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BAGARRE AL SENATO, MA IL DECRETO SICUREZZA È LEGGE. DALL’ACCATONAGGIO AI RAVE, COSA PREVEDE. Con 109 favorevoli, 69 contrari e un astenuto l’Aula di Palazzo Madama ha dato il via libera alla conversione in legge del decreto Sicurezza, su cui il governo aveva posto la fiducia. Sui banchi dell’esecutivo erano presenti il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e quello per gli Affari regionali, Roberto Calderoli. In mattinata è andata in scena la protesta delle opposizioni: i senatori di Pd, M5s e Avs si sono seduti per terra davanti ai membri del governo. Addirittura si è sfiorata la rissa quando il presidente della commissione Affari Costituzionali, Alberto Balboni (FdI) ha esclamato: “Capisco che siete per la dottrina Salis, capisco che siate dalla parte della criminalità organizzata o con i mafiosi, anziché con la povera gente. Voi siete quelli che andavate in carcere a trovare i terroristi e i mafiosi”. La seduta è stata sospesa ed è stata convocata la capigruppo. “Abbiamo protestato per la vergognosa gestione del decreto sicurezza e la sudditanza della maggioranza verso il governo: siamo al 93esimo voto di fiducia, hanno battuto tutti i record delle ultime 5 legislature”, ha poi spiegato al termine della capigruppo il presidente dei senatori Pd, Francesco Boccia. “Cosa ha spinto il governo a ricorrere con urgenza a un decreto legge che sostituisse il precedente ddl? Grandi evasori, colletti bianchi che commettono reati economici o i casi di corruzione seriale e molecolare che da Bolzano a Palermo infestano il Paese? No, secondo il governo il pericolo per la nazione sono i lavoratori licenziati, gli ecoattivisti, i detenuti e altre persone che protestano in maniera non violenta contro lo stato attuale delle cose”: lo ha detto il senatore M5s Roberto Scarpinato durante le dichiarazioni di voto. Sul Fatto di domani vedremo meglio cos’è accaduto in Aula e nel dettaglio quali sono le nuove misure contenute nel decreto.

GAZA, GIORNATA SENZA AIUTI MA CON MOLTI MORTI. BOOM DELL’EXPORT DI ARMI DA ISRAELE: NEL 2024 INCASSATI 14.795 MILIARDI DI DOLLARI. Oggi 26, ieri 95 e 440 feriti: non si ferma la mattanza israeliana. “Gaza è diventata un vero e proprio inferno sulla Terra”, le parole della presidente del comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr), Mirjana Spoljaric Egger, intervistata dalla Bbc. Causa dello sdegno internazionale è anche la gestione degli aiuti. La Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), citata dal Times of Israel, ha annunciato stamattina che i suoi siti di distribuzione non sarebbero operativi per permettere di svolgere le attività logistiche necessarie ad accogliere un maggior numero di persone. In questo modo, è stato spiegato, l’esercito israeliano (Idf) avrebbe avuto anche il tempo di preparare percorsi di accesso più sicuri ai siti, prima della ripresa – domani – delle operazioni. E quindi ai palestinesi è stato addirittura vietato avvicinarsi ai siti di distribuzione degli aiuti: “Queste vie sono considerate zone di combattimento”, ha detto un portavoce dell’Idf. Questa notte (dalle 22 ora italiana) si discute all’Onu una risoluzione che chiede “un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente, rispettato da tutte le parti”. Vedremo se gli Usa porranno il veto. C’è, poi, il fronte italiano in vista della manifestazione di sabato a Roma. Non mancano le preoccupazioni relative alla sicurezza del corteo. Di certo c’è qualcuno che si arricchisce grazie all’offensiva su Gaza: il ministero israeliano della Difesa ha reso noto che l’esportazione di missili, razzi e sistemi di difesa aerea ha raggiunto un nuovo record, rappresentando il 48% del volume totale degli accordi di export, rispetto al 36% del 2023. In crescita anche le esportazioni di satelliti e sistemi spaziali (8%). Oltre il 50% degli accordi è stato concluso con paesi europei, riferisce Tel Aviv. Sul giornale di domani, oltre alle ultime dalla Striscia, leggerete un’intervista all’ex premier israeliano Olmert.

