L’intervista

“Non ho avuto un euro dal M5S e non sceglierò i nostri ministri”

Davide Casaleggio - Il figlio del fondatore: “Partito-azienda? Il Movimento non è né una cosa, né l’altra”

8 Aprile 2017

Oggi a Ivrea c’è Sum #01, il convegno organizzato dall’Associazione Gianroberto Casaleggio per ricordare il co-fondatore del Movimento 5 Stelle a un anno dalla scomparsa. Il figlio Davide Casaleggio ha accettato di rispondere ad alcune delle domande poste dal Fatto Quotidiano.

Perché avete scelto come tema “il futuro”?

“Sum #01 Capire il Futuro” ha questo tema per due motivi. Il futuro era uno degli argomenti preferiti di mio padre e con questo evento vogliamo costruire su questo pensiero. Il futuro è anche uno degli argomenti che non sono trattati dalla politica e che non entra nel dibattito pubblico. Le decisioni vengono prese pensando a un orizzonte temporale massimo di sei mesi e quasi sempre in ottica elettorale.

Che obiettivi ha il convegno?

“Sum #01 Capire il Futuro” ha proprio l’obiettivo di portare al centro del dibattito pubblico i temi del futuro del lavoro, della tecnologia, della scienza, dell’informazione, del potere e dell’uomo. Per le decisioni da prendere oggi, bisogna capire che cosa succederà domani. Per farlo abbiamo invitato all’Officina H dell’Olivetti a Ivrea scienziati, studiosi, magistrati, giornalisti, un astronauta, a raccontare la loro esperienza e a condividere la loro visione del futuro.

Che cosa la distingue da suo padre Gianroberto Casaleggio, nel suo impegno per il Movimento 5 Stelle?

Mio padre ha co-fondato il Movimento 5 Stelle assieme a Beppe Grillo. È una figura insostituibile. Io continuo a offrire gratuitamente il mio supporto all’organizzazione del Movimento 5 Stelle tramite l’Associazione Rousseau.

La piattaforma Rousseau sta funzionando?

Sta funzionando alla grande. Ora all’estero iniziano a capire la portata rivoluzionaria di quello che stiamo facendo con Rousseau. Venerdì ho partecipato a un incontro alla Luiss, organizzato dalla Stanford University, invitato dal professor Roberto D’Alimonte, durante il quale ci siamo confrontati con studiosi della democrazia diretta di tutto il mondo. Il Movimento 5 Stelle è un unicum mondiale: è normale che siano incuriositi. Su Rousseau abbiamo circa 140 mila iscritti certificati che partecipano attivamente alla scrittura e alla proposta delle leggi, alla stesura del programma e in autunno saranno chiamati a scegliere il nostro candidato premier. Su Lex Iscritti, che permette a tutti gli iscritti di proporre leggi da portare in Parlamento, da luglio a oggi sono state proposte, discusse e votate migliaia di proposte. Quattordici di queste hanno iniziato l’iter parlamentare. Non era mai accaduto e non sarebbe mai successo senza Rousseau.

Qualche ricerca dice che l’80 per cento degli italiani si forma un’opinione ancora con i media tradizionali, la tv, i giornali…

Internet non è ancora pienamente sviluppato in Italia. Questa è una lacuna da colmare. Nel nostro programma c’è il diritto all’accesso gratuito alla Rete per cittadinanza. Sia per eliminare un deficit di qualità dell’informazione, sia per permettere alle nostre aziende di sfruttare pienamente le opportunità del web.

Ha detto di non sentirsi un leader politico.

Mi sento un cittadino a disposizione della collettività. Come migliaia di italiani che vogliono contribuire allo sviluppo del Paese. Non abbiamo bisogno di leader. Abbiamo bisogno di strumenti che consentano ai cittadini di partecipare alle decisioni.

Matteo Renzi l’ha indicata come un “leader con cui dialogare”…

Ho già detto quello che penso dell’ex presidente del Consiglio: non è credibile chi promette di ritirarsi dalla politica se perde al referendum e poi non lo fa.

Lei sostiene che la democrazia occidentale è in crisi. Come pensate di dare un contributo al superamento di questa crisi epocale?

