Inchiesta sull’appaltone

Tutti renziani al ballo Consip. “L’altro big aveva Verdini”

Se Romeo (tre lotti) puntava sull’amico di Tiziano Renzi, per i pm Cofely (quattro) contava sul senatore: sponsor centralizzati per la centrale unica degli acquisti pubblici

21 Febbraio 2017

C’era la pulizia dei palazzi del potere nel mirino delle imprese più importanti d’Italia, ognuna spalleggiata da uno sponsor vicino alla politica. Il nome nuovo che emerge dall’indagine Consip è quello di Denis Verdini. L’ex coordinatore del Pdl e fondatore di Ala non è indagato ma – secondo le ipotesi degli investigatori – spingeva per Cofely, la società francese che poi si è ritrovata prima in graduatoria per quattro lotti del mega appalto da 2,7 miliardi, quello del cosiddetto facility management 4, bandito dalla Consip nel 2014, in piena era Renzi. L’appalto non è ancora stato assegnato ma la commissione di gara della società pubblica ha già stabilito i punteggi. I primi, a meno di sorprese, dovrebbero aggiudicarsi la pulizia, la manutenzione e i servizi relativi a tutti gli uffici pubblici e le università d’Italia. Alla fine su 18 lotti (4 dei quali accessori), Cofely Italia potrebbe aggiudicarsi quindi tre lotti principali su 14 più un lotto accessorio su 4. I lotti ordinari sono quelli che danno diritto all’aggiudicatario di siglare per due anni le convenzioni con lo Stato mentre il vincitore dei lotti accessori subentra solo dopo l’esaurimento del forfait previsto per il primo aggiudicatario.

Cofely, filiale del mega gruppo Engie (l’ex Gdf Suez, fatturato mondiale di 22 miliardi) si è classificata prima su tre lotti principali: il lotto 8 di Marche e Abruzzo e poi il 10 e l’11 che corrispondono agli uffici di Roma in centro e in periferia. Infine c’è il lotto accessorio da 105 milioni per subentrare al vincitore principale di Toscana, Lazio e poi in Marche e Abruzzo. In tutto fanno 585 milioni di euro. Cofely sarebbe seconda in assoluto dietro Romeo però sta per vincere ben 480 milioni derivanti dai lotti principali. Inoltre sta per mettere le mani sul pezzo più ambito della torta: il lotto 10 da 144 milioni che riguarda il Municipio 1 di Roma.

Qui si trovano i palazzi del potere e qui operava la Romeo Gestioni. Cofely, spalleggiata secondo alcuni testimoni da Denis Verdini, alla fine quindi l’ha spuntata sul terreno più ostico e fuori casa. Ad Alfredo Romeo che, come Il Fatto ha già raccontato, invece puntava su Carlo Russo e Tiziano Renzi per arrivare a condizionare l’amministratore delegato di Consip Luigi Marroni, sul lotto 10 di Roma centro è andata male.

Romeo però si è consolato con due lotti principali importanti, il lotto 3 della Lombardia e Emilia e quello 13 di Campania e Basilicata, per complessivi 429 milioni di euro più il lotto accessorio 18 per i 180 milioni delle convenzioni da stipulare dopo i vincitori principali in Toscana e Umbria. In tutto fanno 609 milioni di euro. In pratica Romeo appare il vincitore in assoluto ma è secondo se si tiene conto dei lotti che contano ed è stato sconfitto nella partita più importante del torneo a Roma.

Nel corso dell’indagine sulla Consip, aperta a Napoli dai pm Henry John Woodcock, Celeste Carrano ed Enrica Parascandolo, il Noe dei Carabinieri ha registrato numerosi colloqui di Russo e Romeo sulla gara Consip e anche su una gara di Grandi Stazioni che – precisa la società del gruppo Fs – non è però stata aggiudicata a Romeo come si è letto in questi giorni.

Romeo è indagato per la corruzione del funzionario della Consip Marco Gasparri per la messa a disposizione generica della funzione. L’imprenditore aveva messo a libro paga Carlo Russo, amico di famiglia di Tiziano Renzi e della moglie Laura Bovoli, padre e madre del leader del Pd.

La torta del Fm4 è enorme e proprio sulle pressioni politiche intervenute a favore delle imprese, non solo di Cofely e Romeo, stanno ora indagando i pm Paolo Ielo e Mario Palazzi. I pm romani che hanno ereditato l’inchiesta Consip per competenza territoriale nelle prossime settimane interrogheranno Tiziano Renzi, indagato con Carlo Russo per traffico di influenze illecite. Il difensore del padre dell’ex premier, Federico Bagattini, ha concordato una data più lontana con i pm e così l’interrogatorio potrebbe slittare da giovedì a marzo.

Intanto, a prescindere dall’esito del procedimento penale per Tiziano Renzi è inquietante lo scenario che emerge dalle indagini sulla prima stazione appaltante d’Italia. La Consip guidata da Luigi Marroni sovrintende a gare dalle quali risulta una spesa pubblica per un ammontare complessivo di circa 38 miliardi l’anno. Il circolo virtuoso della centralizzazione della spesa è uno dei cavalli di battaglia della propaganda di Matteo Renzi. I giornali hanno spesso lodato i vantaggi, che pure ci sono, dell’acquisto centralizzato delle siringhe. Dalle intercettazioni e dai pedinamenti del Noe dei carabinieri emerge però che alla centralizzazione degli acquisti sarebbe seguita una simmetrica e molto meno virtuosa centralizzazione delle clientele e delle pressioni politiche. Inoltre, nel caso di Romeo – secondo i pm – alla centralizzazione dell’acquisto a livello nazionale sarebbe seguita persino una centralizzazione dei faccendieri e delle mazzette.

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