Se, dopo un anno di carcere preventivo, l’ex deputato Nicola Cosentino è obbligato agli arresti domiciliari lontano dal suo territorio (Casal di Principe e Caserta) e dalla sua regione (Campania), è bene domandarsi il motivo di tanto rigore. Sono i giudici che si accaniscono impunemente per rendergli la vita atroce, oppure la figura di questo ex parlamentare continua, malgrado la documentata circostanza di una vita vissuta al di là e contro la legge, ad esercitare un’influenza ancora notevole nell’apparato pubblico e istituzionale?

La realtà è più potente di ogni parola.E i fatti dicono che in suo nome, forse in sua vece e chissà se anche per suo conto, si è riorganizzato un ceto politico che aveva bisogno di un simbolo e un’area in cui spendere i voti, le simpatie quando non le connessioni.

I cosentiniani irriducibili (l’onorevole Vincenzo D’Anna è un illustre fan) hanno trovato, nella zattera costruita da Denis Verdini, il mezzo di trasporto adeguato a resistere alle rapide, cambiare sponda del fiume e ritrovarsi – da eterni impuniti – sempre nelle vicinanze del potere. Oggi non fa più notizia, non desta stupore né dibattito – eccezion fatta per qualche grido d’allarme della minoranza del Pd – che i cosentiniani siano stati ingaggiati nel centrosinistra, dopo che altrove hanno goduto i frutti della sciagurata pratica politica di cui sono stati protagonisti.

A Napoli, la candidata del Pd, Valeria Valente, ha dovuto addirittura apparentarsi con la lista Ala dentro la quale figurano i testimoni di una stagione triste per la città e la Regione. Quel simbolo, quei volti, quei nomi hanno un dante causa che sembra vivere e lottare insieme a loro: Nicola Cosentino, da oggi agli arresti domiciliari nella villa di famiglia a Venafro.

Aggiornato da redazione web il 2 giugno alle 10.00. Erroneamente è stata pubblicata una foto che non ritraeva Nicola Cosentino, ce ne scusiamo con i lettori.

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