Creando strumenti per la partecipazione diretta delle persone alla cosa pubblica. È quello che stiamo facendo con Rousseau. Dai nostri dati risulta che le persone hanno una voglia incredibile di partecipare, ma non ci sono gli strumenti che glielo consentono. Norberto Bobbio nel suo libro Il futuro della democrazia, nel 1984 scriveva: “Nessuno può immaginare uno Stato che possa essere governato attraverso il continuo appello al popolo: tenendo conto delle leggi che vengono emanate nel nostro Paese all’incirca ogni anno si dovrebbe prevedere in media una chiamata al giorno. Salvo nella ipotesi per ora fantascientifica che ogni cittadino possa trasmettere il proprio voto a un cervello elettronico standosene comodamente a casa e schiacciando un bottone”. Oggi, a distanza di più di 30 anni, con Internet questo è possibile e con Rousseau lo stiamo già facendo.

La democrazia diretta che state sperimentando a volte mostra dei limiti: pochi votanti, difficoltà a scegliere “portavoce” e rappresentanti che siano puliti e anche capaci e competenti.

Quello che fa la differenza è il metodo. Nei partiti spesso i candidati sindaci e quelli al Parlamento sono scelti nelle stanze dei dirigenti. Nel Movimento 5 Stelle i candidati li scelgono gli iscritti. Nel 2014 eravamo 87 mila, oggi siamo 140 mila. Domani saremo molti di più. È solo questione di tempo.

Come si concilia la democrazia diretta con il ruolo di garante di Beppe Grillo? Chi vi critica dice che alla fine decide tutto lui.

Grillo è il garante. Non decide tutto lui. Interviene solo quando le sue prerogative lo richiedono. Oggi il Movimento ha oltre 2.200 eletti nelle istituzioni che sono stati liberamente scelti in Rete dagli iscritti. Grillo è intervenuto in meno dell’1 per cento dei casi. Quindi nel 99 per cento non è stato necessario. I giornalisti si concentrano su quell’unico caso.

Qual è il suo rapporto con Grillo?

Con Beppe ci vogliamo bene e ci sentiamo spesso.

Lei ritiene che il Movimento 5 Stelle sia pronto a governare, se vincerà le elezioni?

Certo. Se gli italiani ci affideranno questo compito, vuol dire che lo siamo. Il Movimento 5 Stelle presenterà la squadra di governo prima delle elezioni. I cittadini potranno scegliere se sostenere il nostro progetto o affidarsi di nuovo a chi ha trascinato l’Italia nella situazione in cui si trova oggi.

Con quale legge elettorale?

Con qualsiasi legge elettorale ci sarà. Il Movimento ha avanzato la proposta del Legalicum che va nella direzione indicata anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e che i portavoce 5 Stelle voterebbero anche domani. I partiti invece sono impegnati a fare mercato delle vacche nella speranza di fare una legge che impedisca la nascita di un governo 5 Stelle.

Il Movimento 5 Stelle nel caso di vittoria elettorale potrebbe fare alleanze con altre formazioni politiche o con eletti in altre formazioni?

L’alleato del Movimento 5 Stelle sono i cittadini. L’obbiettivo è raggiungere il 40 per cento.

Sceglierete per ruoli di governo personalità fuori dal Movimento? E come?

Non sarò io a definire incarichi di governo. Le posso dire che oggi stiamo lavorando sul programma partecipato on line. Compatibilmente con i tempi e le norme elettorali, attiveremo anche le parlamentarie e i metodi per presentare la squadra di governo.

Vi dicono che il Movimento 5 Stelle è un partito azienda. Che cosa risponde?

I partiti sono entità novecentesche che per vivere hanno bisogno di una quantità enorme di soldi. Le aziende hanno necessità di fare business, di fatturare, di fare soldi. Il Movimento 5 Stelle è senza soldi, quindi non è né un partito, né un’azienda.

La Casaleggio Associati che contributo dà al Movimento?

La Casaleggio Associati ha sviluppato Rousseau e l’ha regalato all’Associazione Rousseau che lo sta perfezionando per il Movimento 5 Stelle. La Casaleggio Associati è un’azienda che svolge attività di consulenza per i suoi clienti. Non ha mai ricevuto un euro dal Movimento 5 Stelle.

Resterà una figura chiave dei Cinquestelle o immagina un futuro in cui diventerà invisibile nel Movimento?

Continuerò a dare il mio contributo. Come ho sempre fatto.

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