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il Fatto Quotidiano
10 Maggio 2025
Il fatto di domani
La giornata in cinque minuti

PAPA PREVOST: “IL MIO NOME? LEONE XIII AFFRONTÒ LA QUESTIONE SOCIALE, OGGI LA SFIDA È L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE”. LA PRIMA USCITA DEL PONTEFICE A GENAZZANO. Dopo le ipotesi e i retroscena giornalistici, Papa Leone XIV dichiara pubblicamente le ragioni dietro la scelta del suo nome: “Papa Leone XIII, con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro”. Parole di Robert Francis Prevost, il successore di Bergoglio, durante l’incontro di oggi con i cardinali. Leone XIV ha annunciato di voler seguire le orme di Papa Francesco, “con il suo stile di piena dedizione nel servizio e sobria essenzialità nella vita”: “Raccogliamo questa preziosa eredità e riprendiamo il cammino”, ha annunciato il nuovo pontefice. Prevost può contare sul sostegno dei porporati del conclave: “Ha avuto molto più di 100 voti”, secondo il cardinale del Madagascar Désiré Tsarahazana. Come abbiamo ricostruito sul Fatto di oggi, Leone XIV era in testa già alla prima votazione, mentre il favorito Pietro Parolin non sarebbe mai stato in lizza. In una lettera al Giornale di Vicenza, la sua città, il cardinale veneto ha parlato per la prima volta dopo i conclave: la “‘tifoseria’ dei vicentini in mio favore (umanamente comprensibile, penso)”, “alla fine va superata secondo una logica diversa, di fede e di Chiesa”. Intanto, Leone XIV si è recato a sorpresa alla Basilica Santuario della Madonna del buon Consiglio a Genazzano (Roma). Sul Fatto di domani, nuovi retroscena sull’elezione e le grane del pontefice.


UCRAINA, A KIEV ARRIVANO I “VOLENTEROSI” MACRON”, STARMER E MERZ: “TREGUA DI 30 GIORNI, SE PUTIN RIFIUTA ALTRE SANZIONI”. CREMLINO: “STOP ARMI PER ZELENSKY”. Una tregua di 30 giorni in Ucraina per avviare colloqui diretti tra Putin e Zelensky. È la richiesta al Cremlino formulata dai leader europei in visita oggi a Kiev: il presidente francese Emmanuel macron, il cancelliere tedesco Christian Merz, il premier britannico Keir starmer (i leader del gruppo dei “volenterosi”), insieme al primo ministro polacco Donald Tusk . “Continueremo ad aumentare il nostro sostegno all’Ucraina finché la Russia non accetterà un cessate il fuoco duraturo, aumenteremo la pressione sulla macchina da guerra” di Mosca, hanno aggiunto i 4 leader. Subito è arrivata la replica da Mosca del portavoce Dmitry Peskov, per dettare le condizioni del Cremlino: in primis, stop all’invio di armi occidentali, altrimenti la tregua sarebbe un “vantaggio per l’Ucraina” in un momento in cui “le truppe russe stanno avanzando… con una certa sicurezza”. In ogni caso, secondo Peskov, Kiev “non è pronta per negoziati immediati”. Anche Donald Trump sostiene la tregua di 30 giorni e Zelensky – dopo le liti iniziali – sarebbe pronto ad attuarla. L’Ucraina, con il ministro degli esteri Andrii Sibiha, si è detta pronta allo stop dei combattimenti “già da lunedì. Se la Russia acconsentirà e sarà garantito un monitoraggio efficace, un cessate il fuoco duraturo e misure volte a rafforzare la fiducia potranno aprire la strada a negoziati di pace”. Se Mosca rifiuterà, al contrario, Europa e Usa sarebbero pronti ad inasprire le sanzioni contro la Federazione. Giorgia Meloni ha partecipato all’incontro da Roma, in videoconferenza. Sul Fatto di domani vi racconteremo il vertice dei volenterosi, la diplomazia in Ucraina e la strategia di palazzo Chigi, in bilico tra il sostegno a Zelensky e il dialogo con Trump.


