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CASO ALMASRI, IL TRIBUNALE DEI MINISTRI PRESENTA DENUNCIA PER “RIVELAZIONE DI ATTI SEGRETI”. SCHLEIN (PD): “IL MINISTRO NORDIO DIREBBE QUALSIASI COSA PER NON ASSUMERSI LE PROPRIE RESPONSABILITÀ”. Il caso Almasri – funzionario di polizia libico arrestato in Italia a giugno su mandato della Corte penale internazionale e poi rimpatriato con tante scuse – si arricchisce di nuovi capitoli. Il Tribunale dei ministri ha presentato una denuncia per la divulgazione di atti coperti da segreto, in seguito agli articoli apparsi sui media. Gli atti sono “custoditi nella cancelleria della Corte d’assise all’interno di un armadio cassaforte, salvi i passaggi procedurali previsti dalle leggi costituzionali” e “nessun provvedimento conclusivo è stato ancora emesso” sull’indagine. Il Tribunale ha concesso a Giulia Bongiorno, in qualità di avvocato difensore dei quattro indagati – la premier Giorgia Meloni, il sottosegretario Alfredo Mantovano, i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio – di visionare gli atti dell’indagine. La stessa concessione la chiede Francesco Romeo, l’avvocato di Lam Magok Biel Ruei, vittima e testimone delle torture di Almasri. La polemica politica non si esaurisce. La segretaria dem Elly Schlein ha dichiarato: “Il ministro Nordio direbbe qualunque cosa in questo momento pur di evitare di assumersi le proprie responsabilità”. Secondo Schlein, Nordio aveva saputo in tempi ragionevoli dell’arresto e avrebbe potuto evitare “che fosse liberato e che su iniziativa del Governo fosse rimandato in Libia con un volo di Stato per continuare a torturare”. Sul Fatto di domani potrete leggere ulteriori approfondimenti sul caso che scuote il governo Meloni.

GUERRA RUSSIA-UCRAINA, MOSCA CONTRARIA ALLA PRESENZA DI UN CONTINGENTE EUROPEO DOPO LA FINE DEL CONFLITTO. TRUMP: “LUNEDÌ CI SARÀ UNA DICHIARAZIONE IMPORTANTE”. Non piace a Mosca l’idea di Francia e Gran Bretagna, di raccogliere un contingente europeo da schierare a protezione dell’Ucraina una volta che sarà concluso il conflitto. A confermarlo è il portavoce del Cremlino, Peskov (qui tutti gli aggiornamenti): “Lo schieramento di contingenti militari stranieri sul territorio ucraino vicino alle nostre frontiere è per noi inaccettabile”. Ieri, il segretario di Stato Usa, Rubio, aveva incontrato il ministro russo Lavrov, affermando che Mosca aveva portato una nuova idea per giungere ad una conclusione della guerra. Peskov è tornato anche su questo punto, ma non ha voluto fornire dettagli. Il presidente americano Trump con il suo stile annuncia che potrebbero esserci novità lunedì prossimo. Per quanto riguarda le nuove forniture di armi all’Ucraina, la Casa Bianca ha trovato, secondo il media Axios, un modo per aggirare le critiche della Russia. La vendita di armamenti è diretta agli alleati Nato e sono poi loro a fornirle a Kiev. “Non stiamo mandando armi all’Ucraina – ha detto un funzionario – ma all’Alleanza, che poi decide cosa farne”. Sul giornale di domani leggerete altre notizie sul conflitto nell’Est – l’inviato speciale Usa, Keith Kellogg, ha annunciato che da lunedì 14 luglio sarà in Ucraina e resterà per una settimana – e sul tema del costo bellico: come ha confermato Trump, le armi americane inviate “saranno pagate dalla Nato al 100%”.

GAZA, L’ONU DENUNCIA: “798 UCCISIONI VICINO AI PUNTI DI DISTRIBUZIONE DEGLI AIUTI GESTITI SIA DA GHF CHE DA ALTRI GRUPPI”. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha registrato almeno 798 uccisioni sia presso i punti di soccorso gestiti dal Ghf, sostenuto dagli Stati Uniti e da Israele, che vicino ai convogli umanitari gestiti da altri gruppi di soccorso, tra cui le stesse Nazioni Unite. “Fino al 7 luglio abbiamo registrato 798 uccisioni, di cui 615 nelle vicinanze dei siti della Gaza Humanitarian Foundation e 183 presumibilmente lungo il percorso dei convogli di aiuti”, ha detto ai giornalisti a Ginevra la portavoce dell’OHCHR, Ravina Shamdasani. Su questo tema, l’esercito israeliano ha dichiarato di aver impartito nuove istruzioni per evitare che i civili finiscano in mezzo al fuoco dei soldati quando si avvicinano ai punti di soccorso. Per quanto riguarda una possibile tregua, il premier israeliano Netanyahu è tornato dalla sua visita di quattro giorni negli Usa, senza fare annunci. I colloqui indiretti proseguono a Doha, in Qatar: Hamas accusa Netanyahu di fare di tutto per non giungere al cessate-il-fuoco, il governo israeliano punta il dito sulle richieste dei fondamentalisti che rispetto al piano americano – 60 giorni di tregua e rilascio di un certo numero di ostaggi tra vivi e morti – pone difficoltà, specialmente sulla gestione futura della Striscia. Sul giornale di domani potrete approfondire la questione mediorientale con articoli e interviste.
LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE
Grecia, approvato l’emendamento che blocca le richieste d’asilo dei migranti illegali del Nord Africa. La misura è passata con 177 voti a favore; viene sospesa “ la presentazione delle domande di asilo da persone che entrano illegalmente nel Paese con qualsiasi mezzo di trasporto marittimo proveniente dal Nord Africa”. Il provvedimento durerà tre mesi. Il primo ministro, Kyriakos Mitsotakis, ha detto che l’emendamento è necessario dato “l’improvviso aumento (del numero) di arrivi irregolari via mare”.
Il PKK abbandona la lotta armata e si scioglie, soddisfatta la Turchia. Circa trenta militanti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) hanno distrutto le loro armi in una caverna tra le montagne nei pressi di Sulaymaniyya, nel Kurdistan iracheno, in una cerimonia simbolica che sancisce l’abbandono della lotta armata e il disarmo da parte del gruppo che ha dichiarato anche lo scioglimento. La decisione è giunta nei mesi scorsi; nessuna notizia ancora di una possibile liberazione del leader Abdullah Ocalan, imprigionato dal 1999. Soddisfatto il presidente turco Erdogan, secondo cui quello di oggi è stato un passo determinante nella lotta al terrorismo.
India, inchiesta sul Boeing precipitato (270 morti): escluso un guasto, i motori furono spenti. L’inchiesta sull’incidente di Air India, che il mese scorso ha causato 270 morti, si sta concentrando sulle azioni dei piloti del jet. Il Wall Street Journal anticipa alcuni dati: i risultati preliminari indicano che gli interruttori che controllavano il flusso di carburante ai due motori sono stati spenti poco dopo il decollo, non è chiaro se intenzionalmente o in maniera accidentale.
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