L’inchiesta - L’Imt avvia un’istruttoria sul caso

Marianna Madia, il ministro ha mentito: non ha mai fatto la ricerca nella tesi

Il cuore del lavoro di dottorato è un esperimento condotto all’Università di Tilburg. Che dice: “Qui non l’abbiamo vista”

Di Laura Margottini
7 Aprile 2017

Marianna Madia non è mai stata nell’università olandese di Tilburg dove, stando a quanto dichiara nella sua tesi, avrebbe svolto la ricerca al centro del suo dottorato in Economia del lavoro. E ora l’Imt di Lucca, che ha conferito il titolo al ministro della Funzione pubblica nel 2008, ha deciso di aprire una “procedura istruttoria ufficiale sul caso”, come spiega al Fatto il direttore Pietro Pietrini. In casi simili all’estero l’esito dell’inchiesta universitaria ha portato alle dimissioni, come nel caso del ministro della Difesa tedesco Karl Theodor zu Guttenberg nel 2013.

Il mistero olandese

Nella tesi la Madia dichiara di aver trascorso un periodo come studente in visita a Tilburg nel 2008, per eseguire l’esperimento di economia comportamentale di cui parla nel capitolo 3 della tesi. “Marianna Madia non è mai stata studente in visita a Tilburg”, spiega però al Fatto Tineke Bennema, portavoce dell’Università di Tilburg. E aggiunge che “non troviamo nessuna presentazione o seminario dal titolo: Flexicurity pathways for Italy: Learning from Denmark”. Eppure, nella tesi, il ministro dichiara di aver tenuto, sempre nel 2008, quel seminario a Tilburg. Il titolo è lo stesso del capitolo 3 della tesi.

A fine 2008, Marianna Madia ha sostenuto l’esame di dottorato in Economia del lavoro alla Scuola di alti studi Imt di Lucca, dopo essere stata eletta in Parlamento in aprile, con il Pd. “La tesi di Marianna Madia è approvata”, si legge sul lavoro finale: ci sono i nomi di Fabio Pammolli, allora direttore di Imt e tutor della Madia, e Giorgio Rodano, supervisore della tesi. Pammolli e Rodano non hanno voluto rispondere alle domande del Fatto su quanto dichiarato da Tilburg.

La notizia si aggiunge a quanto già scoperto dal Fatto nei giorni scorsi: blocchi di frasi per oltre 4 mila parole senza virgolette e senza corretta attribuzione della fonte compaiono nella tesi del ministro identiche a quelle di altri autori. Queste frasi finiscono in alcune pubblicazioni successive, co-autorate dalla Madia e da una collega di dottorato a Imti, Caterina Giannetti. Il Cambridge Journal of Economics, che ha ospitato quei lavori, ha ora aperto un’indagine interna per sospetto plagio. Nel capitolo 2 della tesi del ministro, l’analisi della Madia è ripresa nella metodologia da altri autori senza correttamente citare la fonte. Alcune parti di quel capitolo si ritrovano nella tesi di dottorato di Caterina Giannetti, conseguito nello stesso anno a Imt (tutor Pammolli e supervisore Giampiero M. Gallo, oggi entrambi collaborano con il governo Gentiloni).

A Tilburg nel 2008, spiega la portavoce dell’università, c’erano Caterina Giannetti e Maria Bigoni, colleghe di dottorato della Madia a Imt. Le stesse che nel capitolo 3 della sua tesi, il ministro ringrazia per “avermi aiutato a condurre l’esperimento” a Tilburg, specifica in una nota. La portavoce dell’università olandese conferma la loro presenza, ma specifica che “gli esperimenti della Bigoni a Tilburg non hanno nulla a che vedere con quello che compare nel capitolo 3 della tesi del ministro”.

Chi ha condotto quindi quell’esperimento che dovrebbe spiegare come funziona la Flexicurity nel mercato del lavoro sottoponendo ai partecipanti, nel ruolo di aziende pronte ad assumere e di potenziali dipendenti, la scelta tra una serie di comportamenti? “Non mi pare di ricordare che Giannetti avesse condotto esperimenti a Tilburg”, dice al Fatto Hans Degreyse, oggi professore a Louvain, in Belgio. Nel 2008 anche Degreyse era a Tilburg. È stato revisore della tesi e commissario per l’esame di dottorato della Giannetti a Imt.

La firma della co-autrice appare e scompare

Il Fatto aveva già scoperto che il disegno e la metodologia di quell’esperimento “condotto a Tilburg” era stato in gran parte ripreso, parola per parola, da lavori scientifici di altri autori, senza virgolette e senza citare correttamente la fonte originale, se non in bibliografia. Non ci sono neppure informazioni su come e quando è stato condotto e con quanti partecipanti.

Sulla base delle informazioni finora raccolte dal Fatto, o l’esperimento di Tilburg di cui si parla nel capitolo 3 non è mai stato condotto o è stato eseguito da Caterina Giannetti. Quello stesso esperimento ricompare nel capitolo di un volume – Labour Markets at Crossroads, pubblicato nel 2012 dalla casa editrice Cambridge Scholars – firmato, questa volta, sia dalla Madia che dalla Giannetti. La Giannetti non ha mai voluto rispondere al Fatto.

Secondo dato importante: come il Fatto ha riscontrato, nella versione della tesi della Madia inviata ai revisori esterni il 25 agosto 2008, il capitolo 2 della tesi del ministro è firmato da Marianna Madia e Caterina Giannetti. Nella versione finale, pubblicata sul sito di Imt, il capitolo 2 è firmato solo dalla Madia. E nel capitolo 3 inviato ai revisori non c’è la parte riguardante l’esperimento condotto a Tilburg e i risultati conseguiti.

I commissari dell’epoca

“Imt dovrebbe procedere a una verifica interna, e lo dico anche a tutela di Marianna Madia, è nell’interesse di tutti sgombrare il campo da ogni dubbio”, dice oggi Davide Fiaschi, economista che insegna a Pisa, uno dei tre membri della commissione che nel 2008 ha esaminato la tesi. Concordano gli altri due: Carlo Cambini, professore di Economia al Politecnico di Torino, e Antonio Nicita, commissario dell’Agcom dal 2013. Nicita dice di aver incontrato la Madia per la prima volta il giorno dell’esame di dottorato, anche se in quegli anni hanno frequentato gli stessi ambienti della politica (oggi Nicita collabora con l’Arel di Enrico Letta dove all’epoca lavorava la Madia). Nicita conferma di aver avuto in quegli anni amicizie in comune con la Madia, come quella con Giulio Napolitano. Ma non ritiene che questo possa aver condizionato il suo giudizio sulla tesi.

“In Europa la commissione esaminatrice è esterna e ha più importanza che negli Usa. Pertanto è essenziale che ogni potenziale conflitto di interessi sia del tutto evitato”, spiega al Fatto Nicholas Steneck, direttore del centro di Etica e Integrità della Ricerca all’Università del Michigan.

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