“NO AL RIARMO IN EUROPA, STOP ALLE BOMBE SU GAZA”: A ROMA PROTESTANO I MOVIMENTO PER LA PACE. APPUNTAMENTO ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL 21 GIUGNO. Contro il piano di riarmo europeo hanno manifestato circa 400 persone, stamane nella piazza del Pantheon a Roma. L’iniziativa “Stop RearmEu” è solo il primo passo, in vista della mobilitazione nazionale del 21 giugno, quando a l’Aja si riuniranno i Paesi della Nato. Alla protesta odierna hanno aderito più di 800 sigle in 18 Stati Ue: in Italia 250 tra movimenti, sindacati, partiti, associazioni studentesche, dalla Rete Pace e Disarmo alla Cgil fino a M5S e Avs. Uniti nel rivendicare lo “stop alle politiche bellicisti dell’Italia e di altri Paesi europei”. Dalla piazza si è levata forte la richiesta dello stop ai bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza. “Ci sono tante realtà nella nostra manifestazione, dal diritto alla casa alla tutela dell’ambiente – ha detto Elena Mazzoni della Rete numeri pari e Transform! Italia – Perché la guerra e la sua economia impattano su diversi fattori che diamo per scontati e che non sono solo pacifismo stretto”. “Questo è solo l’inizio – spiega alla piazza Raffaella Bolini, dell’Arci – in poco più di un mese siamo a mille adesioni a livello europeo: organizzazioni, gruppi, comitati, fondazioni. Che non avevano bisogno di questa campagna, perché sono già tutte in movimento, ma hanno deciso di unirsi. Dobbiamo costruire un movimento popolare contro il riarmo, il genocidio, le guerre. La piazza – ricorda – è aperta a tutti, lavoriamo su ciò che ci unisce e non su ciò che ci divide”. Sul Fatto di domani vi racconteremo la piazza e i movimenti per la pace.


LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE

Jerusalem Post: “Trump pronto a riconoscere lo Stato di Palestina”. Attesa per il viaggio nel Golfo. Il 14 maggio il presidente Usa parteciperà al vertice coi Paesi del Golfo. In quell’occasione, secondo una fonte diplomatica del giornale israeliano Jerusalem Post, Trump emetterà una dichiarazione riguardante lo Stato di Palestina e il suo riconoscimento da parte degli Stati Uniti, e che ci sarà la creazione di uno Stato palestinese “senza la presenza di Hamas”.

Femminicida in permesso di lavoro accoltella un collega a Milano, sparita anche una dipendente. È caccia all’uomo. Stava scontando una condanna definitiva per femminicidio, il 35enne di origini napoletane ricercato per l’accoltellamento di un collega di 51 anni anni. L’aggressione è avvenuta davanti all’hotel Berna di Milano, in via Napo Torriani, dove entrambi lavoravano. L’uomo in fuga, nel 2016 aveva sgozzato una 23enne prostituta tunisina in un albergo di Castel Volturno, nel Casertano. Dopo un periodo di latitanza era stato arrestato in Germania nel 2018. Il 35enne si trovava fuori dal carcere per un permesso lavorativo diurno, ma ieri pomeriggio non si era presentato sul posto di lavoro e aveva anche violato l’obbligo di rientro nel carcere di Bollate. Al Berna era impiegato alla reception, mentre la vittima, italiano di origini egiziane, nella stessa struttura ricettiva faceva il barman e si trova ora ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Niguarda.

India-Pakistan, l’annuncio di Trump: “Raggiunto accordo per un immediato cessate il fuoco”. “Dopo una lunga notte di colloqui mediati dagli Stati Uniti, sono felice di annunciare che India e Pakistan hanno raggiunto un accordo per un pieno e immediato cessate il fuoco. Congratulazioni a entrambi i Paesi per il loro buon senso e grande intelligenza”. È l’annuncio di Donald Trump sul profilo X. Trump rivendica il merito della mediazione Usa mentre entrambi i Paesi stanno negoziando con Washington su questioni economiche. Ieri il Pakistan ha ottenuto dal Fondo Monetario Internazionale l’estensione di un prestito vitale del valore di miliardi di dollari e gli Stati Uniti hanno un ruolo cruciale nel prendere tali decisioni. L’India invece sta negoziando un accordo commerciale con la Casa Bianca dopo la minaccia del presidente Usa di imporre dazi punitivi.

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