A proposito degli ostaggi, i media israeliani raccontano che le speranze per la famiglia di Shlomo Mantzur, 86 anni, si sono infrante: il suo corpo senza vita si trova nella Striscia ed è probabile che l’anziano sia stato ammazzato proprio il 7 ottobre, dopo il rapimento. Sul giornale di domani troverete altri particolari sulle tensioni in Medio Oriente e sulla strategia della Casa Bianca.
LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE
Palermo, 181 mandati d’arresto: colpita Cosa Nostra. La Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha disposto 181 ordini di custodia per 181 persone, accusate di essere affiliate ai vari “mandamenti” del capoluogo siciliano e della provincia. L’inchiesta, durata due anni e condotta dai carabinieri con il coordinamento del procuratore Maurizio de Lucia e della procuratrice aggiunta Marzia Sabella, ha svelato l’organigramma delle principali famiglie, gli affari dei clan – tra estorsioni, traffico di droga, e rapporti con la ndrangheta – e l’ennesimo tentativo di Cosa nostra di ricostituire la Cupola provinciale. I boss cercavano di tutelare le loro conversazioni utilizzando telefoni criptati.
Zelensky: “Al tavolo delle trattative con la Russia offriremmo uno scambio di territori”. Il presidente ucraino è pronto mettere sul piatto di un’eventuale trattativa con Putin i territori occupati nel Kursk, dopo l’offensiva nei confini russi lanciata sei mesi fa. “Scambieremo un territorio con un altro”, ha dichiarato Zelensky in un’intervista al Guardian, aggiungendo di non sapere quale parte del territorio occupato dalla Russia l’Ucraina avrebbe chiesto in cambio. “Non lo so, vedremo – ha detto il presidente – Ma tutti i nostri territori sono importanti, non c’è una priorità”.
Salva Milano, il fact checking sulle dichiarazioni di Beppe Sala. Ieri il sindaco di Milano era in tv, su La7 ospite di Lilli Gruber, disertando il consiglio comunale. L’aula ha discusso e votato il cosiddetto Salva Milano, il provvedimento per bloccare le inchieste della magistratura sullo sviluppo urbanistico del capoluogo lombardo, in barba alle regole vigenti. Il consiglio ha approvato la misura ma la maggioranza di centrosinistra si è spaccata. Intanto, Sala si vantava il suo “gradimento al 48%”, il “30% in più di vigili urbani”, mentre difendeva il Salva Milano “perché ci sono una serie di dirigenti comunali con avvisi di garanzia per aver applicato le regole”.
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