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il Fatto Quotidiano
12 Gennaio 2021
Fatto for future

Prosegue l’appuntamento con la Newsletter Fatto For Future. Questa settimana, oltre alla consueta rubrica di Luca Mercalli, ci occuperemo di uno dei polmoni verdi più importanti del pianeta, la foresta del Tongass finita nel mirino di Trump. Il professore di management Iraldo ci spiega cos’è cambiato nell’approccio green delle imprese. Poi l’invito della Lav a modificare le abitudini alimentari per salvare il pianeta, mentre Fridays For Future Italia ci parla di una originale iniziativa per cambiare l’approccio alla montagna. Per finire la consueta rassegna stampa internazionale.

Buona lettura.


Tongass, la foresta intatta più grande del Mondo minacciata dalla sete di Trump

di Michela AG Iaccarino

In Alaska sanno che se proteggi la natura, la natura ti protegge: tribù indigene, ong ambientaliste e associazioni di piccoli imprenditori hanno deciso di combattere insieme e opporsi in tribunale per salvare la foresta Tongass. Unica per estensione e biodiversità, zona intatta più grande rimasta sul pianeta terra, la Tongass è anche la maggiore foresta nazionale d’America posta sotto tutela. Rimane anche la più estesa zona pluviale più vicina all’equatore della crosta terrestre. È talmente vasta che supera, per dimensioni, alcuni Stati americani, come il West Virginia. Tra i suoi corsi d’acqua cristallini e torrenti, abeti giganti, fiordi glaciali e valli, abitano lupi e cervi, 30mila orsi bruni e gli stormi più numerosi di aquile testa bianca (il video).

Salvaguardata dai primi anni 2000, amministrazione Clinton, è rimasta vergine da interventi umani grazie alla Roadless rule, letteralmente “regola senza strada”, adottata in seguito ad una consultazione collettiva che ha coinvolto quasi un milione di cittadini locali, indigeni e non, che si sono dichiarati favorevoli alla protezione della peculiare area.

(continua a leggere)


Il libro

Ecomafia 2020
Le storie e i numeri della criminalità ambientale
a cura di Osservatorio nazionale ambiente e legalità (Edizioni ambiente, pp.256, euro 22)

“Ecomafia”, il termine coniato da Legambiente nel 1994, non ne vuole sapere di diventare obsoleto. Anzi. Secondo la Direzione Investigativa Antimafia, i crimini contro l’ambiente sono ormai una grande calamità nazionale. Ce n’è abbastanza per riproporre anche nel 2020 il lavoro puntuale di documentazione di questi fenomeni che Legambiente realizza ogni anno. Luoghi, nomi, rotte e “fatturati” dei clan coinvolti nel traffico illegale di rifiuti, nell’abusivismo edilizio e negli altri settori in cui l’ecomafia prospera. Nel rapporto 2020 emergono in particolare due temi: i traffici internazionali di rifiuti, sempre più ramificati e intensi e, per quanto riguarda l’Italia, l’incredibile escalation negli incendi agli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti. Una vera e propria “guerra al riciclo” i cui mandanti, motivazioni e attori definiscono una trama che, se non fosse reale, sarebbe quella di un romanzo noir. L’attività di ricerca di Legambiente e la mole di dati forniti dalle Forze dell’Ordine svolgono un compito insostituibile di informazione, che solo in Ecomafia 2020 diviene accessibile a tutti.

Autori: L’Osservatorio nazionale ambiente e legalità (Onal), svolge attività di ricerca, analisi e denuncia sul fenomeno delle ecomafie. Redige ogni anno il rapporto Ecomafia, nonché documenti e dossier su temi specifici, come l’abusivismo edilizio, i traffici di rifiuti, i mercati illegali nella globalizzazione. L’ufficio si occupa inoltre di raccogliere e verificare, attraverso la rete dei circoli Legambiente e gli enti preposti al controllo del territorio, le segnalazioni che provengono dai cittadini. Parte integrante dell’Osservatorio è il Centro di azione giuridica (Ceag), la rete nazionale di avvocati che si occupa delle questioni legali e delle vertenze giudiziarie promosse dall’associazione.


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