IN VIGORE I DAZI USA AL 50% SU ACCIAIO E ALLUMINIO. VON DER LEYEN AL FIANCO DI TRUMP SU NUOVE SANZIONI A CHI IMPORTA GAS E PETROLIO RUSSI. Sono entrati in vigore alle 6 ore italiane i dazi del 50% decisi dall’amministrazione Trump sulle importazioni di acciaio e alluminio. Ieri il presidente americano aveva firmato l’ordine esecutivo. L’imposta è raddoppiata la scorsa settimana proprio mentre sono in corso trattative con Cina e Unione europea per cercare di definire degli accordi commerciali. Gli Usa importano circa il 17% dell’acciaio che utilizzano, principalmente da Canada e Messico ma anche dall’Unione europea. “Ho avuto una discussione produttiva e costruttiva con il rappresentante per il Commercio Usa, Jamieson Greer, a margine della riunione ministeriale del Commercio dell’Ocse (a Parigi). Stiamo procedendo nella giusta direzione, al ritmo giusto, e restiamo in stretto contatto per mantenere lo slancio”, ha dichiarato il commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic. Sul giornale di domani vedremo come l’Ue risponderà alla nuova misura statunitense. Il Regno Unito è stato al momento risparmiato dall’ordine esecutivo di Trump: il Paese è impegnato – ha spiegato il segretario al Commercio britannico, Jonathan Reynolds, durante un punto stampa a Bruxelles – “nell’attuazione dell’accordo” con gli Stati Uniti “sui dazi settoriali che riguarda l’acciaio e l’alluminio, ma anche altri settori critici come l’automotive e l’aerospaziale. Resta necessario ridurre l’attuale 25% fino ad arrivare di fatto allo zero” tramite la clausola della nazione più favorita (Mfn) prevista dal Wto. Su un fronte, piuttosto, Ursula von der Leyen si mostra unita a Donald Trump: l’Ue è pronta ad allinearsi nel caso Washington decida di imporre, come nuove misure contro la Russia, dazi al 500% ai Paesi che acquistano petrolio e gas russo e altri prodotti. “Se gli americani decidono di imporre sanzioni, il 500% sarà incluso nel 18° ciclo di sanzioni dell’Ue”, ha spiegato la numero dell’esecutivo europeo al podcast dell’edizione tedesca di Politico. Poco dopo è arrivata una parziale correzione: un funzionario della Commissione europea ha specificato che von der Leyen non si riferiva all‘inclusione dei dazi del 500 percento nel 18° pacchetto di sanzioni dell’Ue, ma ha sottolineato che l’Ue ha altri strumenti a sua disposizione.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Ucraina, scambio di prigionieri nel fine settimana. Zelensky: “Disposto a incontrare Putin in qualunque momento”. Il presidente ucraino ha annunciato che uno scambio di prigionieri con la Russia si terrà nel fine settimana, 7 e 8 giugno, e che Kiev prevede il ritorno di 500 suoi soldati. Zelensky si è detto pronto a incontrare il leader del Cremlino, il presidente americano Trump e quello turco Erdogan “in qualsiasi momento”, ma – ha proseguito –“continuare a colloqui col formato di Istanbul non ha senso”. “Il regime di Kiev, già illegittimo, sta degenerando in un’organizzazione terroristica”, la risposta di Putin.
In fiamme la facoltà di Agraria dell’Università di Viterbo, evacuati gli edifici circostanti. Il rogo è divampato poco dopo le 10 dal tetto dell’edificio dove erano in corso dei lavori di ristrutturazione. Ad andare a fuoco anche sostanze chimiche di laboratorio e plastica: nell’area si è formata una densa colonna di fumo visibile a chilometri di distanza e il Comune ha invitato i cittadini a “tenere chiuse tutte le finestre nel raggio di un chilometro”.
Afragola, i funerali di Martina Carbonaro. Il cardinale Battaglia: “Basta giustificazioni”. “Stanate dentro di voi quei pensieri distorti riguardo all’amore, guardate in faccia le vostre ferite e difficoltà, liberatevi dall’idea del possesso, imparate a gestire la frustrazione, chiedete aiuto quando dinanzi a un no la rabbia vi divora, ve ne prego, lasciatevi aiutare in questo”. Lo ha detto don Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, nel corso dell’omelia dei funerali di Martina Carbonaro, la 14enne uccisa dal suo ex, Alessio Tucci, 18 anni, che ha confessato il femminicidio.
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